Chiarimenti

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"Chi..." dico sorpresa di vederla tutta infreddolita.

"Disturbo?" chiede timidamente, ma quando scorge Manuel la delusione le si dipinge in volto e questo basta per farmi sentire uno schifo.

"Forse è meglio che me ne vada" la prendo per un braccio.

"Dove credi di andare? Vieni qui..." i suoi occhi sono spenti, il suo sguardo è amareggiato, non è la Chiara spensierata e carismatica che conosco. Devo capire cosa stia passando.

"Posso?" chiede, nel lasciare il cappotto all'appendiabiti, con tono tagliente che le vale un mio sguardo altrettanto affilato.

"Chi, ma che ti prende?"

"Che mi prende? Che mi prende? Che è cambiato tutto!" la sua voce è rotta e la vedo coprirsi il volto con le mani, in cui nasconde le lacrime che prendono a rigarle le guance. Mi abbraccia, ma è un abbraccio disperato, che cela tutto quello che non vuole dire ad alta voce perché significherebbe accettarlo. Per osmosi, nel vederla così, salgono le lacrime anche a me.

"Qualunque cosa sia Chiara, passerà... ci sono io con te" si stacca lentamente da me, ancora singhiozzante.

"Vieni, c'è qualcosa che ti aspetta e che non puoi rifiutare..." cerco di sollevarle il morale.

"Che cos'è?" mugugna mentre si stropiccia gli occhi umidi.

"Una coppa di gelato al pistacchio e al cioccolato" e scoppia a ridere.

***

La sveglia pone fine all'unica ora di sonno di una notte in cui non ho chiuso occhio. Ora per l'interrogazione di biologia, ora per l'incontro di mia madre con la Del Fuoco, ora per i momenti trascorsi con Manuel sul mio letto, che mi hanno anche alzato la temperatura corporea, ora per il bacio rubato che mi ha schioccato sull'uscio della porta – il suo modo di darmi la buonanotte, aveva aggiunto - ora per Chiara. Mi alzo con balzo deciso alla ora o mai più e mi intrufolo in bagno.

Il mio volto tradisce evidenti segni di una notte insonne e anche oggi devo ricorrere ai cosmetici per attenuare gli effetti troppo naturali. Poi arriva il momento critico del cosa indossare. Opto per un maglione verde petrolio, un paio di calze di lana e lo stivale. Prendo il telefono per controllare che ore siano, almeno non sono in ritardo. Ho bisogno della mia dose di energie quotidiana per affrontare la giornata scolastica, prima di scendere a fare colazione mi assicuro che nella borsa ci sia tutto e, una volta tranquilla, vado in cucina.

"Buongiorno" mamma è già in attesa che salga il caffè, la saluto affettuosamente con un bacio. Mio fratello ancora a dormire...

"Giornata pesante oggi?"

"Speriamo che vada bene l'interrogazione di biologia... la tua?"

"Speriamo la solita..."

Riempiamo le rispettive tazze di latte e caffè, poi, mentre lei finisce di prepararsi, io mi incarico di sollecitare mio fratello perché si alzi dal letto e non ci faccia fare tardi. Quando arriviamo a scuola, sono rincuorata dal vedere Stefano e Chiara abbracciarsi sui gradoni dell'ingresso centrale. Mi unisco a loro.

"Mi era mancato questo triplo abbraccio" ammette Stefano.

"Sei tu che ti sei fidanzato con una ragazza gelosa" puntualizzo.

"Ex ragazza gelosa" mi stacco improvvisamente da loro.

"Che?"

"Ex ragazza" ribatte fiero.

"E io che credevo che fossi cambiato" alzo gli occhi al cielo. Stefano sorride guardando Chiara.

"Ma che ci faccio con una ragazza se ho voi due? E a maggior ragione, se mi tiene lontano da voi non merita alcuna mia attenzione" dice con voce sicura mentre con le braccia intorno alle nostre spalle ci guida dentro.

Prima di varcare l'ingresso, noto una ragazza che ci sta fissando dal parcheggio, è proprio Irene che, dall'espressione prima infastidita, poi corrucciata, ci scruta avidamente.
"Che c'è?" Stefano e Chiara si voltano per guardare nella stessa direzione del mio sguardo. Davanti a Irene, Stefano non aggiunge nulla, mi avvolge le spalle con il braccio e ci porta dentro. Un gesto che interpreto come la sicurezza di una scelta, la scelta di un'amicizia al posto di una relazione insidiata da gelosia e sfiducia.

Non mi sorprende che sia finita in così poco tempo e questo l'avevo capito già da quell'aperitivo, quando aveva supposto che ci fosse qualcosa tra me e Stefano o tra Stefano e Chiara. Prendiamo i nostri posti e prima che posi la cartella sul banco, vedo entrare Manuel.

Non si risparmia di riservarmi uno dei suoi sguardi di fuoco, ma non posso dirmi del tutto innocente. Quella mattina ho scelto di indossare la sua sciarpa. Ci incontriamo in fondo alla classe, dove si trova il suo banco e dove io mi accingo a sistemare il cappotto all'appendiabiti.

"Finalmente posso vedertela indossare" afferma intrecciandosi le braccia al petto e appoggiandosi con una spalla al muro tra i soprabiti dei nostri compagni di classe.

"Approfitto prima che il freddo vada via del tutto" si avvicina discretamente al mio collo, senza dare troppo all'occhio.

"Mi piace sentire il mio profumo su di te" sussulto. Mi sembra di vivere in una bolla atemporale e improvvisamente tutto il tempo che manca perché la scuola finisca, perché prendiamo coscienza del nostro rapporto, dei nostri sentimenti, delle nostre vite mi sembra ingombrante, ingombrante per non farmi capire a pieno quello che sto provando, per non farmi godere a pieno la luce che sento dentro di me accendersi quando sono vista da lui.

"Buongiorno" la professoressa di scienze entra dando subito inizio alla lezione e alle interrogazioni. Io, Natalia e Simone veniamo chiamati. Se io me lo aspettavo, i miei compagni di classe – dai loro occhi sgranati e dalla repulsione ad alzarsi per raggiungere la cattedra – no.

"Per essere un ultimo anno pensavo meglio" commenta scettica dopo che abbiamo concluso le nostre esposizioni. Con gli occhiali a mezzaluna infilati sulla punta del naso, i suoi capelli a caschetto, esamina scrupolosamente più volte il registro elettronico, per assicurarsi di aver inserito il voto al nome corrispondente. Mi siedo al mio posto, accanto a Stefano che mi avvicina la mano stretta in un pungo, che ricambio.

Al suono della campanella, Natalia si para davanti al mio banco prima che mi appresti ad uscire.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora