Stretto tra le dita

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|| TERZA PERSONA ||

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|| TERZA PERSONA ||

Tra i corridoi bianchi del reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Seoul, non vi era mai un gran via vai di persone.

A volte accadeva che passasse un dottore o un infermiere, ma generalmente non vi erano mai persone esterne ad occupare quelle scomode sedie in plastica della sala d'attesa.
Chi vi lavorava infatti, non aveva mai visto la sala tanto popolata se non in quella settimana appena passata.
Sette ragazzi, ormai conosciuti dalla maggior parte del personale,  entravano e uscivano dall'ospedale a turni, facevano la ronda in attesa che qualcuno gli desse notizie, buone o cattive che fossero.
Giorno e notte non lasciavano mai vacante quella sala, giorno e notte, non lasciavano mai il loro compagno solo, anche se quest'ultimo si trovava nella zona in cui loro non potevano accedere.
Una settimana che si sentivano solamente dire "non possiamo ancora farvi entrare, appena si stabilirà, anche di poco, la situazione, potrete entrare".
Nonostante le preghiere e le suppliche fatte da due di loro in particolare, la risposta che li aspettava, era sempre la stessa, con alla fine un "mi dispiace" che a loro gusto ormai risuonava come una cantilena, una parola di semplice cortesia.
Passò un'altra settimana e un'altra ancora, dove un paio di volte, i medici e gli infermieri correvano e sparivano dietro la porta allarmati, muniti di bombole d'ossigeno e medicinali vari.

"Preso, presto!" si incitavano.
"Serve più ossigeno!"
"Per quanto andrà avanti ancora così?" un medico affermò a voce troppo alta.

Proprio le parole di questo, presero a ripetersi incessanti nelle menti di Chan e Hyunjin, ogni giorno seduti su quelle sedie a farsi forza a vicenda, ogni giorno che aspettavano qualcosa che non era ancora arrivato.

|| HAN POV ||

Dei passi lontani risuonarono nel silenzio che affliggeva il mondo intorno, portandomi a identificare quel frastuono in delle scarpe laccate nere, fermatosi proprio davanti a noi.

"Potete vedere il vostro amico" disse rivolgendo un sorriso carico di compassione.
"Grazie dottore" si inchinò Minho ringraziandolo.
Nessuno si mosse nonostante aspettassimo tali parole da troppo tempo, ma ormai arrivate, eravamo troppo spaventati.
"Chiamo gli altri" disse prima di allontanarsi Min.

Osservai da lontano i due ragazzi che oltre a me occupavano stabilmente quel luogo.
Come pensavo, né Hyunjin né Chan riuscirono a muovere un solo muscolo: non gioirono alla notizia, non scalpitarono dall'impazienza...
"Hannie" riprese posto al mio fianco Minho.
Senza dire nulla, avvolto dall'ignoto che temevo di scoprire una volta varcata la porta che per troppo tempo ci venne chiusa, mi feci spazio sul suo petto, unico posto capace di farmi provare un po’ di sollievo, respirando profondamente quel profumo di caffè e pulito che portava con sé. 

TIME SKIP

Stretto al braccio del mio migliore amico, entrai finalmente in quella stanza con alle spalle tutti i ragazzi.
Per svariati minuti restammo immobili circondando il letto sul quale si trovava giacente il suo corpo pieno di flebo attaccate alle braccia, tubi e tubicini di varie dimensioni, ventose al petto e mascherina dell'ossigeno troppo grande per il suo piccolo e delicato viso. 
Il cuore si strinse in una morsa fin troppo stretta e il petto mi fu oppresso da un peso troppo pesante per riuscire ancora a respirare.
I respiri sempre più corti e veloci, la testa che incominciò a girare e gli occhi che vennero coperti da chiazze scure.

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