Decifrare

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Ignis

Sospirai. Cal continuava a farneticare cose sulla frase di Lanis, io morivo dalla nausea, dalla fame, dal sonno...

«Pensa, chi ha cercato di ucciderci? Prigus non l'ha fatto, nonostante tutto. Chi l'ha fatto?»

«Caligo, basta. Ne ho le tasche piene. Non lo so... Non ce la faccio più».

«La signora Suxor?» Mi ignorò completamente.

«Ma certo, se la signora Suxor ha un libro dedicato al Tutum io sono un ragazzo».

«Non si sa mai...»

Deglutii.

Ero stanca, del tutto stanca.

Non ce la facevo più.

Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa il destino mi stesse facendo. Non sapevo se sarebbe andata bene.

Il mio unico sogno era ritornare a casa, e non ci sarei riuscita.

«Vuoi partecipare alla conversazione? Sto facendo tutto io».

«Oddio, Cal! Non lo so, non lo so, basta!»

«Sì, ma pensaci».

«Ma... io non lo so, ehm. I centauri?» Azzardai mentre sbadigliavo.

Mi grattai la fronte e continuai a camminare.

Avevo solo voglia di piangere.

Di correre via.

Di scappare e scomparire.

Avevo bisogno di andarmene, perché in quei giorni non mi sentivo più parte della mia famiglia, non mi sentivo più parte di me stessa...

Non mi sentivo più parte del Tutum.

Caligo si girò, mi guardò con una faccia da ebete.

Gli feci cenno di spiegare quello che gli succedeva.

«Hai ragione».

«Già, su cosa? Sul fatto che dovresti smetterla o sul fatto che sei pazzo?»

«Divertente, cretina».

«Ti ho detto di non dirlo!» Mi dava ai nervi.

Troppo.

Sapeva che odiavo le brutte parole, sapeva che odiavo la volgarità, le persone popolane, ma usava comunque quel linguaggio.

'Una persona degna di una rosa dai petali verdi non dovrebbe usare certe parole'.

«Comunque, intendo i centauri. Sono sicuramente i centauri».

«I centauri non volevano ucciderci, ci hanno slegati, lasciati andare. E poi non c'entrano nulla con il Tutum». Sbraitai, trascinando i piedi verso un destino indeterminato.

Sentivo le dita dei piedi atrofizzate, la lingua secca, la voce rauca e lo stomaco del tutto vuoto.

«Avevano nominato Prigus!»

«Questo non vuol dire che lo conoscano... poi sembra strano che si fidi dei centauri».

«Sono cattivi, hanno cercato di ucciderci avvelenandoci ed hanno nominato Prigus. Io non ho bisogno di altre prove». Confermò, girandosi e cambiando strada.

Avrei voluto controbattere, fargli capire che non ero per nulla d'accordo, ma non ne ero capace. Non ero capace di continuare a vivere.

Sopravvivevo e basta.

Rimasi ferma per alcuni minuti, vedendo Caligo allontanarsi.

Mi bruciavano gli occhi, avevo l'impulso di vomitare da ore ma non avevo nulla da espellere. Cominciai a camminare, a passi piccoli ma dolorosi.

Tutum: a kingdom in riskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora