Fino a questo Punto

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| DOTTOR HONG POV ||

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| DOTTOR HONG POV ||

L'acqua scivolava via sulle  braccia fino ad arrivare alle mani ancora tremanti.
Mi poggiai al lavandino per cercare di rimanere in piedi. 
Nessun pensiero, nessuna preoccupazione vagava nella mia mente.
Niente la affollava perché niente era quello che potevo fare in quel momento.
Posai il palmo ancora bagnato sulla fronte, pensando l’umido freddo in viso sperando che ciò mi avrebbe aiutato a superare quegli attimi di panico appena vissuti.
Con la testa ancora troppo pesante, seppur vuota, mossi alcuni passi verso il corridoio del reparto,bloccandomi involontariamente in prossimità della stanza in cui ero riuscito ad uscire solo trenta minuti prima.

Un senso di profonda sconfitta colmò il mio corpo vacante, salì sempre più, fino a raggiungere gli occhi e offuscarli, prima con due veli scuri e poi con lacrime salate.
Sollevai lo sguardo dal bianco pavimento, scrutando gli stipiti della porta che divideva la sala rianimazione con quella d’attesa.

Non avevo il benché minimo coraggio di andare a rivolgere parola ai suoi amici. 
Come potevo essere un loro punto di riferimento se quello che stavo vivendo, quel calvario, travolgeva e lasciava cadere anche me?
Dalla finestrella della porta, vidi Seungmin affacciarsi incrociando così lo sguardo al mio.
Quel semplice contatto mi arrivò come una supplica, una necessità di capire quel che stava accadendo. 
Quegli occhi, così soli e smarriti, mi ricordarono che non ero l'unico a star soffrendo… anche loro meritavano di conoscere la verità, meritavano di sapere come stesse il loro amico, fratello… meritavano quelle risposte alle domande che solo io potevo dargli.

Lentamente iniziai a dirigermi verso la grande porta, incerto delle parole che avrei potuto pronunciare.

Quando varcai la sua soglia, tutti balzarono in piedi, terrorizzati da ciò che avrei potuto dire. 
Solo scrutando meglio lo spazio intorno, mi resi conto che tra le figure dinanzi a me mancavano quelle due.
Sorvolai con lo sguardo i ragazzi che erano all’impiedi e, poco più in là, gettati sulle sedie, chini, con la testa tra le mani, le figure di  Hyunjin e Chan.
"L-la pre-go..." prese a singhiozzare qualcuno, catturando così la mia attenzione.
"C-ci dica come sta" riuscì a dire una voce tra un singhiozzo e l'altro.
Mi si strinse il cuore, sentendo di già pizzicare leggermente gli occhi.
Non potevo crollare con loro che mi guardavano.
Non voglio che gli altri vedano quanto in realtà io sia debole.

Dovevo almeno dare loro una speranza.

Volevo essere solo la loro forza, sorbendo e sorvolando sullo strazio a cui avrei potuto assistere.
Socchiusi gli occhi e presi un grosso respiro, buttando fuori con altrettanta lentezza, l'aria che avevo inglobato. 
Con finta decisione sorpassai quei ragazzi, avvicinandomi agli altri in disparte e occupando il posto al centro che li divideva.
Solo quando presi posto si accorsero che fossi lì, alzarono i capi per guardarmi già sconfitti, sicuri di ciò che ero andato a dirgli. 

Non potei fare a meno di notare che entrambi avevano gli occhi ancora freschi dal pianto, gonfi e rossi, i volti rigati di lacrime sia secche sia nuove.
"Dott..." Cercò di richiamarmi il più giovane.
"A volte anche noi abbiamo un limite, sapete?" sorrisi debolmente, avendo cura di tenere lo sguardo fisso sul pavimento, incapace di sostenere un loro qualsiasi sguardo.

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