𝑳'𝒖𝒐𝒎𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂?

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Bisogna essere coraggiosi eanche un po' folli per aprireil cuore e donarlo a qualcuno

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Bisogna essere coraggiosi e
anche un po' folli per aprire
il cuore e donarlo a qualcuno.
-Charles Bukowski

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Per pranzo c'è qualcosa di semplice: una bella bistecca di tacchino accompagnata da dell'insalata e un erbazzone di spinaci. Sono abituata ad avere una tavola imbandita degli alimenti più pregiati, provenienti da ogni parte del mondo ma a casa Lowy la parola d'ordine sembra essere una: semplicità. Tale stile di vita viene rispettato alla perfezione dal padrone di casa che, tuttavia, vive in una residenza di cui si può dire tutto tranne che è semplice.

Anche essendo abituata a vivere in un castello decisamente più grande di questa casa, questa villa resta, ai miei occhi, enorme.

Il tavolo della sala da pranzo non è lungo come il nostro, ha molte sedie; almeno una dozzina. Eppure, nonostante le numerose sedute, sediamo l'uno accanto all'altra, il padrone di casa rigorosamente a capotavola con il tovagliolo intorno al collo.

Mangia tranquillamente, fa bocconi grandi e si riempie le guance come se fosse uno scoiattolo che si riempie le guance con le ghiande. Mangia con gusto, si vede dalle espressioni che fa che apprezza tutto ciò che mette in bocca. Quando lui è già a metà pranzo, io ho appena iniziato a mangiare i microscopici pezzettini di bistecca perché, come vuole l'etichetta, non sta bene fare bocconi grandi. Ho sentito così tante volte mia madre ripetermi queste regole che ormai la sua voce mi risuona nella testa ogni volta.

«Voi fate sempre bocconi così piccoli?» mi domanda Jonah a tal proposito, indicando con la forchetta il mio piatto.

«Così esige l'etichetta...e mia madre che sembra l'incarnazione dell'etichetta» mi lascio andare con uno sbuffo. Mi rendo conto solo dopo averlo pensato ad alta voce quindi mi copro la bocca con una mano e guardo il barone: «Mi scusi, non era mia intenzione dirlo ad alta voce.»

«Si sta veramente scusando con me per aver detto ciò che pensa?» mi sorride. Scuoto la testa, consapevole che ormai, dopo l'irruzione in questa casa, potremmo anche quasi definirci amici.

«Signorina...» mi richiama e nel guardarlo, mi rendo conto che mi stava osservando da diversi minuti. Lo guardo interrogativa, in attesa che continui la frase.

«Sapete, vero, che non dovete dimostrare niente a nessuno in questa casa? Potete evitare di fare dei pezzetti così piccoli, vi garantisco che se ne mangiaste due insieme, non soffochereste» allunga una mano sul mio polso. Un tocco che mi scotta e da cui non riesco a distogliere lo sguardo. Gli faccio un piccolo sorriso di gratitudine e poi, finalmente, inizio a mangiare di gusto. Arraffando tutto ciò che ho sotto mano, facendo bocconi anche più grandi dei suoi e scolandomi dei bicchieri strabordanti d'acqua.

In quindici minuti, la mia porzione è già dimezzata e il mio stomaco quasi pieno. Mi tocco la pancia e intanto che bevo un po' d'acqua, gli occhi guardano il barone che sta continuando a fissarmi stupefatto.

La principessa TatianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora