Domenica con te (3)

62 1 1
                                    

Quando arriviamo a casa di Manuel, grazie alla posizione che ci ha inviato Stefano, ci troviamo davanti ad una villa indipendente, stile liberty, piantumata. Immediatamente mi sembra un luogo estraneo alle coordinate dello spazio e del tempo.

"Bren!" Chiara, avanti a me, mi sta guardando scettica "che fai lì impalata?"

"Eccomi" mi affretto ad aggiungere. La squadra di calcio mette a disposizione appartamenti del genere e sono in serie B... A cosa deve essere abituato in serie A? Manuel ci accoglie educatamente alla porta. Chiara si alza in punta di piedi per salutarlo affettuosamente con un bacio, creando un precedente perché mi comporti analogamente. Prende la torta che gli offre e poi arriva il mio turno.

"L'offerente aggiunge il gelato alla torta" dico sarcastica alzandomi in punta di piedi, ma prima che avvicini le mie labbra al suo viso, lui si china su di me per destinarmi un bacio sul collo.

Si scosta improvvisamente da me, con il terrore negli occhi, come se avesse fatto qualcosa contro il suo volere e anche contro il mio. Si porta una mano dietro la nuca dove inizia a grattarsi distrattamente, come fosse in imbarazzo. Sorrido timidamente, cercando di tranquillizzarlo.

Ci siamo solo coordinati male con il saluto, io mi sono alzata in punta di piedi, lui si è chinato per salutarmi e i nostri corpi si sono incontrati nel punto sbagliato, o forse, i corpi stavano cercando di concludere qualcosa ancora prima che decidessimo noi.

"Come va la caviglia?" chiede mentre richiude il portone bianco dietro di sé. All'interno la casa è ancora più bella, vengo improvvisamente accolta da un abbraccio, una luce calda, che emana calore. Il parquet si srotola ai miei piedi e ricopre, a quanto pare, tutte le stanze della villa.

Manuel mi fa segno di dirigermi alla sua destra, dove si trova una sala, dall'arredamento moderno in cui dominano l'écru e il beige, il che contribuisce ad accrescere la sensazione di accoglienza. In tutto quel clima rilassante e suggestivo, ovviamente Stefano è sovrano. Lo trovo infatti perfettamente a suo agio sprofondato sulla poltrona da cui ci aveva chiamate.

"Bren!" la sua mano si solleva dallo schienale. Lo raggiungo.

"Fammi indovinare... ancora postumi della serata?" lo stuzzico.

"Ma quali postumi, qui si sta divinamente!" dice mentre sorseggia qualcosa. Lo guardo con espressione accigliata.

"È tè" spiega Manuel.

"T...tè?"

"Sì, lo ha chiesto espressamente..."

"Stefano Balestri cosa ti è successo?" chiedo incuriosita, intanto Chiara si è già messa sui libri, come volesse restare estranea alla conversazione.

"Mi sento un lord" dice atteggiandosi da uomo di altri tempi. Sbuffo e lo lascio alla sua recita, andando a sedermi vicino a Chiara, tutta presa dallo studio.

"Ma non ci sono coinquilini?" chiedo.

"Ma quali coinquilini!" ribatte Stefano, che sembra tornato in sé "è tutto suo" sposto lo sguardo da Stef a Manuel. Che vuol dire che è tutto suo? Manuel torna a mani vuote – deve aver sistemato i nostri omaggi – e sorride all'affermazione di Stefano, avanzando verso di noi con le mani in tasca.

"Hai presente quando ti ho detto che i miei genitori si sentono più tranquilli a sapermi in una scuola pubblica?" annuisco "Ecco, questo" continua roteando gli occhi per indicare lo spazio circostante "rientra anche nei loro parametri di tranquillità" dice mimando le virgolette in aria "così possono venire a controllarmi quando vogliono, visto che l'hanno affittata loro, per me, senza dovermi avvisare" è tutto molto ironico e... paradossale, ma ha senso.

"Ok, non hanno poi tutti i torti..." mi sbilancio.

"Che vuoi dire?"chiede con sguardo accigliato.

" Che hanno ragione a doverti controllare" incalzo.

"Non credi che io sia un ragazzo in gamba e affidabile?" c'è un tono provocatorio nella sua voce.

"Non ti conosco abbastanza per poterlo dire, ma è sempre bene tenere sotto controllo i propri figli" ribatto facendo spallucce. Lui mi guarda come se volessi alludere ad altro, ed in effetti è così.

"Ok, adesso sta parlando la professoressa che è in lei" interviene Stefano alzandosi "basta così, mettiamoci a studiare e aiutiamo Chiara" Chiara, appena si sente chiamata in causa, alza gli occhi dal libro per rivolgere un sorriso a Stefano.

"Avete ragione, intanto vi porto un po' di torta. Il giusto carburante" dice sfregandosi le mani.

"Ti aiuto" propongo. Lui sembra sorpreso dalla mia iniziativa e mi fa cenno di seguirlo.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora