I know that you got daddy issus

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Due mesi erano passati come un fulmine. Dopo quel giorno Selene, sotto costrizione di Arthur, era tornata a scuola. Passava tutta la mattinata in silenzio, tra due banchi vuoti e sotto lo sguardo ostile di Matthew, che però si era già trovato un'altra, Meredit Weiß, una rossa di un'altra sezione.

Bill la chiamava quasi ogni giorno, aggiornandola dei cambiamenti e chiedendole di nuovi gossip che giravano lì a scuola, anche se di risposte Selene non gliene dava tante dato che al mondo dei gossip non era mai stata molto interessata, soprattutto in quel periodo.

Invece di Tom non aveva più avuto notizie, e forse era meglio così. Le parole dette durante quella fatidica chiamata rimbombavano ancora nella sua testa, ed avevano trafitto il suo cuore. Probabilmente mentre lei sentiva le sue emozioni, pian piano, sparire, lasciando un vuoto, che poteva essere colmato solo da tristezza e rabbia, Tom si stava sbacciucchiando qualche ragazza senza minimamente pensare al danno che aveva fatto.

Non aveva avuto ancora il coraggio di guardare un loro concerto, ma aveva promesso a Bill che sarebbe andata a vederli dal vivo, qui a Lipsia. Una promessa che Selene avrebbe con piacere rotto, ma a Bill non poteva fare una cosa del genere, lui c'era sempre stato per lei, perciò avrebbe dovuto restituirgli tutta la sua bontà, perché, al contrario del gemello, lui se lo meritava.

Come al suo solito Selene era seduta sul marciapiede fuori casa sua a fumare una sigaretta, ormai non era più un'azione che faceva di tanto in tanto, era diventato di routine. Una al mattino, una a metà mattinata, una finita scuola, una dopo pranzo, una verso tardo pomeriggio, una prima di andare a dormire e una in piena notte, praticamente si riusciva a finire anche un pacchetto intero in una giornata.

Fissava il vuoto sperando di poter scomparire da un momento all'altro, tanto nessuno se ne sarebbe accorto, lei era invisibile per tutti.

"Selene, buon giorno! Come stai?" La voce flebile della sua vicina, la signora Meyer, una vecchietta vedova, che adorava le piante e cucire, la tornò a portare sulla terra. La stava salutando con la mano e un sorriso genuino sul viso.

"Buon giorno signora Meyer, sto bene e lei?" Disse dolcemente la ragazza, quella signora era sempre stata un angelo, le voleva molto bene, quando suo padre era via capitava che le venisse a suonare il campanello con un pranzo caldo da poter mangiare.

"Sono vecchietta perciò ho i miei acciacchi, ma finché riesco a badare alle mie piantine sono felice" rispose solare la nonnetta, per poi entrare in casa sua seguita dal suo gattino arancio, Jerry.

Quando era piccola le capitava di andarla a trovare, dato che era una cara amica di sua nonna. Un pomeriggio, mentre i genitori erano andati a fare una passeggiata, lei era rimasta lì a casa della signora Meyer, che le aveva raccontato del marito e del loro amore. Le aveva mostrato tutte le lettere che si scambiavano quando lui era partito per andare a trovare un lavoro in una città lontana. E per tutti quegli anni pure lei aveva desiderato possedere un amore del genere, vero, duraturo e incondizionato. Eppure tutto quello che aveva ottenuto era un amore distruttivo, doloroso e straziante.

La Mercedes del padre venne parcheggiata sul bordo della strada, annunciando così il rientro per Selene, che di star insieme al padre non ne aveva proprio voglia. Rientrò in casa, appoggiò il giaccone sullo schienale del divano e iniziò a salire le strette scalinate, ma la voce del padre la fece fermare.

"Selene fermati ti prego, ti vorrei parlare" disse Arthur vedendo la figlia girarsi lentamente e incamminarsi verso di lui. Mettendosi a braccia conserte davanti a lui, notando quanto gli potesse assomigliare.

"Sei proprio bella, mi assomigli molto" mormorò passando le dita ruvide sulla guancia vellutata della figlia, che si scansò subitanea.

"E pensi che sia felice di questo?" Rispose astiosa, cercando di non incontrare lo sguardo afflitto del padre.

"Selene mi dispiace per tutto. Eri solamente una bambina, non avresti mai dovuto vedere quelle cose" sussurrò Arthur avvilito, ricordando i brutti momenti della sua vita.

"Lo so bene, e lo devi ammettere, sei stato un egoista" disse fredda la mora, guardando gli occhi del padre diventare lucidi.

"Io stavo male! Sai cosa vuol dire non riuscire più a trovare una via se non quella della morte?!" Gridò Arthur sconvolto dalle parole della figlia.

"Oltre al tuo tentato suicidio, anche dopo, tu sei stato un egoista! Mi hai lasciata da sola con la mamma! Sapendo che a lei non le è mai importato di me o della sua famiglia! Ma non te ne è importato, perché l'unica cosa che contava era che tu stessi bene, non io" sbottò Selene iniziando a sentire la rabbia impossessarsi del suo corpo, e questo non era un bel segno.

"Perché non lo vuoi capire?! Non potevo portarti con me, non avevo un lavoro, una casa, come ti avrei fatta a mandare a scuola?!" Sbraitò il padre iniziando a piangere, guardando stupito la figlia, che non stava versando nemmeno una lacrima.

"Io sarei stata meglio che con lei! Avrei preferito non avere vestiti all'ultima moda piuttosto che ritrovarmi rinchiusa ogni santa sera nella mia stanza, sentendo mia madre mentre si divertita con altri uomini! Non ho mai avuto nessuno che si sia preso cura di me, l'ho sempre fatto da sola! Mi facevo da mangiare, facevo la spesa, compravo il necessario per la scuola, facevo la lavatrice, pulivo la casa e mille altre cose che una bambina di soli otto, nove, dieci anni non avrebbe mai dovuto fare!" Latrò Selene, sentendo la gola bruciare e gli occhi iniziare a pizzicare, segno che delle lacrime erano pronte a scorrere.

"Mi avevi detto che se ti avessi chiamato tu mi avresti sempre risposto. Io ho provato a chiamarti un milione di volte e l'unica risposta ricevuta era la voce automatica della segreteria telefonica, ti ho scritto un milione di lettere in cui ti chiedevo di tornare a prendermi perchhé non riuscivo a sopportare più quella situazione, ma tu non hai mai risposto, probabilmente le avrai usate per fare il fuoco, o mi sbaglio?!" Esclamò la mora avvertendo la prima lacrima lasciare il suo tragitto umido sulla guancia.

"E vedi questa?! Questa è tutta una fottuta bugia! Perché io nella tua testa non ci sono mai stata! E non capisco come tu possa pensare di rimediare a quello che hai fatto. Hai dimostrato di non saper o non voler fare il genitore, e le cose non si possono cambiare" urlò staccandosi con una forza immane la collanina argentata dal collo, segnando la rottura del rapporto tra suo padre e lei. Arthur rimase in silenzio, impietrito dall'ira della figlia. Selene si limitò ad appoggiare sul mobiletto accanto alla porta la sua collanina spezzata, richiudendosi nella sua stanza, lasciandosi andare a un pianto disperato.

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Capitolo super triste. Se non si è capito, l'indomani Selene deve andare al concerto. Per la storia della collana, è un regalo fatto da suo padre quando era piccola.

Spero che la storia vi stia piacendo, ricordatevi like o/e commento.

BYE BYE💋💋💋💋👋👋👋👋

THOSE EYES  //Tom Kaulitz//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora