𝑼𝒏𝒅𝒆𝒓 𝒕𝒉𝒆 𝒘𝒊𝒍𝒍𝒐𝒘

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Non ti abbiamo fatto né celeste né terreno,né mortale né immortale, affinché tu,come libero e sovrano artefice, ti plasmassi eti scolpissi nella forma che preferirai

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Non ti abbiamo fatto né celeste né terreno,
né mortale né immortale, affinché tu,
come libero e sovrano artefice, ti plasmassi e
ti scolpissi nella forma che preferirai.
- Giovanni Pico della Mirandola,

Discorso sulla dignità dell'uomo

🥧

Undici giorni prima...

L'aria mi accarezza il viso e smuove le grandi fronde del salice. Le foglie si sfregano tra loro e io, con gli occhi chiusi, me ne godo il suono.

«Oh non sapevo fossi qui» una voce familiare irrompe nei miei pensieri, attirando la mia attenzione.

Dietro di me, a qualche passo di distanza, c'è mia madre con un bouquet di fiori in mano. «Posso tornare più tardi, se vuoi» mi dice, non volendo risultare invadente.

«No. Resta, va bene» la rassicuro tornando a guardare la lapide a un paio di metri di distanza. Lei, anche se incerta, muove qualche passo per poggiare i fiori ai piedi della lapide, posa un bacio sopra la pietra fredda. Mormora qualcosa ma non ne distinguo le parole. Dopodiché, si viene a sedere sulla panchina accanto a me.

Restiamo in silenzio per non so quanto tempo, ascoltando la natura.

«Credo gli sarebbe piaciuto» esordisce mia mamma, attirando il mio sguardo incuriosito su di lei: «Cosa?» le domando.

«A tuo padre...credo gli sarebbe piaciuto essere sepolto qui, sotto questo grande albero» si spiega meglio.

«Mh» annuisco.

«Come mai sei venuto qui? Non ti ho mai visto.»

«Camminavo e i piedi mi hanno portato qui. A volte...mi dimentico di questo posto, della sepoltura che abbiamo fatto apposta per ricordarlo.»

«Anche se il suo corpo non è qui...mi aiuta venire qui e sedermi su questa panchina. Mi dà un po' di sollievo.»

«Lo so...è per te che ho fatto fare questa lastra. So quanto forte fosse il bisogno di avere un luogo tutto tuo dove poterlo piangere. L'unico rimpianto che ho è quello di non essere riuscito a portarlo qui.»

«Sei così altruista Jonah...» la voce le si è rotta, motivo per cui mi giro a guardarla, ad osservare quella lacrima solitaria che le solca il viso. Nonostante gli occhi tristi, mi regala un sorriso pieno di gratitudine

«Ti manca tanto?» mi azzardo a chiederle rendendomi conto troppo tardi della mia indelicatezza.

«Come l'aria...ma per fortuna ci sono i ricordi e poi ci siete tu e i tuoi fratelli che è come se un po' di lui vivesse dentro di voi» i suoi occhi si sono fatti lucidi. «E a te, manca mai? Non ne abbiamo parlato da quando lui se n'è andato.»

«Credo di doverlo ancora realizzare del tutto...Nonostante gli anni e il luogo, a volte, mi sembra di sentirlo nell'aria, accanto a me. Venire qui mi aiuta a rilassarmi o a pensare perché è come se confidassi i miei dubbi a lui. Non può rispondermi ma mi piace credere che possa ascoltarmi.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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