59. Damaschinature

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Come dei flutti iniziarono ad arenarsi sulla costa. 

Venivano lambiti in continuazione dalle onde, mentre il Cavaliere sbalordito li guatava.

Due nuovi bracciali borchiati - inizianti con due ampie spalliere appuntite orizzontalmente e culminanti con due guanti connotati da pigmentazioni marine e nere; 

un'imperiosa pettorina - avente damaschinati degl'intarsi sembianti a delle sinuose onde moventi; 

degli appuntiti gambali - dipinti dagli abissi con sulle ginocchia due schinieri decorati allo stesso modo della corazza sovrastante; 

e un elmo compatto - avente sopra di sé una stella a quattro punte possedente nel suo centro un occhio con sclera bianca e pupilla cristallina, con nella zona frontale un largo solco orizzontale - aspettavano d'essere indossati.

Tutt'al più la pettorina aveva aggiunto altresì un lungo mantello, sempre tinto di blu notte, sulle spalliere. 

Un pezzo dopo l'altro il Cavaliere indossò l'usbergo, divenendone subito ligio e incantato.

Tra il foro del suo nuovo elmo fece trapelare uno sguardo che verté alla Luna che quasi toccava il Mare Acido vista da lontano, e pensò 'Grazie ancora, Caelestis. Porterò a termine ciò che il Destino mi ha affidato.'

La mattina seguente si ritrovò seduto, accostato a uno scoglio, e non appena aprì gli occhi si vide davanti Fleimisa e Fuocha torve che l'avevano preso a schivo.

La Vittrice, con una mano posata sul petto ancora dolorante, gli puntava al collo una delle sue spade d'ossidiana; e la viverna, posata all'erta, emetteva piccoli ruggiti per intimorirlo.

"Nominati a me, tu sconosciuto guerriero ramingo!" Esclamò Fleimisa accostandogli ancora di più la spada, seguitata da un piccolo lamento, sempre causa delle artigliate di Iradér.

"Fleimisa, ti sei svegliata!" Disse ratto il Cavaliere alzandosi.

La Prima lama del Fuoco se lo continuò a tenere distante con l'arma, puntandogliela al petto.

"Sì, hai ben detto! Mi sono svegliata. In un luogo sconosciuto, con uno sconosciuto e con una viverna sconosciuta, della quale però credo io mi possa fidare visto ch'anche lei non ti riconosce." 

Rispose Lei.

"Dimmi chi sei, dunque!" Urlò seguita ancora da un lamento.

"Sono colui che con te ha combattuto il drago nero, non ricordi?"

"Oh, sì? E quel Cavaliere parlava, vero? E poi possedeva anche quest'armatura che sembra provenire dal mare, vero?!" Rispose trepidante come non mai Fleimisa.

Fuocha iniziò a caricare in strozza del Fuoco (che ora era tornato alla massima potenza visto il 'sacrificio' di Solumn e Ignirios). 

"Proprio così." 

Intervenne Bufera.

"E' lo stesso combattente che ti salvato la vita all'interno dell'arena di Brace."

Il Cavaliere fece per togliersi il cimiero.

Fleimisa riconobbe gli stessi occhi cristallini e gli stessi capelli corti e scomposti che prima l'avevano occlusa dalla morte.

Lentamente e incredula ringuainò la spada, e ripresa dai dolori s'accasciò a terra, visto che ora, forse a causa dell'emozione, s'erano fatti lancinanti.

Fuocha si precipitò subito a molcere il muso contro il nuovo petto tronfio del suo padrone. 

Ridanciano e giulivo il Cavaliere disse: "Sì, sono sempre io, mia viverna."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 01 ⏰

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