Il piano

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Ignis

Non riuscivo a dormire. Non ci riuscivo mai, ma quella notte in particolare.

Sentivo di non essere abbastanza. Era tutto molto più grande di me. Chissà quanto tempo mancava e avrei dovuto fare quello che temevo di più: tornare, ma non mi volevano.

Salvarli, ma mi avevano cacciata.

E se non ci fossi riuscita? Tutti avrebbero confermato i loro pensieri: io ero semplicemente un'umana.

Niente di più.

Niente di diverso dalla signora Suxor né dal suo stupido figlio.

Niente di diverso da una ragazza borghese col pensiero fisso di trovare un marito da incastrare.

Niente di diverso da una ragazza normale.

Io non ero una ragazza normale. Nonostante lo sembrassi, non lo ero, lo sentivo dentro di me. Sentivo di essere diversa.

Ma, se i miei sentimenti si stessero sbagliando? Se io fossi stata comunque, nonostante tutto, nonostante il Tutum, una ragazza normale? Se tutto quello che avevo pensato, supposto, preveduto fosse stato sbagliato? Quella era la mia più grande paura.

Mi spaventava non essere abbastanza anormale, non essere abbastanza diversa per rendere mamma e papà fieri.

Non essere abbastanza per vivere nel Tutum con le creature tanto diverse da me.

Continuavo a rigirarmi sul tappeto, Caligo dormiva come un ghiro.

Odiavo come lui facesse tutto semplice, come Nalor fingeva di pensare che fossimo pronti. Non lo eravamo e lui lo sapeva.

Avevo accettato di chiederlo pensando che avrebbe rifiutato, un imprevedibile figlio di sua madre.

Chiusi gli occhi.

Ero arrabbiata con me stessa.

Arrabbiata perché, molto infondo, dentro di me, volevo tornare.

Perché, nonostante non stessi parlando ad alta voce, non volevo comunque dire le parolacce che mamma tanto mi vietava.

Perché, anche se mi convincevo del contrario, avevo una paura tremenda di fallire e non farcela. Perché non sarei mai stata all'altezza dei Munetici nati come tali, di quelli degni di vivere nel Tutum, di quelli che dovevano abbassarsi ber guardarmi dal basso verso l'alto, e un po' mi dava fastidio l'essere bassa anche per essere un'umana.

Perché, nonostante i libri e Nalor dicessero il contrario, sapevo che sarei sempre stata inferiore alle creature del Tutum.

Ero arrabbiata perché stavo crescendo, perché stavo cambiando, tutto stava cambiando. Perché cominciavo a pretendere troppo da me stessa.

Perché, anche avendo la stessa età di Caligo, lui certe cose non le pensava, mentre io passavo notti insonni ad analizzarle. Passavo le notti a riflettere su ogni minimo dettaglio, a pianificare cose che non sarebbero mai andate come speravo, ma ogni tanto ci credevo che sarebbe andato tutto come volevo... non succedeva mai, però.

Ero arrabbiata perché tutto quello che stavo affrontando lo stavo affrontando davvero, e mi dava fastidio. Io non volevo, non volevo lottare.

Volevo nascere e vivere, proprio come erano nati e vissuti i miei genitori.

Non volevo nascere e vivere come la signora Suxor, ma non avevo avuto scelta.

E mi dava fastidio.

Perché ero fuori posto, perché, nonostante dentro fossi una Munetica, fuori ero una semplice ragazza, anche un po' in carne stando a quanto mangiavo, bassa.

Tutum: a kingdom in riskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora