"Ti sta benissimo Bren!" sono in videochiamata con Chiara. Ho indossato il tubino che ho scelto al negozio in cui abbiamo conosciuto Nahoko. Mi osservo in diverse angolazioni. Chiara ha ragione. Mi piace. Aderente, poco sopra il ginocchio, in cui le rifiniture si arricciano così da poter regolare la lunghezza a proprio gusto. Chiara mi incoraggia ad alzare il livello di sensualità e accorciarlo, ma io opto per lasciarlo così come lo indosso adesso, sopra al ginocchio.
"Ok, lo prendo!"
"Sìììì" esulta come avessimo vinto un campionato. A proposito di campionato... mi ricordo dei biglietti regalati da Manuel e dell'articolo che avevo dimenticato di leggere.
"Chi, cosa fai domani pomeriggio?"
"Be' vengo da te così ci prepariamo per la serata..." risponde come fosse ovvio. Prendo lo smartphone perché possa inquadrare la mia espressione contrariata.
"Niente impalcature o faremo concorrenza a Natalia e al suo gruppetto" la scimmiotto.
"Ok, però sai, tra capelli, abito e un filo di trucco..." divaga con lo sguardo in un punto in alto, presa da qualcosa, per poi aggiungere "ma se non ci trucchiamo il sabato sera, ora che abbiamo diciotto anni, quando ci trucchiamo?!" ok, è una protesta quella.
"Va bene, va bene. Ma non sarà qualcosa che ci terrà impegnate tutto il pomeriggio. Vuoi venire con me a vedere la prima partita di Manuel?" ora il suo volto sembra decisamente schiacciato contro la camera del suo cellulare.
"Ti ha chiesto di andare a vederlo?!?!" chiede, ma suona più come un'affermazione che ha bisogno di ripetere per assicurarsi di averla compresa davvero.
"Mi ha regalato dei pass per la tribuna, non sono solo per me ma anche per chi voglio che venga con me..." spiego in tutta tranquillità.
"È ovvio, mica poteva regalartene uno e lasciarti un'ora e mezza da sola in uno stadio in cui probabilmente saranno solo uomini!" mi rimprovera.
"Chi non c'è da scaldarsi più di tanto, tra noi le cose sono state chiarite."
"Chia...chiarite?" non so se è la luce del telefono o se è davvero sbiancata.
"Chiarite..." ribatto.
"Cosa avete chiarito? Non dirmi che, come al solito, hai messo in chiaro le cose prima che fossero definite, nitide, prima che ci capisca qualcosa tu insomma..." si porta le mani agli occhi.
"Ho intuito che piega stessero prendendo..." aggiungo. Lei sbatte la testa su un piano, forse la sua scrivania.
"Se fossi stata in lui, mi sarei ripresa i biglietti, non li meriti!" impreca. Scoppio a ridere.
"Allora, ci vieni o no?"
"Solo perché spero di farti porre rimedio alla cosa, assicurandomi che almeno lo saluti e lo ringrazi e magari ti complimenti anche per la partita, a prescindere da come sarà..."
"Molto premuroso da parte tua" alzo gli occhi al cielo "ora vado a..."
"Bren!" rialza immediatamente il capo dalla superficie su cui si era lasciata andare "è ancora valida la proposta che mi hai fatto oggi?"
"Quella di aiutarti in storia?"
"Sì" dice con tono disperato.
"Certo..."
"Allora ti va di fermarti da me domani sera, dopo la festa, così ti assicuri che io mi svegli e studi tutto il giorno?" scoppio a ridere.
"Chiara se non ti conoscessi e temessi che effettivamente rischieresti di dimenticarti dell'interrogazione rifiuterei..."
"Ti amo... e poi io ti accompagno allo stadio" puntualizza con una ritrovata aria di superiorità.
"La ringrazio e non saremo sole..."
"Be' nessuno fa il tifo come lo faccio io..." so che Chiara vuole avere sempre ragione e l'ultima parola così mi rassegno, la saluto e ci diamo appuntamento per il giorno dopo. Mi sollevo dal letto e non tarda a diramarsi per tutta la gamba il dolore che parte dalla caviglia. Devo essermi sforzata troppo, oggi.
Non posso guidare fino al centro commerciale, né chiedere a mia madre di accompagnarmici quando rientra da lavoro. Decido di chiamare Nahoko. Le chiedo se posso pagare il vestito la mattina seguente. Con la gentilezza che le è propria - e che intuisco essere la sua peculiarità - me lo concede. Ricado sul letto. Se solo non avessi accettato di sfidarla... dovrei essere arrabbiata, furiosa, eppure percepisco solo una calma che mi fa chiudere gli occhi e lasciare andare.
Vedo le mani di Manuel prendermi per i fianchi e spingermi contro il suo corpo, assicurarsi che stia bene venendo a trovarmi a casa con il mio dolce preferito, la sua premura e poi quella scenata di gelosia... vorrei dormirci su, ma sento la voce di mio fratello che chiama il mio nome. Balzo giù dal letto, ma prima che io raggiunga la porta della mia stanza per uscire e andargli incontro, piomba nella mia camera.
"Bren, ho preso otto al compito di italiano!" resta sulla porta euforico. Gli do il cinque e lo abbraccio.
"Sei contento?"
"Grazie!" dice abbracciandomi... gesto alquanto raro da parte sua se non incentivato, per cui lo apprezzo doppiamente.
"Però, adesso, fammi una promessa" si stacca da me per guardarmi negli occhi "io ti aiuterò tutte le volte che vuoi, ma ti prego, non più all'una di notte il giorno prima di un compito!" dico implorante.
"Tutte le volte che voglio?" ho idea che finirò sui suoi libri proprio adesso.
"Mi aiuti a tradurre le frasi di greco sull'aoristo secondo?" contenta che me lo abbia chiesto, senza aggiungere altro, raggiungo la sua stanza e iniziamo a dedicarci alla mia materia preferita.
Le raccomandazioni di mia madre sono ai limiti dello sfinimento illegale, ma comprendo la preoccupazione di lasciarmi andare nella mia situazione. Anzi, credevo proprio che si opponesse consigliandomi - leggasi costringendomi - a restare a casa, ma ho proprio bisogno di staccare, di trascorrere una serata con i miei amici e lei deve averlo compreso.
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Un amore da serie A
ChickLitL'ultimo anno di scuola per Brenda significa iniziare a vivere davvero, lasciandosi alle spalle gli anni più complicati. Non è disposta a farsi distrarre da nessuno per raggiungere il suo obiettivo, diplomarsi con il massimo dei voti così da vincer...