Kintsugi

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|| FELIX POV   ||

L'acqua calda scaldava il mio corpo gelido, lavando e portando con sé  pensieri e preoccupazioni così lasciandomi rilassare per qualche minuto.
Ripensai all'uscita appena conclusa con le mie sorelle: era da tanto, troppo tempo che non passavamo un po’ di tempo insieme come una vera e propria famiglia. 
Quella sera Rachel mi aveva comunicato che da lì a breve, dopo la mia partenza, sarebbe andata a lavorare con la madre di Chan nell'agenzia della sua famiglia così da poter dare una mano per pagare l'università che da lì a qualche anno Olivia avrebbe voluto frequentare. 

Non so in realtà se sia felice o meno di questa sua scelta, avrei forse preferito che anche lei avesse concluso gli studi, magari iscrivendosi ad un Master o altro, ma d'altro canto sapevo benissimo che era arrivato il momento per lei di prendere le sue decisioni e scegliere quale strada intraprendere, costruendo mano a mano la sua vita e il suo futuro proprio come stavo cercando di fare io ogni giorno.

Tamponai l'asciugamano sui capelli ancora umidi fissando il mio riflesso nello specchio. 
“Forse aveva ragione Han” dissi osservando attraverso lo specchio, le  costole ormai abbastanza evidenti per poi guardare le ossa sporgenti del bacino.
Sbuffai infastidito da quella vista, consapevole del fatto che in quel periodo mi ero lasciato andare come già avevo già fatto in passato.

Il problema non era più il non piacermi, il non accettarmi, bensì il torturarmi con il dolore degli altri, cercare una qualsiasi soluzione per alleviare quel  loro peso facendomene io stesso carico, così da perdere me stesso per lasciare che gli altri si ritrovassero...che lui si ritrovasse e fosse felice.

Decisi poi di non darci troppo peso, nascondendo tutti i miei problemi con una maglia nera oversize così da non vedere quell'ennesima preoccupazione.
Tanto se non lo si vede il problema non esiste no?

Raccolsi i panni che avevo piegato e sistemato sul letto riponendo poi ogni capo accuratamente in valigia, così che l'indomani avessi almeno qualcosa di già pronto non impiegando troppo tempo a raccogliere tutti i miliardi di indumenti portati dalla Corea, nonostante l’armadio di questa casa contenesse ancora molti dei miei vecchi vestiti.
Mentre riordinavo i miei cappelli nel bagaglio a mano, qualcuno bussò alla porta. 
Guardai l'orologio alla parete "mezzanotte e mezza..." osservai. 
Data la tarda ora mi avvicinai alla porta un po' stranito e  la aprii facendo piano a causa del cigolio fastidioso.

Mi pietrificai quando aprendo la porta mi ritrovai davanti Hyunjin. Istintivamente indietreggiai creando una specie di distanza di sicurezza tra la mia e la sua figura. 
Nonostante fossero passati alcuni mesi, quel ragazzo aveva sempre lo stesso effetto su di me, proprio come se quella lontananza non ci fosse mai stata anzi, come se avesse in qualche modo ispessito il legame che cercavo di tenere nascosto e che mi legava a lui.

"Hey...." sussurrò appena tenendo lo sguardo basso. 
"C-ciao Hyunjin" riuscii a dire con non poche difficoltà, cercando il più possibile di non crollare.
Mi scostai di fianco la porta aprendola quasi del tutto per farlo entrare in camera. 
Da quando eravamo arrivati in Australia, non era ancora mai entrato in camera mia e la sua presenza, nel posto in cui mi sono sempre sentito più al sicuro, mi fece uno strano effetto di completezza e rassicurazione.

Mi avvicinai al letto sedendomi su uno dei due lati, posando una mano sul materasso per  invitare anche l'altro a fare lo stesso.
Egli però restò lì in piedi con la porta chiusa alle spalle.
Ingoiai quel nodo che mi si stava formando in gola a causa del silenzio divenuto fin troppo profondo, lasciando una strana sensazione di ansia e disagio.

"Hyun-" ciò che accadde fu talmente veloce da non permettermi nemmeno di realizzare quanto stesse accadendo. 
Mi ritrovai  le braccia di Hyunjin strette attorno al mio busto, talmente stretti i nostri corpi, che quasi feci fatica a respirare.
Ciò che mi riportò alla realtà fù il profumo dei suoi soffici capelli,, quell'odore che per tutto questo tempo avevo cercato di ricordare invano.
Dei singhiozzi iniziarono a farsi strada nella camera, suono che immediatamente richiamò quella sensazione umida nei miei occhi. 
D'un tratto il collo mi fu invaso da quello stesso senso di umido che l'altro riversava su di me..
Tremai terrorizzato quando mi resi conto che non ero stato capace di ricambiare quel suo contatto così sofferente, bisognoso da parte sua. Guardavo le mie mani che cercavano di posarsi sulla sua schiena per stringerlo e toccarlo, ma non riuscivo a stringerlo a me.

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