Punto e a capo

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|| CHAN POV ||

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|| CHAN POV ||

Sei anni...erano passati sei anni da quando iniziai a portare una parte di questo fardello.
Una punizione, non poteva essere nulla di diverso da una punizione quella che sopportava il ragazzo ancora lì, sdraiato sul gelido pavimento in uno stato simile a quello dormiente.
Ancora in ginocchio accanto a lui, sollevai delicatamente il suo busto, adagiandolo tra le mie braccia.
Sprofondai il viso nel suo collo lasciando fuoriuscire quella tensione provata fino a quel momento a reprimere.
"Chan, dobbiamo chiamare qualcuno" si chinò al mio fianco Minho posando delicatamente una mano sulla mia spalla.
"C-chiama l-l'ospedale **** e-e chiedi di parlare c-con il dottor Jun" i singhiozzi mi bruciavano l'esofago non permettendomi quasi di parlare.
"Mi dispiace" sussurrai contro la sua pelle. "Mi dispiace Lix, mi d-dispaice ti prego, ti prego p-erdonami".
Impregnai quella candida maglia bianca di lacrime salate e infinita tristezza.
Non mi avrebbe mai perdonato...

Mai.

Avevo confessato a tutti ciò che cercava a ogni costo di nascondere.
Lo avevo urlando a squarcia gola, rendendo tutti parte integrante di quel pezzo di inferno sulla terra.
Avrei dovuto sentirmi più leggero, avevo appena rivelato ciò che turbava la mia anima.
E allora perché mi sentivo di averlo pugnalato alle spalle?
Perché sentivo di avergli inflitto un nuovo dolore che lo avrebbe marchiato per l'ennesima volta?.

"Chan, è al telefono" mi porse la mano passandomi il cellulare.
"Signor Bang?" La voce di Jun riuscí a distogliermi dai miei pensieri.
"D-dottore Felix ha avuto una nuova crisi e-e"
"Bang mando immediatamente un'ambulanza" riattaccò velocemente la telefonata.

Gli accarezzai il viso con il corpo ancora in grembo, mentre mi lasciavo divorare dalla paura, paura che era presente in ogni singola particella del mio corpo, facendo tornare la mente ad anni e prima.

E se sarebbe arrivato quel momento?
E se non potessi fare niente per impedirgli di prendere quella decisione?
Non potevo lasciare che accadesse...
"Min...verresti in ospedale con me? N-non c-credo di far-cela d-a" balbettai in preda alle emozioni.
"Non c'è bisogno di chiederlo nemmeno" mi rassicurò.

Quando finalmente l'ambulanza arrivò, Han aprì la porta ai soccorritori che si precipitarono immediatamente in casa, strappando Felix dalle mie braccia per adagiarlo sulla barella trasportandolo di corsa fuori in ambulanza, sotto gli occhi spaventati di tutti i ragazzi.
Raggiunsi insieme al mio compagno la porta, ma prima di uscire, mi girai in direzione del corvino, trovandolo fermo sull'uscio della sua stanza in un bagno di lacrime non più sotto il suo controllo.

Avanti a noi l'ambulanza sfrecciava nelle strade affollate di Seoul, facendosi spazio in quella frenetica vita di migliaia e migliaia di persone ogni giorno.

"Forza veloci portiamolo dentro!"
"Al mio tre lo spostiamo sull'altra barella, 1-2-"
"Abbiamo polso?"
"Saturazione?"

Seguimmo i medici mentre lo trasportavano ancora incosciente nei corridoi dell'ospedale, fino a quando a dividerci non ci fu la grande porta della sala di terapia intensiva.

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