Il nuovo arrivato (1)

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1.

Forse non per gli altri, ma per me la scuola è sempre stata un porto sicuro, come se tra quelle mura non potesse mai accaderti niente. L'ho sempre vista come un banco di prova, come l'inizio della corsa. Te contro te.

Una palestra per la vita, un sillabario per conoscere le fondamenta del mondo, le persone, le sfide e i casi umani! E con i polmoni gonfi di soddisfazione e orgoglio - e forse anche un po' di malinconia - per il mio ultimo quadrimestre al liceo classico, mi dirigo verso le porte della scuola, di un verde ormai sbiadito, graffiato dai segni del tempo, che ha cristallizzato gli anni di vita di chi, come me, ha varcato questa soglia.
La fermata di un treno che condivido con migliaia di persone prima di me.

"Il nostro ultimo quadrimestre, ti rendi conto?" non faccio in tempo a mettere piede in aula che, nel punto in cui il corridoio principale si trova ad un incrocio, dalla mia destra, Chiara mi viene incontro aggrappandosi al collo.

"Sì e se non mi lasci credo che questo sia anche l'ultimo giorno per me..."

"Hai ragione" dice schioccandomi un bacio sulla guancia. Sospiro, mi guardo intorno e, come un rullino fotografico, scorrono i momenti trascorsi tra queste mura. Ho incontrato Chiara, che è diventata come una sorella, e ho Stefano, il mio migliore amico.

"Devi passarmi le versioni di greco, sono un disastro lo so, non aggiungere altro" eccolo nella sua imprevista e inaspettata puntualità - meno imprevista la richiesta di passargli le traduzioni.

"Devi essere proprio disperato, se sei arrivato così presto" lo stuzzico. Lui provvede a darmi un affettuoso colpetto sui capelli. Stefano perde puntualmente il bus, finendo per arrivare dieci minuti dopo il suono della campanella. All'ultimo anno i professori hanno perso la speranza.

"Non so come farei senza di te" aggiunge strappandomi dalle mani il quaderno ad anelli che sto sfilando dalla cartella. Non l'ho mai visto così agitato.

Stefano è il tipico ragazzo che, impegnandosi ai minimi livelli storici, riesce comunque a raggiungere un'onesta e decorosa sufficienza e, se studiasse anche solo un paio di ore al giorno, supererebbe tutti noi. In più, da quando si è invaghito di Irene, una ragazza del quarto anno, trascorre interi pomeriggi ad allenarsi per far colpo su di lei durante le ore di educazione fisica, in cui condividiamo la palestra con la sua classe.

"Non ti ho mai visto così in ansia per i compiti della Del Fuoco."

"Ti basta se ti dico: versione di greco come seconda prova alla maturità?" d'accordo. Tutta la classe, eccetto me, non l'ha presa bene. Ma, segretamente, non ho sperato altro. Vista la tradizionale alternanza, quest'anno avremmo dovuto affrontare il compito di latino, ma il ministero ha rimescolato le carte in gioco e, contro le aspettative e le speranze di tutti, uscirà una versione di greco.

"Togliti quel sorrisino dalla faccia, so che a te questo non tocca minimamente, visto che sei un genio..." è troppo preso a ricopiare i testi per fulminarmi con lo sguardo.

"Punto primo non sono un genio, punto secondo non ho alcun sorrisetto compiaciuto sulla faccia, e punto terzo... ok lo ammetto per me non è poi così terribile..."

"Non è poi così... ma ti senti? Hai solo dieci in greco! Per te l'anno è praticamente finito con questa materia" brontola, scuotendo il ciuffo biondo sulla fronte "neanche se marinassi la scuola fino all'ultimo giorno o saltassi solo le ore della Del Fuoco o... ma questo non accadrà mai... se ti innamorassi a tal punto da arrivare a non aprire più i libri, potresti abbassare la tua media" questa osservazione gli vale una gomitata nel fianco.

"Ok, me la sono meritata, ma sono davvero nella me..." prima che finisca la frase, la Del Fuoco entra in aula, il che ci spinge ad alzarci. Io e Stefano, come al solito, ci scambiamo occhiate furtive che commentano silenziosamente gli outfit della professoressa.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora