𝑺𝒉𝒆 𝒌𝒏𝒐𝒘𝒔

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"Vengo qui perché questo posto non esiste

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"Vengo qui perché questo posto non esiste.
È bello passare un po' di tempo in un posto che non esiste."
-Jonathan Franzen, Purity

🎀

Ho sempre avuto la pretesa di sapere tutto. Fin da quando ero solo una bambina, cercavo di non farmi mai trovare impreparata né dai miei insegnanti né dai miei genitori. Desideravo mostrarmi sapiente, sorprenderli affinché potessero apprezzarmi di più. Detestavo farmi sfuggire anche il più piccolo dettaglio, qualcosa di insignificante che poi, alla fine, non si rivelava così tanto insignificante.

Credo che in questo mio ricercare il costante apprezzamento degli altri, in particolare dei miei genitori, c'entrasse anche quella sorta di competizione che si era creata tra me e mio fratello. Non ce lo siamo mai detto esplicitamente eppure facevamo a gara per rispondere per primi alle domande che ci venivano poste.

Perciò, a soli otto anni, mi ritrovai con il naso sui libri a sforzarmi di apprendere il più possibile, come una spugna che assorbe acqua. Nonostante non ci si aspettasse molto da me, ambivo ad attirare l'attenzione dei miei genitori e pensavo che l'unico modo per farlo fosse fargli capire che io ero intelligente, che sapevo apprendere in egual modo a mio fratello sebbene fossi più piccola e femmina.

Con gli anni, mi resi conto che non importava quanto faticassi, quante strategie studiassi, il preferito sarebbe rimasto mio fratello e, se inizialmente, ci rimasi male poi imparai ad apprezzare la naturale invisibilità conferitomi dai nostri genitori.

Ma Jonah non incarna l'approvazione dei miei genitori o di qualcun altro. Jonah incarna qualcosa che si avvicina molto all'amor proprio o almeno è così che mi sento quando sono con lui: amata.

Non devo fare qualcosa di particolare, è sufficiente sorridergli per fargli illuminare gli occhi. Non credo che si sia mai limitato con me, sono abbastanza certa mi abbia offerto tutto ed è per questo che la prossima volta in cui vorrà toccarmi, io voglio dargli tutta me stessa.

Solo che mi sono accorta che mi manca la sapienza, la teoria. Per questo motivo sono nella biblioteca reale a studiarmi tutti i volumi che trattano di anatomia. Cerco di camuffare questa mia nuova lettura, spostandomi nella sezione dei romanzi rosa. Sono diverse ore che sfoglio pagine con corpi umani illustrati e parole complicate appollaiata su uno dei tanti balconcini che arricchiscono la stanza.

Sto sottolineando a matita l'ennesimo paragrafo quando dei passi incalzanti precedono lo spalancarsi della porta. Non faccio in tempo a posare gli occhi sul nuovo arrivato quando sento mia madre tuonare: «TATIANA AMÉLIE LANGLEY! VIENI SUBITO QUI!»

Lo sguardo vaga per la stanza e quando inquadra la mia figura, sembra infurirarsi ancora di più.

«Mamma? Va tutto bene?» alzo un sopracciglio, senza muovermi da dove sono.

«Hai sentito cos'ho detto o devo venire lassù a prenderti?!» le sue urla isteriche rimbombano per l'enorme biblioteca.

Infilo il libro d'anatomia nel primo scaffale che mi capita sottomano e scendo le strette scale a chiocciola.

La principessa TatianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora