Smoking cigarettes on the roof, you look so pretty and I love this view

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Erano passati alcuni giorni da quel contatto visivo, così profondo e magnetico che Selene aveva avuto con Tom. Dopo quel giorno non l'aveva più visto, se non di sfuggita in compagnia di qualche bionda.

Era distesa sul suo letto a fissare il soffitto bianco della sua stanza, le tapparelle chiuse, solo da delle minime fessure entrava della debole luce, nelle sue orecchie erano incastrate delle cuffiette che trasmettevano tutte le canzoni che conteneva il suo adorato MP3. In quel momento, Selene, stava ascoltando Stan di Eminem (con Dido).

Stava ripensando a quando i loro sguardi si erano incatenati senza volersi staccarsi. In quel momento aveva provato una sensazione strana, le sembrava di non essere più in un locale stracolmo di persone urlanti, le sembrava di essere in un posto isolato, a pochi centimetri dal corpo di Tom. Non vedeva neppure tutte le ragazzine accovacciate intorno a lui, che cercavano di attirare la sua attenzione. Si era sentita leggera e apprezzata, lo sguardo del rasta non si era staccato da lei neanche per un minuto, fissava solamente lei, finché una ragazza riccia non si posizionò davanti al viso di Tom, rompendo quella aria magica che si era formata tra di loro.

"My tea's gone cold, I'm wondering why I

Get out of bed at all

The morning rain clouds up my window

And I can't see at all

And even if I could, it'd all be gray

But you're picture on my wall

It reminds me that it's not so bad, it's not so bad"

Cominciò a canticchiare in tutto quel silenzio, suo padre era a lavoro, non si erano più parlati dopo quella sera, non era pronta a rivedere i suoi occhi talmente simili ai suoi fissi su di lei o di sentire la sua voce che assumeva un tono talmente apprensivo che le faceva venire il volta stomaco. 

Sentiva un vuoto incolmabile dentro di lei, solo quella sera, quando aveva incontrato gli occhi ambrati di Tom era riuscita a farlo pesare meno. Si sentiva così stupida e solo a ripensare a quegli occhi in cui aveva visto l'infinito, odiava il loro proprietario, perché dopo averla fatta sentire unica e desiderata, l'aveva ignorata come se non l'avesse mai conosciuta, come se fosse stata invisibile ai suoi occhi. Selene c'era abituata, era sempre stata invisibile agli occhi di tutti, eppure, adesso, la feriva un pochino.

Dei rumori provenienti dalle scale attirarono la sua attenzione. Suo padre non era a casa, e avrebbe finito tardi, perciò non poteva essere lui. La mora tolse lentamente le cuffiette e si alzò cercando di non fare rumore per prendere in mano la scopa, lasciata in un angolo della sua stanza da quando aveva distrutto quella raccolta di fiabe. La porta si aprì, rivelando una figura magra e slanciata.

"Ehy, ehy sono io!" la voce dolce e flebile di Bill fece calmare Selene, già pronta a tirargli una botta in testa.

"Bill, ma come sei entrato?" disse l'amica guardandolo confusa mentre lui si andava a sedere sul suo letto.

"Ma vivi in una caverna? Dov'è la luce?" chiese guardandosi intorno il ragazzo facendo notare il buio che li circondava.

"Comunque non è stato difficile entrare, la ringhiera è rotta e la porta d'ingresso era aperta" borbottò distendendosi tranquillo sul letto dell'amica che lo guardava a braccia conserte.

"Ok...che ci fai qui?" mormorò Selene, sedendosi sulla sedia di legno messa vicino alla scrivania.

"Devi venire con me" la sua testa appoggiata sopra il cuscino si girò verso la figura nascosta dall'ombra dell'amica. 

"Dove?" continuò la mora fissandolo guardinga.

"I ragazzi sono a casa mia, pensavamo di ordinare una pizza e tutti mi hanno chiesto di invitarti, ho cercato di chiamarti ma non hai risposto perciò ho deciso di farti visita" disse pacato Bill, alzandosi in piedi.

THOSE EYES  //Tom Kaulitz//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora