57. Uccidere Da Impiccati

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Il Cavaliere parlava.

"Ecco, orsù!" Esclamò estasiato il Dio del Fuoco.

"Finalmente dalla tua orale cavità, vita si sperpera! Quale gaudio essere oggi spirito in quest'abisso dimenticato da ogni Principio di questa Terra! Quale gaudio!

"Sei finalmente operativo. Il profondo sonno dell'Aria potrai estirpare."

"Oh, nostro Signore, non vedo l'ora!" 

Esortò concitato Ignirios.

"Cavaliere foriero di speranza, non so come potremmo esserti riconoscente!" 

Proseguì.

"Grazie a te tutti noi potremo vendicarci e troneggiare sulle Quattro Punte!"

"Frena il tuo auspicio." 

Lo interruppe il Cavaliere.

"A Princìpia c'è una minaccia più grande di quella dell'Oro. Essa si chiama Sangue. 

"Io e Bufera l'abbiamo visto nella sua più ineffabile forma. Ci siamo scontrati; e solo grazie all'intervento di una cara viverna incontrata a Seblùsia mi sono potuto salvare.."

"Sì." S'intromise il cavallo con la Vittrice ancora addormentata sul dorso.

"La sua armatura rossa e i suoi capelli candidi, costituivano uno scarlatto pallore canuto. Tra le sue mani era solita a far garrire due ominose spade, le quali ambe mi si conficcarono nel muso, trucidandomi."

"E' proprio come la descriveva il Traditore." 

Di getto disse la statua.

"Se c'era una cosa che il Dio dell'Oro temeva era il colore Rosso.

"Diceva sempre, con oscuri presagi, che allorquando si fosse unito col colore più facile da tingere, per Princìpia sarebbe finita. E quel colore era niente meno che il bianco. Il bianco che la guerriera aveva nelle sue ciocche. 

"Quando parlava di questa cosa, pareva non fosse più in lui. 

"Gli spiritati occhi violacei, nel suo cimiero parevano più fiochi. 

"Il suo sguardo era fisso.

"La sua voce cambiava tono. Da imperiosa a timorosa. Sì, s'udiva proprio una fonia diversa.

"Poche volte s'è aperto con me durante la nostra frivola alleanza. E quelle volte che l'ha fatto, l'ha fatto per dichiarare quanto fosse impaurito del Futuro. Per lui era come se tutto fosse già scritto. Per lui, che degli Dei era il più potente. Quasi arguivo pentimento nelle sue parole. Erano grame, sì.

"Tuttavia, non posso giustificarlo per tutto ciò che ha fatto e ci ha fatto. A me e al mio Popolo.

"'Il vero colore delle Tenebre Infinite non è il Nero, è il Rosso', diceva.

"Se davvero questa cosa che propugnava è vera, allora estirpa anche il Rosso!"

Smaliziato, il Cavaliere rispose: "E' molto più forte di noi. Da sola ha sconfitto me, Bufera e un Corvino. Pretendi per caso un miracolo? Adesso parlerò, ma un Dio ancora non lo sono."

"Addirittura! E non mi dire che pure la mano t'ha mozzato, nevvero?!"

"In realtà.."

"Taci!" 

Tuonò il Dio Ardente.

"Vedi, la voce anche a questo porta. Materializza i pensieri e t'occlude dall'azione. Ti fa pensare, e pensare e pensare. Fino a che il tuo cervello deperisce e perisce in un oblio d'insicurezza.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora