Ieri, Oggi, Domani

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|| HYUNJIN POV ||

Quella notte non riuscii a chiudere occhio. 

Il motivo? 
Come mi sarei dovuto comportare una volta in ospedale? 
Non sarei riuscito a trattenere tutto quello che avevo dentro una volta che avrei toccato con mano quel periodo che lo aveva fatto più soffrire nella sua vita.
La prova che si fidava ciecamente di noi era proprio quella: ci stava aprendo le porte al suo inferno, ci stava portando a conoscere ciò che ha tenuto nascosto dentro di sé per un periodo lunghissimo.
E io invece, che per un altrettanto periodo definibile lungo, gli avevo fatto dono di un purgatorio dato dal tormento delle mie parole più spietate, mi ritrovavo a vivere e vederlo ogni giorno.
Più tempo passavo in sua presenza, più mandavo al diavolo tutta la fatica e lo strazio che avevo passato nel separarmi da lui. 
Non riuscivo ad essere qualcosa di diverso dalla persona che lo amava con tutto sé stesso…
Forse non vedendolo, come in Corea, riuscivo a nascondermi...ma adesso era troppo difficile.

Scesi le scale dirigendomi in cucina, dove Chan, Jeongin, Min e Han stavano già facendo colazione.
"Bongiorno Hyung!" 
"Buongiorno" accennai appena a un saluto.
"Qualcuno è di cattivo umore?" chiese Minho continuando a consumare il pasto. 
Non risposi. 

Era vero, ero di pessimo umore...non avevo dormito e per di più, ero incredibilmente agitato per la giornata che si prospettava.
"Sai, potresti pure smetterla di far finta che non te ne importa un cazzo!" sbraitò I.N d'un tratto sbattendo le mani sul ripiano. 
Lo guardai tra lo sconvolto e l'interrogativo, probabilmente facendolo arrabbiare ancora di più difatti, subito dopo lasciò la stanza risalendo nervoso al piano superiore.
Sbuffai tornando a versarmi del latte nel bicchiere.
"Hyun, ha ragione" mi ammonì Han.
"Non penso siano affari vostri" risposi con tutta calma anche se leggermente irritato dalla loro insistenza.
"Credi che veramente noi non ci siamo minimamente accorti di quello che sta accedendo? CAZZO, NON SIAMO COSI' STUPIDI!" intervenne stavolta Minho alzando di poco la voce.

Non mi curai minimamente delle loro parole e continuai a prepararmi la colazione fino a quando il maggiore, non mi tolse la ciotola da sotto il naso.
"Ma si può sapere cosa volete da me questa mattina!" infastidito, guardai il ragazzo, sostenendo il suo sguardo altrettanto furioso che aveva su di me.
"E' inutile che ti comporti da stronzo menefreghista per poi continuare a guardarlo da lontano, attento a tutto ciò che lo circonda per paura che gli capiti qualcosa! Sei l'unico che gli sta facendo del male!" 
"STAI ZITTO!" urlai facendo girare i genitori di Chan  nell'altra stanza.
"Tu non sai niente, NIENTE!" continuai non più in me, pervaso completamente dalla rabbia dopo quelle loro insinuazioni.
Non mi piaceva urlare né tanto meno sentire le persone urlarmi contro...era una cosa che mi agitava, mi mandava in panico e non sempre riuscivo a controllare tale sensazione.

Nessuno poteva permettersi di giudicare me e ciò che stavo facendo senza conoscere come stessero realmente le cose. 
Nessuno.
La donna entrò nella cucina insieme al marito e al resto dei ragazzi, Felix compreso.
"Ragazzi tutto bene?" chiese posando una mano sulla mia spalla e l'altra su quella di Minho.
"Oh si alla grande!" a parlare fu Jisung da dietro il bancone che si alzò trascinando con sè Minho fuori dalla cucina.




"Oh si alla grande!" a parlare fu Jisung da dietro il bancone che si alzò trascinando con sè Minho fuori dalla cucina

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