Prologo

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|| FELIX POV||

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|| FELIX POV||

"Sai già cosa fare: quando sei all'interno chiudi gli occhi, trattieni il respiro e cerca di stare il più immobile possibile mi raccomando".

Mi distesi nella macchina con movimenti ormai del tutto automatici, era diventata un'abitudine alla quale non volevo abituarmi. Iniziai a regolare il respiro, prendendo sempre più ossigeno e quando mi sentii pronto, guardai il dottor. Hong dall'altra parte del vetro facendo un cenno con il capo.

Ormai erano anni che conoscevo Hong, è stato il bastone su cui mi reggevo da quando scoprii della mia malattia e inoltre, era stato amico e medico dei miei genitori prima che morissero e, dopo la loro morte, si prese cura di me e delle mie sorelle.

Dopo pochi minuti all’interno di quel fastidioso tubo, nonostante il frastuono del macchinario, sentii Chan in lontananza esultare dalla gioia nella stanza in cui vi era anche il medico. 

Chan o meglio, Bang Chan, poteva essere considerato a tutti gli effetti mio fratello maggiore. Ci conoscevamo da molto ormai ed era più grande di me di quattro anni, ma ciò non è mai stato un dettaglio rilevante per la nostra amicizia. 

Quando i miei genitori morirono avevo solo tredici anni e, se non ci fosse stato lui, insieme alla sua famiglia e allo stesso Hong, a quest'ora io e le mie sorelle saremmo in mano ai servizi sociali  in non so quale famiglia affidataria o peggio, per strada.
Proprio l'anno successivo alla loro scomparsa scoprimmo della malattia: tumore al sistema nervoso, per esattezza Neoplasia, malattia che mi costrinse ad abbandonare una delle mie più grandi passioni di quegli anni: il Taekwondo.

In quel momento credevo di aver perso tutto, non riuscivo a dare un senso alla mia vita e così mi chiusi in me stesso, sopportando a denti stretti questo enorme fardello. 
Chan però in quel periodo così oscuro, si prese cura delle mie sorelle, accompagnava Olivia e Rachel a scuola e alle loro attività pomeridiane. 
Non chiese mai nulla al riguardo perché sapeva e sperava che un giorno, quando sarei stato pronto, gli avrei raccontato tutto. E così fu. 
Mantenne il segreto con la sua famiglia e con quel che restava della mia, riuscendo quando poteva, a sgattaiolare in ospedale per compagnia e talvolta portare i compiti della scuola datogli dai miei professori. 

La malattia mi ha tolto tanto. 
Tanto che a detta del dottore avrei potuto recuperare, forse, un giorno, solo con il tempo. 
Il mio sistema nervoso era compromesso e i nervi del mio corpo, sotto sforzo, non mi lasciavano nemmeno camminare, allungare un braccio o soltanto muovere le dita della mano.
Ciò non impedì però a me e Chan di inseguire il nostro più grande sogno: essere degli Idol. 

E' vero, vivevamo in Australia e le agenzie erano solo Coreane, ma il destino volle che per quell'anno, 2017, la compagnia estese il reclutamento di nuovi trainee in tutta la Corea e per la prima volta in tutta l'Australia. 

Ci preparammo un intero anno tra lezioni di danza, canto e preparazione atletica (tutto sotto la supervisione del dottor. Hong nel mio caso) e,  finalmente pochi giorni prima del mio compleanno, il quindici settembre, ottenemmo la risposta: noi e altri sei ragazzi eravamo riusciti a superare tutti i provini, potendo così dare il via all'inizio di un nuovo sogno che ci accomunava.

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