"Be'? Sei contenta di averci umiliati?" esordisce con le mani sui fianchi e l'aria altezzosa guardandomi dall'alto in basso.
"Come?" rispondo incredula.
"Quando ti sei resa conto che non eravamo preparati quanto te, potevi evitare di mostrarti superiore" sostiene con tono aggressivo, portandosi le mani ai fianchi.
"Stai esagerando" interviene Stefano, ma lo fermo con una mano. Ora siamo occhi negli occhi.
"Ascoltami bene, e poi non ti azzardare più a rivolgermi la parola" traggo un certo e sorprendente piacere nel vederla sussultare "in tutti questi anni non ti ho mai detto niente, ti ho lasciato fare, ti ho lasciato avere la meglio sui ragazzi con cui mi frequentavo o con cui avrei potuto farlo se non ti fossi intromessa tu. Ti ho lasciato persino appropriarti dell'idea della festa a tema e ti ho perdonato anche la distorsione che mi hai procurato quando ti sei finta dolorante, dopo che mi hai sfidata" a questo punto sento il petto gonfio di un ardore che non mi fa tornare indietro.
Avanzo verso di lei con una decisione tale che la costringo a retrocedere e a spostare le braccia dai fianchi - in posizione offensiva - lungo i fianchi - in posizione remissiva.
"Non ti permetto di attaccarmi in questo modo. Io non ti devo niente, se io sono un tuo problema, non voglio minimamente che tu sia il mio. Per me sei indifferente e anche se è evidente che io non potrò mai esserlo ai tuoi occhi, cerca di sforzarti. Mancano solo pochi mesi e poi prenderemo strade diverse senza essere obbligate a trascorrere cinque fottute ore insieme. Ci siamo capite? Stai alla larga da me e dai miei amici" e sottolineo la parola amici.
Lei deve aver afferrato il mio riferimento, dal momento che rivolge il suo sguardo, che da leonessa si è convertito immediatamente in quello di una gazzella intrappolata dal suo predatore, a Manuel. Quando mi volto e le do le spalle, gli occhi di tutta la classe sono puntati su di me e, fortunatamente, il docente di arte ancora non è nei paraggi così posso approfittare per fare un giro e sbollire.
Raggiungo Maria al bar, dove la trovo indaffarata, ma sempre con un sorriso per me.
"Ehi fanciulla, cosa posso offrirti?" mi chiede entusiasta. Ma io sono sgonfia. È come se il confronto con Natalia avesse esaurito tutte le forze con cui mi sono proposta di affrontare la giornata.
"Oggi non c'è il prof di arte" aggiunge, probabilmente pensando di risollevarmi il morale.
"Ehi" Manuel arriva con le mani infilate nelle tasche dei jeans, il golfino che nasconde una camicia, il cui colletto abbraccia il suo imponente collo perfetto.
"Caffè, Manuel?" lo incalza Maria e lui non rifiuta. Lo raggiungo scendendo il gradino della pedana che rialza il retro del bar.
"Come stai?" apprezzo la premura che mi riserva ogni volta. E, quando i nostri occhi tornano a saldarsi per via dell'intensità che scatenano quando si incontrano, non faccio a meno di prenderlo per mano, portarlo via da lì.
Lui, divertito, mi segue. Non ho voglia di parlare, né di spiegare come mi senta. Sono un fascio di nervi, ma al tempo stesso, mi sento incomprensibilmente sicura di me, di quello che voglio. Difendere ciò a cui tengo. E anche lui rientra nel territorio che voglio difendere.
Scendiamo in cortile e da lì ci infiliamo nel magazzino della palestra, vuota a quest'ora. Osservo, famelico, il suo sguardo che, seppur intuisca le mie intenzioni, non fa nulla che non sia io a cominciare.
Mi alzo in punta di piedi per sfamare la mia voglia di baciarlo dal primo istante in cui ha varcato la soglia della porta dell'aula questa mattina, ma non è nulla in confronto alla passione che mi dimostra lui, afferrandomi per le gambe - senza dividere le nostre labbra perfettamente sintonizzate sulla stessa onda di emozione e desiderio che nutriamo e sfamiamo ora congiungendoci, ora allontanandoci per scrutarci e assicurarci di volerlo - mi spinge contro il muro.
Le mie mani circondano il suo collo finendo per scorrere sulla sua nuca e accarezzarlo. Manuel china il capo all'indietro, lasciandosi cullare. Ha gli occhi chiusi e il respiro affannato. Quando li apre per proiettarli nei miei, sono preda del suo narcotico effetto, mi piace usare la sua definizione per descrivere la nostra elettricità.
"Sono il tuo ragazzo, Brenda" soffia quelle parole nella mia bocca dischiusa e ancora gonfia per i suoi baci appassionati e voraci.
"Se non vuoi essere la mia ragazza, mi basta sapere che sono tuo" sento il cuore accelerare. È troppo. E anche troppo bello. Se ho abbandonato l'idea e la speranza di innamorarmi, ora Manuel sta ribaltando tutto. E all'improvviso. Quando ho deciso di concentrarmi solo sulla scuola e il mio futuro.
"Questo significa che stai rinunciando a qualsiasi relazione con un'altra ragazza per...me?" chiedo ingenuamente.
"Ma quale altra ragazza, Brenda" replica divertito "non mi serve sapere che c'è un'altra ragazza se non posso avere tutti per me i tuoi occhi ora verdi, ora nocciola, infilare le mani nei tuoi capelli, averti solo per me quando mi spieghi tutto della letteratura greca" scoppio a ridere.
"Non mi serve altro Brenda. Voglio te. E se hai ancora bisogno di tempo per capire che sono la persona che aspetti da sempre>" dice con egocentrico sarcasmo "io aspetterò tutto il tempo che serve, senza renderti la vita facile, ovviamente" e così aggiungendo, traccia una linea con la punta della lingua dal mio collo alla clavicola.
"Sempre il solito modesto" riesco a dire mentre mi contorco dal piacere.
"Sono modestamente consapevole di sapere quello che voglio" e anche se mi costa ammetterlo la sua sicurezza mi fa bene, sento che mi aiuta a raggiungere e affermare la mia.
Prima che possiamo inoltrarci e smarrirci in altre effusioni, percepiamo dei rumori che ci costringono a scappare, defilati, dalla porta attraverso cui siamo entrati. Facciamo finta di niente e attraversiamo il cortile, sperando che nessuno ci abbia visti.
Quando controllo l'ora al telefono, mi accorgo che sono le dieci e vedo che è arrivata anche la notifica del voto di scienze.
"Allora, quanto ti ha messo? Nove o dieci?" scimmiotta.
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Un amore da serie A
ChickLitL'ultimo anno di scuola per Brenda significa iniziare a vivere davvero, lasciandosi alle spalle gli anni più complicati. Non è disposta a farsi distrarre da nessuno per raggiungere il suo obiettivo, diplomarsi con il massimo dei voti così da vincer...