Test a sorpresa

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Il microcosmo della classe per me si riduce a Chiara e Stefano. Ci sono delle comparse, alcuni membri che si relazionano con me solo per chiedere aiuto in greco, materia oscura per la maggior parte di loro, e poi c'è Natalia con le sue due amiche isteriche, Martina e Gaia. Questa divisione è sorta proprio a causa sua, quando al secondo anno di liceo si è autoeletta a rappresentante di classe, visto che non c'erano altri candidati.

Ma frequentando i consigli di istituto e ricevendo le attenzioni dei più grandi, si era creata un mito, che faceva gola alle ragazze più insicure di lei. Io non mi sono mai abbassata ai suoi piedi e questo non le è mai andato a genio, finché non ha deciso di farmela pagare baciando spudoratamente davanti a me il ragazzo con cui mi stavo frequentando, il primo ragazzo con cui mi stessi frequentando davvero. Non odio Natalia, non l'ho mai odiata né provo repulsione. Solo pena.

Ma ogni volta che un ragazzo ha dimostrato attenzione verso di me, non è mai passato inosservato a nessuno che Natalia si sia intromessa con la sua spavalderia, la sua procacità, che sfocia a tratti nella volgarità, perché distogliesse l'attenzione da me. E le ho sempre lasciato la strada libera, ripetendomi che, se preferiscono lei, allora non sono interessati realmente a me. Tuttavia, per la prima volta, questa mattina, ho provato qualcosa verso di lei, qualcosa che non è stata pura indifferenza nel modo in cui ha cercato di marcare la sua zona anche intorno a Manuel.

"Buongiorno, spostate i banchi!" il colore del giorno scelto dalla Del Fuoco è il rosso, in tinta non solo con il suo cognome, ma anche con l'improvviso incarnato dei volti di tutti che si accendono al suono di quelle parole. A me, invece, pare di sbiancare. D'altronde, a ribaltare e alterare le mie temperature corporee ci ha pensato poco prima Manuel Medina. Non riesco a trattenermi e mi giro, voglio osservare la sua espressione, controllare se si stia comportando in maniera del tutto normale - e questo significherebbe che per lui è normale baciare chiunque quando voglia e ovunque voglia - o se anche lui è assorto nei pensieri e non ha dato alcun peso alle parole della prof. Lo vedo con le braccia sul banco, mentre con una mano si regge la testa e con l'altra giocherella con la matita.

"Manuel!" sussulto come avesse chiamato me, risvegliandomi da un sonno profondo. Ma che mi prende? Non mi riconosco, non sono lucida, sono assorta nei miei pensieri, non attenta a quello che mi accade intorno, ma immersa nelle mie fantasie che ruotano intorno a Manuel. Forse è il momento di confidarmi con Chiara o Maria o mia madre.

Non Stefano. In queste occasioni gli uomini sono in grado di instaurare una solidarietà che va al di là di ogni capacità o tentativo femminile di annullarla e in questo sono ammirevoli, mentre noi donne non facciamo altro che farci la guerra, pestando qualsiasi forma di solidarietà che ci farebbe sentire unite. Almeno questo posso dire io, con la mia esperienza.

"Vieni qui davanti. Ti ho preparato un test di ingresso. Intanto hai per me quello che ti ho chiesto ieri?" Manuel sembra distratto. Cammina come avesse piedi di piombo.

"La lettera di presentazione e il pagellino del trimestre, molto bene" la Del Fuoco è la nostra coordinatrice di classe, immagino che debba essere per quello che l'ha richiesta lei.

"Bene. Mmh. Bene. Bene" ripete mentre fa scorrere il dito su quelli che devono essere i voti nella griglia.

"Questo dobbiamo rimediarlo" Manuel è accanto a lei e sorride, come per assecondarla "Balestri vai in fondo, Manuel siediti qui, voglio assicurarmi che non copi" dice con naturalezza, il che fa ridere tutta la classe, me compresa. Manuel non se lo fa ripetere due volte e prende posto accanto a me, posto che Stefano, altrettanto, non si dispiace di liberare per fuggire in fondo.

"Brenda non suggerire!" mi intima e io alzo le mani in segno di resa. Manuel sorride ancora "è una delle migliori in greco" aggiunge lei facendomi arrossire. Non gliel'ho mai sentito dire davanti a tutti. Ai consigli ha sempre tessuto sì le mie lodi, tuttavia, senza lasciarsi andare calorosamente, come se avesse temuto che, consapevole della mia bravura, avrei potuto cedere, lasciarmi andare. In realtà ho sempre trovato il greco complementare a me. Ne sono rimasta affascinata dal primo giorno di scuola, quando vidi l'insegnante del biennio disegnare quelle lettere dai lineamenti dolci, rotondi che sembravano danzare sulla lavagna come se incastrassero davvero la voce e la musica di un popolo passato e sempre presente.

"Si è dimenticata di me!" la voce di Natalia, piccata, si leva risoluta.

"Ho detto una delle migliori" le risponde la prof senza degnarla di uno sguardo. Un gesto che vale più di qualsiasi altra parola. Un brusio di voci è zittito dalla Del Fuoco che consegna il test a Manuel e anche a noi. Lo esamino, è una griglia di verbi da trasformare nel tempo, modo, persona e diatesi richiesti. Scatta qualcosa in me, quando ritrovo davanti quelle che sembrano formule da codificare e decriptare. Concludo in dieci minuti senza rendermene conto, per me è un gioco - e non nel senso spocchioso del termine - ma è come risolvere un cubo di Rubik o le parole crociate in uno schema libero e mi assorbe a tal punto che posso dimenticare quello che mi circonda.

Con la coda dell'occhio, noto Manuel in difficoltà. Tuttavia, al contrario di chi sfoga la propria ansia agitando le gambe o torturando una penna o attorcigliandosi i capelli o picchiettando nervosamente le dita sul banco, lui, sebbene visibilmente in difficoltà, ha un autocontrollo che non lascia trasparire nulla. Potrei credere che si stia prendendo tutto il tempo del mondo perché non ha fretta.

Intercetto la Del Fuoco che - come al solito durante le sue verifiche passeggia tra i banchi per assicurarsi che nessuno possa imbrogliare - si trova proprio dietro a Stefano. Sto per chiedergli se ha bisogno di qualche suggerimento, quando si alza e posa sulla cattedra il foglio. Anziché uscire dall'aula, come facevamo tutti dopo esserci liberati di un compito, Manuel appunta qualcosa sul foglio bianco che ha inserito come supporto a quello consegnato dalla prof e la chiama. Parla sottovoce per non distrarre gli altri, ma io, lì vicino, riesco a sentire:

"Il greco non è il mio forte, ma ho segnato quello che non ho compilato. Prometto che recupererò e la sorprenderò" la Del Fuoco ne deve essere proprio lusingata perché per la prima volta in tre anni la vedo arrossire, compiaciuta e soddisfatta di quello che le è stato detto. Mi sfugge un sorriso che a lui non passa inosservato.

"Brenda, tu hai finito?" mi chiede la prof mentre è ancora vicino a lui. Annuisco sorridendole.

"Allora andate fuori, vi raggiungo tra poco."

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora