Atteggiamenti misteriosi

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"Tranquillo, sei preparato" continuo a rassicurarlo mentre sfoglia in preda al panico le pagine del libro di letteratura e gli appunti. Si regge la testa con le mani e ha le gambe intrecciate sul muretto davanti al parco della scuola, dove ci siamo trovati mezz'ora prima che suoni la campanella. 

L'odissea è iniziata la sera prima, dopo che sono tornata a casa, quando mi ha chiamata per raccontarmi della telefonata dei genitori che controllano puntualmente i suoi voti sul registro elettronico e, dopo averli informati della probabile interrogazione del giorno dopo, è entrato in paranoia. So per certo che non ha nulla da temere, ma comprendo che l'ansia da prestazione sia il suo punto debole. D'altronde è un calciatore, deve soffrirne quasi per natura.

"Me lo fai un sorriso?" gli chiedo dolcemente. Lui fa di meglio, dandomi un bacio.

"Andrà bene" lo rassicuro.

Quando entriamo in aula, Stefano sta camminando avanti e indietro davanti alla cattedra, a lunghe falcate, invece, Chiara non è ancora entrata.

"Stef" Manuel si avvicina "non è che sei più agitato di me?" scherza.

"Ieri sera ho fatto tardi. Abbiamo festeggiato i cinquant'anni di mio zio e come dire di no a una festa? E poi tu non lo conosci mio zio! È un mattatore e farebbe ubriacare persino una monaca!" scoppio a ridere. In effetti le borse sotto gli occhi raccontano qualcosa del genere.

"Lo sappiamo che sei il migliore della classe" lo incoraggia Manuel "dopo Brenda però" aggiunge scherzosamente facendomi l'occhiolino. Ma, proprio mentre guarda verso di me, viene catturato da qualcos'altro. Lo vedo uscire dall'aula e, contenendo la mia curiosità, mi avvicino a Stefano, anziché seguirlo.

"Chi c'era fuori?" chiedo.

"Non lo so" risponde sconsolato.

"Ma che ti prende Stef! Da quando voi maschi vi preoccupate dell'interrogazione di greco?" sbotto.

"Non lo so... forse è un appiglio per lamentarmi di qualcosa" aggiunge e lo colpisco con la spalla appoggiando la testa sulla sua, distraendomi dall'improvviso allontanamento di Manuel. La sua espressione non annunciava niente di rassicurante, ma non voglio intromettermi, aspetterò che sia lui a parlarmene... non ci credo neanch'io... Sospiro.

Quando entra la Del Fuoco, si sfila gli occhiali rapidamente, puntandoli contro di noi e ci ordina di spostarci. Manuel è appena rientrato e non capisce cosa stia succedendo, viste le nostre espressioni incredule.

"Prof, ma non dovrebbe interrogare?" azzarda Stef con voce esile e nervosa.

"Oh no, ma quale interrogazione? Compito a sorpresa!" annuncia con la sua voce acuta. Mi volto verso Chiara che è entrata da poco ed è già con la testa china sul banco, disperata. Manuel e Stefano si scambiano sguardi perplessi ed io inizio a separare il banco, arresa, soffermandomi sul calendario davanti a me. Manca poco, manca poco, dico tra me e me come fosse una formula meditativa.

A ricreazione usciamo dall'aula come fossimo stati rilasciati in libertà dopo dieci anni di prigione.

"Ho bisogno di qualcosa di forte" esplode Chiara. Stefano la segue e io e Manuel ci dirigiamo verso la scala antincendio.

"Com'è andata?" chiedo rannicchiandomi tra le sue gambe, dove mi accoglie con un abbraccio avvolgente.

"Avrei preferito l'interrogazione" ammette sorridendo ed io sono contenta di sentirlo sdrammatizzare.

"Conoscendo la Del Fuoco ti interrogherà presto..." aggrotta la fronte e sbuffa.

"Credo che mi stiano mettendo un po' troppo alla prova" commenta stropicciandosi gli occhi.

"A cosa ti riferisci?" non faccio a meno di chiedere. Ma lui sorvola l'argomento e veniamo raggiunti da Stefano e Chiara con i caffè.

"Grazie" dico dando un bacio affettuoso a Chiara che si siede al mio fianco, nel gradino sottostante.

"Manuel, vieni!" sentiamo dal cortile. Ci voltiamo tutti e quattro e sono sempre i ragazzi che improvvisano il pallone con le carte delle colazioni unite dallo scotch.

"Sarà che ho bisogno di sfogarmi, ma oggi li accontento" dice alzandosi, dopo aver posato le sue labbra sulle mie.

"Sfogarsi per cosa?" mi chiede Chiara. Alzo le spalle, sicuramente ha a che fare con la persona che ha raggiunto quella mattina, penso.

"D'accordo... chi viene oggi al White Wild?" cinguetta Chiara, guardandomi con i suoi occhi da cerbiatta.

"Io di sicuro" commenta Stefano mentre con la palettina raccoglie la schiuma dal fondo del bicchiere.

"E allora anch'io" aggiungo, con tanto di gioiosa, fragorosa esultanza di Chiara.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora