Tatiana ha un bisogno disperato di sentirsi libera, di sfuggire ai suoi noiosi doveri a palazzo ma con una madre così severa è difficile poter fare ciò che si vuole, anche se si è una principessa.
Tatiana ama stare in mezzo alla natura, osservare g...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Si chiama empatia quando tu piangi ed io affogo perché il tuo pianto lo sento dentro. -Anonimo
🎀
Quando torno al castello, sono pensierosa per come starà Jonah quando si sveglierà e mi odio per averlo dovuto lasciare; però sono felice di essere riuscita a vederlo.
Faccio appena in tempo a togliermi il cappotto quando incontro Brodie che mi viene incontro a passo svelto: «Si può sapere dov'eri finita? Ti ho cercata ovunque!»
Sto per rispondergli quando cambia idea: «Non importa, mettiti il cappotto, dobbiamo uscire. Alla mamma ci ho già pensato io» mi supera frettolosamente. Faccio come mi ha detto e lo seguo perplessa fuori dalle mura dove c'è ancora accostata la macchina che mi ha riportata a casa con Gideon alla guida.
Brodie gli sta dicendo di lasciarci la macchina, nel frattempo si sistema il colletto del cappotto. Non glielo sta chiedendo gentilmente, come sarebbe solito fare, glielo sta proprio ordinando. Gideon lo scruta attonito, poi i suoi occhi superano Brodie e inquadrano la mia figura come a volersi accertare che sia tutto apposto. Gli sorrido gentilmente, sperando di poter compensare l'atteggiamento di mio fratello e deve funzionare perché Gideon smette di farsi domande per eseguire l'ordine che gli è stato impartito. Mi soffermo a osservare mio fratello: i suoi gesti sono sbrigatevi, i suoi modi si avvicinano alla maleducazione, le sue espressioni sono infastidite e nervose; tutto ciò non gli appartiene. Chiaramente c'è qualcosa che non va.
«Tatiana sali in macchina, dobbiamo andare» non si volta nemmeno, me lo dice sgarbatamente, come se si fosse dimenticato che sta parlando con sua sorella e non con uno dei nostri domestici.
«Cos'è successo?» gli domando restando ferma sul posto.
«Te lo spiego nel tragitto, ora sali» apre la portiera, pronto a entrare nella vettura.
«Puoi calmarti e dirmi dove dobbiamo andare così in fretta?»
«CRISTO SANTO TATIANA!» impreca girandosi verso di me, degnandomi della sua completa attenzione. I suoi occhi esprimono alla perfezione la rabbia e il nervoso che stanno animando il suo corpo. Stringe i pugni, uno lungo il fianco e l'altro che se la prende con la portiera: «Per una santa volta puoi fare come ti dico e salire in macchina senza fare domande come una bambina?! Puoi farcela da sola o devo pensarci io?!» mi urla contro tutta la frustrazione, non frena nulla: non una parola, non vacilla, non rimangia niente. Mi guarda truce e potrei giurare di vederlo tremare dalla rabbia. Non mi ha mai parlato così, non mi ha mai urlato contro in tal modo, non se lo sarebbe mai permesso. Anche Gideon, che se ne stava andando, si ferma a metà a strada e si volta a guardarci. Lo vedo che è pronto a raggiungerci nel caso la situazione degenerasse: non permetterebbe a nessuno, neppure a mio fratello, di torcermi un capello. Perciò, mi mordo la lingua e faccio come mi ha intimato Brodie.