19. «Al tuo fidanzato non spetta il bacio della buonanotte?»

115 14 43
                                    

Heeseung's POV

L'avevo fatto.
L'avevo abbracciata.
Ci stavamo abbracciando.
Ce l'avevo fatta.

Tuttavia, sarebbe stato meglio se fosse successo mentre ero sobrio, perché l'alcol mi aveva fatto agire come una persona leggermente possessiva, cosa che non ero: l'avevo tirata a me dai fianchi e avevo affondato la faccia nell'incavo del suo collo. Roba da matti, insomma.
Non l'avevo fatto apposta. Anzi, se avessi voluto farlo apposta probabilmente non ne sarei stato capace. Eppure tutti quei gin lemon, rafforzati dal Negroni, mi avevano dato la spintarella di cui avevo bisogno. E quando lei aveva preso ad accarezzarmi il mullet...quello era stato un guaio.

L'abbraccio duró più di quanto avessi immaginato e fu lei a suggerire di staccarci. Emisi un leggero lamento e mi separai dal suo corpo.
«Mi dispiace, Chantal...» ammisi sottovoce mentre mi appoggiavo alla scrivania per darmi sostegno.

«Per cosa?» rispose lei un po' confusa, apprestandosi a prepararmi le lenzuola. Ma tanto non le useró: sono ubriaco marcio e sto morendo di caldo...

«Ti ritrovi sempre a prenderti cura dei tuoi amici ubriachi» spiegai, indugiando un po' sulla parola "amici". Siamo amici? Io sono suo amico? Probabilmente sì. Ma lei è mia amica?

Beh, no.
Sono innamorato di lei.
Non posso dire di ritenerla mia amica: equivarrebbe a friendzonarla e...e non avrebbe senso.
Questi erano i pensieri che mi affollavano il cervello quando alzavo un po' troppo il gomito.

«E questo ti fa sentire in colpa?» si allontanó dal letto per tornare a posizionarsi davanti a me, trovando finalmente i miei occhi che aspettavano solo di ricongiungersi coi suoi.

Avevo le guance arrossate, sicuramente. Un po' per la sbronza, un po' per l'effetto che lei mi faceva. Dovevo avere un aspetto terribile — ancora oggi mi domando come io abbia potuto permettere che mi vedesse in quello stato.
Che vergogna...

«Un po'» ammisi, mordendomi il labbro e notai subito come i suoi occhi caddero sul mio piercing. Me lo fissava in continuazione e non riuscivo mai a capire se lo facesse apposta o di riflesso. Probabilmente vuole baciarmi, o, almeno, al mio cervello ubriaco piaceva pensarla così.

Lei non rispose, mi rivolse un sorriso e poi cambió argomento, prendendomi sottobraccio «Andiamo, su. Devi dormire»

Mi aiutó a stendermi sul letto e, Dio, barcollavo come un tavolo con le gambe montate male. No, peggio. E la testa mi sarebbe scoppiata da un momento all'altro, me lo sentivo — come se poi fosse possibile...

Un paio di minuti dopo, ero finalmente nel letto. Chantal aveva insistito nell'usare le lenzuola per trasformarmi in un involtino ripieno — sì, di alcol.
Era così strano guardarla dal basso, come se vegliasse su di me, come se mi proteggesse. Mi faceva sentire speciale, benvoluto. Amato. Ed era tutto quello di cui avevo realmente bisogno.
Anche se avevo paura che mi amasse in una misura diversa da quella in cui volevo essere amato.

«Allora io vado, okay? Domani ti scrivo per sapere come stai» disse lei guardandomi un'ultima volta, ma no, non mi stava bene.

Proprio quando stava per girarsi e andarsene definitivamente, liberai una mano dall'ingombro del lenzuolo e afferrai il suo polso, stringendolo forte in modo da tenerla ferma, ma non abbastanza da farle male. Dio, se mi piaceva toccarla «Aspetta!» esclamai in un sussurro.

" don't touch my diary „ - LHS. ENHYPENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora