Un ballo frainteso

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Nel frangente in cui mi volto nella direzione in cui è puntato il dito di Chiara e lo riconosco, lo vedo spiccare tra la folla come un dio. È bellissimo. Ha una camicia bianca, leggermente sbottonata e dei pantaloni neri che definiscono a perfezione il suo fisico.

Fortunatamente è distante e non posso cogliere o soffermarmi su altri dettagli. Tuttavia, una stretta allo stomaco, come un morso improvviso, non mi lascia. Sono combattuta tra l'istinto di andare da lui e la sensazione di aver rovinato tutto per aver messo in chiaro le cose senza che seguissero il loro corso naturale. Faccio un respiro profondo.

Non voglio sprecare questa serata pensando a lui o all'attrazione irrefrenabile che sento crescere e divampare dentro di me. Perché Stefano ci mette tanto con quei drink?

"Brenda!" mi volto, distogliendo lo sguardo da Manuel. È Raul. Mi scruta con i suoi occhi verdi, sui quali ricadono dei ribelli riccioli biondi, non domati dal gel.

"Come va la caviglia?" chiede indicandola con lo sguardo.

"Va" dico mettendo in mostra i miei anfibi, le uniche scarpe che potevo abbinare in modo non del tutto indecente ad un tubino.

"Sei bellissima" mentre lo dice affonda il suo volto nei miei capelli, per poi schioccarmi un bacio sulla guancia. Guardo Chiara, al mio fianco, alquanto imbarazzata, cercando in lei un appiglio per sottrarmi a quella profusione di affetto inaspettato. Vedo che lei sta per afferrarmi un braccio, ma non riesce perché viene catturata da altro. Da lui.

"Alessandro" pronuncia il suo nome schiudendo leggermente le labbra, nome che non avrei intuito se non avessi conosciuto il ragazzo che si ritrova davanti e che lei sta contemplando in uno stato di totale adorazione, come fosse l'unico uomo sulla terra.

D'accordo. Alessandro è un ragazzo molto affascinante e suo primo amore. E questa sera è vestito proprio come piace a Chiara, con i capelli scuri scompigliati, la camicia sbottonata sul petto e i jeans – quasi interamente – strappati. Lei è tipo da ragazzi sesso e rock'n'roll – e qui ometto volutamente "droga" perché è contraria alle droghe, come me. La musica si fa più alta, il deejay inizia con la playlist reggaeton, io e Chiara ci guardiamo di nuovo. Abbiamo detto che quella sera avremmo pensato a divertirci.

E lo avremmo fatto. Lei si lancia in pista con Alessandro ed io con Raul. Mi piace ballare, non ho mai studiato danza ma, sin da bambina, a casa ho sempre improvvisato coreografie lasciandomi cullare dalla musica. E così faccio ancora adesso. Non ho bisogno di alcol e di nessun altro tipo di stordimenti per disinibirmi, per me ballare è naturale.

Tuttavia, non sempre riuscivo a lasciarmi andare del tutto. Se ballavi nella semplice e pura spensieratezza scattava qualcosa nella mente dei ragazzi, per loro era un messaggio in codice – che sembrava corrispondere solo alla loro (de)mente – secondo cui li invitavi ad avvicinarsi, a toccarti e automaticamente a provarci. Ma Raul era un mio amico e non mi infastidiva che ballasse con me. Mima qualcosa con le labbra che non capisco e tendo l'orecchio verso di lui perché ripeta.

"Ci spostiamo più al centro?" annuisco alla sua proposta. Cerco Chiara con lo sguardo, non vorrei perderla di vista. So che può trasformarsi da un momento all'altro nella persona più irascibile di questo mondo quando è con Alessandro, così come restare la ragazza più dolce che io conosca.

Non approvo il loro rapporto, è decisamente la classica relazione tossica. Si mettono insieme, si autodistruggono, si lasciano e poi si ricercano. Ma non sono nessuno per dirle chi deve o non deve frequentare, voglio solo essere l'amica su cui sa di poter contare per gioire delle scelte giuste o piangere per quelle sbagliate. Le avremmo affrontate e superate insieme.

Raul mi prende per mano, raggiungiamo uno spazio in cui possiamo respirare, senza troppe persone intorno. Mi scosto i capelli tutti da un lato, sulla spalla, ho la schiena sudata, nonostante la pelle scoperta. In quel momento, Raul avanza verso di me e mi circonda i fianchi con un braccio, costringendomi a stringermi a lui.

Mi viene da ridere, è una situazione imbarazzante trovare la sua bocca a un centimetro dalla mia e, potrei giurare, che sarebbe esilarante anche vedermi allo specchio nella posizione in cui mi trovo, con il corpo stretto a lui per via del braccio che mi avvinghia e la testa inclinata all'indietro per evitare un contatto tra le nostre bocche.

"Sei bellissima" dice nuovamente, ma questa volta lo sussurra sul mio collo.

"Raul" cerco di svincolarmi dalla stretta, ma lui insiste. A questo punto mi servo di entrambe le mani per respingerlo.

"Aspetta" ansima. Ma io non ho intenzione di restare ancora tra le sue braccia, è ubriaco e non sa quel che fa.

"Non respiro" lo respingo a fatica, mentre la punta della sua lingua sta per tracciare un contatto sul mio collo.

"Brenda, non ti avevo vista" dietro Raul si materializza Manuel. La sua calma è spiazzante, la voce è gelida, l'espressione glaciale. Ma non ci sono tracce di supponenza o disprezzo che avevo percepito la scorsa mattina. Le luci al centro del locale mi permettono di vederlo nella sua integrità. Lo sguardo di fuoco e la mascella contratta non tolgono nulla alla bellezza del suo viso, maturo per la sua età, scolpito alla perfezione da due zigomi che svettano e che risaltano i suoi occhi scuri. Le labbra, carnose, sembrano fremere per pronunciarsi in qualcos'altro da dire.

"Che cosa vuoi? Sta ballando con me" Raul finalmente mi lascia, io posso tornare a respirare ma il modo minaccioso in cui si rivolge a Manuel mi preoccupa. Manuel è stranamente calmo, mentre Raul mi rivendica come fossi un oggetto di sua proprietà. Sono stanca di questi giochetti da parte dei ragazzi. Fino a dodici anni si contendono la loro padronanza su carte, soldatini e macchinine da scambiarsi e, quando passano allo step successivo – adolescenza e poi, per alcuni, la maturità – credono di potersi appropriare delle donne.

"Non credo che abbia voglia di ballare" ribatte deciso Manuel.

"Ma chi ti credi di essere? Sei arrivato da quanto? Una settimana? E vanti chissà quali pretese!"

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