«Mi sono vergognato di me stesso
quando ho capito che la vita è una
festa in maschera, e ho partecipato
con la mia vera faccia».
-Franz Kafka🎀
Il fine settimana è arrivato più velocemente del previsto. Con il trascorrere dei giorni il via vai dei servitori si faceva sempre più frequente, per allestire al meglio il gala. Papà ha insistito per far in modo che si potessero fare delle donazioni, così anche da guadagnarci qualche soldino; per cercare di compensare le uscite causate dall'organizzazione dell'evento. Dopo molte discussioni con mamma è riuscito a vincere questa battaglia ma lei, per ripicca, ha speso più soldi possibili solo per infastidire il marito come se quei soldi fossero nostri e non provenissero dalle tasse dei cittadini e, di conseguenza, sarebbero dovuti essere investiti in beni comuni.
Devo dire che l'ora del tè, questa settimana, è stata quasi piacevole: mamma non faceva altro che chiedermi consigli sui preparativi e, stranamente, ha ascoltato tutti i miei suggerimenti; alcuni li ha persino attuati. Raramente l'ho vista così felice di pianificare questo genere di feste.
Abbiamo atteso che arrivassero tutti gli invitati e, come di consuetudine, ci siamo fatti attendere un bel po' per poi fare la nostra entrata a effetto. Mio padre non ha perso tempo con i convenevoli, ha inizio un lungo discorso di benvenuto, ha ringraziato tutti di aver partecipato a tale evento e poi ha continuato parlando di politica e facendo qualche battuta infelice a cui, i cittadini, hanno riso.
Io e mio fratello, ai lati dei nostri genitori e un po' più indietro rispetto a loro, abbiamo aspettato pazientemente che nostro padre finisse l'estenuante discorso di apertura; non immagino quanto sarà lungo quello di chiusura.
Riesco a sfuggire allo sguardo attento dei miei genitori, troppo impegnati a conversare con alcuni duchi e marchesi, e mi mischio tra gli ospiti; nella speranza di trovare qualcuno di interessante con cui chiacchierare.
Riesco a intercettare lo sguardo di un cameriere con un vassoio su cui vi sono dei calici di champagne. Ne agguanto uno per poi trovare un angolino appartato accanto a una finestra. Riesco a berne qualche sorso prima di sentirmi chiamare.
«Principessa!» voltandomi, riesco a riconoscere un viso familiare che mi si avvicina sorridente. Purtroppo, non riesco proprio a ricordarne il nome.
«Buonasera principessa, forse non vi ricordate di me. Lasciate che mi presenti nuovamente sono il marchese Walter, Dominic Walter, ci siamo incontrati un paio di volte, una di queste è stata durante l'inaugurazione dell'orfanotrofio di Sherwood; avvenuta ormai due anni fa.»
«Oh sì, ora rammento: se non vado errando, voi eravate uno dei tanti donatori che avevano contribuito alla costruzione e apertura della struttura» Dominic si allunga per prendere un calice dal vassoio di un cameriere.
«Esattamente Sua Altezza e contribuisco tutt'oggi. Direi di fare un brindisi in onore dell'istituto, con la speranza che quei bambini abbiano un futuro migliore.»
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La principessa Tatiana
Chick-LitTatiana ha un bisogno disperato di sentirsi libera, di sfuggire ai suoi noiosi doveri a palazzo ma con una madre così severa è difficile poter fare ciò che si vuole, anche se si è una principessa. Tatiana ama stare in mezzo alla natura, osservare g...