" don't touch my diary „ - LHS. ENHYPEN

3. «E sarà destino»

Heeseung's POV

"Caro diario,
il primo giorno di scuola è ufficialmente andato e devo dire che non è stata una tragedia. Non ho avuto troppe ragazze tra i piedi, Torres non mi ha ancora rotto le scatole con l'arrivo della sua fidanzata e lei... Beh, lei si chiama Chantal. L'avevo già incontrata, sai? Solo che non sapevo fosse lei. Ti aveva preso in mano per guardarti, anche se sostiene di non averti letto — e me lo auguro con tutto il cuore: sarebbe imbarazzante sapere che la ragazza più famosa della scuola conosce dei segreti che neanche i miei migliori amici sanno.
A proposito di loro, io e Jake siamo a casa di Jay in questo momento. Abbiamo pranzato qui e poi ci siamo messi a giocare alla Play, solo che ora abbiamo smesso perché loro due vogliono andare alla serata al The Space Hotel — l'hotel dove vive Chantal e in cui ci sarà lei a fare da DJ. Sostengono che non possa proprio perdermela, ma la verità è che non so se ne ho voglia. Non so nemmeno cosa mi stia fermando, a dirla tutta."

«Sei davvero sicuro di non voler venire?» mi domandò Jay, guardandosi allo specchio mentre si sistemava la cravatta blu elettrico, abbinata al suo colore di capelli.

«Io-»

«Guarda che puoi stare con noi. Certo, Jay ogni tanto sparirà per limonare con Stella e io probabilmente andrò a cercare qualcuna con cui divertirmi, ma non devi per forza fare lo stesso. Non ti lasceremo da solo per tutto il tempo» Jake cercò di rassicurarmi, ma ottenne l'effetto contrario: non mi andava di ritrovarmi piantato in asso in mezzo alla pista mentre entrambi se la spassavano. Non che fossi invidioso, mettiamo le cose in chiaro. È solo che quella sera non ero in vena. Fine.
Ma loro sembravano non capirlo.

«Il punto è che-» iniziai, al che entrambi si girarono verso di me, impazienti di conoscere il continuo della frase «Verrei solo perché mi state rompendo le scatole, non perché lo voglia veramente»

Jay sbuffò, poi prese le chiavi della sua auto e scoccò un'occhiata a Jake, che era già pronto «Va bene, ti riaccompagno a casa e poi noi due andiamo alla festa»

Strinsi le labbra e li seguii fuori, sedendomi sui sedili posteriori della sua Ford Explorer nera.
Durante il tragitto da casa sua a casa mia nessuno osò proferire parola. Sapevo ci fossero rimasti un po' male per la mia assenza di quella sera: era un rito di tutti e tre andare in discoteca insieme da quando mi ero trasferito a New York. Solo che avevamo aspirazioni diverse: a Jay piaceva ubriacarsi da morire mentre a Jake piaceva cambiarne una o due a serata. Io volevo solo stare con i miei amici, bere qualcosa insieme (laddove "bere qualcosa" significava semplicemente "bere fino ad essere solo un po' alticci") e urlare a squarciagola le canzoni remixate dal DJ. "Forse devi ancora maturare" oppure "Più avanti capirai che in discoteca si fa altro" erano le frasi che mi sentivo dire di più. E che puntualmente mi facevano incazzare.

«Divertitevi stasera. E, vi prego, non esagerate con l'alcol» raccomandai, per poi scendere dall'auto e dirigermi verso il cancello della mia villa. Vorrei che avessero ascoltato la mia raccomandazione, invece quella sera mi ritrovai a fare qualcosa che non mi sarei mai aspettato.

Attraversai il giardino e quando entrai in casa notai un silenzio insolito. In genere c'era sempre la TV accesa o qualcuno al telefono, ma stavolta tutto taceva. Perplesso, mi tolsi le scarpe e perquisii il piano terra; non trovandovi nessuno, salii al piano di sopra e mi rifugiai in camera mia, ma appena vi misi piede sussultai e il mio zaino piombò sul pavimento.

«Porca troia, Heedo!» mi portai una mano sul cuore e cercai di regolarizzare il respiro «Che ci fai in camera mia?»
Mio fratello era seduto alla mia scrivania e stava usando il mio computer.

«Il mio PC dà i numeri, quindi mi sono permesso di usare il tuo, siccome tu non hai un esame universitario lunedì» rispose sarcastico, senza neanche guardarmi.