È questo il tuo sogno?

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"Non riesco a trovare questa parola" mi dice dopo un po'. Abbiamo stabilito che non ci confronteremo finché non avremo finito. Sono poche righe, per cui non dovremmo impiegarci molto ad archiviare la traduzione per concentrarci su altro. Mi avvicino a lui, che mi indica sulla fotocopia la parola. Gli mostro come va cercata sul vocabolario e lui ammette di aver sempre confuso ξ (csi) e χ (chi) tra loro.

"Mmm" cerco di elaborare una strategia associativa che elimini quella lacuna "la χ è come la lettera che si usa per indicare i featuring nelle canzoni e immagina che la ξ sia come una signora elegante con un cappello e un cappotto che la avvolge in vita fino ai piedi" dico mentre le disegno entrambe sul suo foglio. Lui ricalca il disegno.

"Molto originale" osserva. Scoppio a ridere a quel punto.

"Non saprei come aiutarti..."

"Lo stai già facendo..." commenta con uno sguardo pieno di ammirazione, assorto e sincero a tal punto da farmi avvampare.

"D'accordo, continuiamo."

Dopo un'ora e mezza di studio, i nostri volti e le nostre menti reclamano una pausa.

"Vado a preparare una cioccolata calda, ce la siamo meritati" annuncio. Lui alza il palmo per darmi il cinque, a cui rispondo con convinzione.

"Ti aiuto" si propone.

"E così sei un'amante del greco..."

"E tu invece lo odi..." dico mentre verso il latte nel pentolino.

"Non lo odio" replica con una smorfia "è solo che con il voto in letteratura, che fa media con lo scritto, sono sempre riuscito a cavarmela con una piena sufficienza, per cui negli ultimi tre anni non mi sono occupato tanto delle traduzioni e poi... non avevo tempo."

"Com'è coordinare scuola, partite, allenamenti... insomma, giocare in serie A deve essere impegnativo."

"Lo è ma è il prezzo che devo pagare per dimostrare ai miei genitori che voglio davvero fare questo mestiere" dice mentre apre le ante della credenza per prendere delle tazze. Ne aggiungo una per mio fratello, le sistemo su un vassoio.

"I tuoi non approvano?" chiedo mentre torniamo nel salone e ci accomodiamo sul divano.

"No, loro vorrebbero che seguissi le orme di famiglia. Hanno un importante studio legale a Como, il più importante, e vogliono che mi iscriva a legge. Per loro non importa che io sia già in serie A e stiano già arrivando proposte da altre squadre europee" parla con una rassegnazione negli occhi e un sorriso amaro che si affaccia ogni tanto sulle labbra.

"Oh ecco da dove viene il tuo senso per la giustizia" lui mi guarda accigliato "mi riferisco a quando hai preso le mie parti davanti alla Del Fuoco e piuttosto... Grazie" ammetto, sentendo le gote tingersi lievemente di rosso.

"Se c'è qualcuno che deve essere ringraziato quella sei tu. Non è stato poi equo da parte sua metterti al corrente dei fatti senza consultarti prima, non so se farò l'avvocato ma sì, non posso reprimere il mio senso di giustizia" dice facendomi un occhiolino.

"Anche se non hai nulla di cui lamentarti, potrai aggiungere sul curriculum che avrai dato ripetizioni di greco al grandissimo Manuel Medina, quando sarò il miglior difensore centrale del mondo" si pavoneggia.

"Lo chiamavano Mr umiltà" lui scoppia a ridere.

"Quindi è questo il tuo sogno?" lui smarrisce per un po' lo sguardo, in un punto vacante davanti a lui.

"È folle?" chiede dopo un po', con un sorriso dal retrogusto amaro. E chi sono io per giudicare un sogno? Non siamo tutti liberi almeno di sognare? Ma intuisco che nell'amarezza di quel sorriso non si cela la paura di non farcela, bensì quella di non incontrare mai l'approvazione dei genitori. Avvicino una mano al suo ginocchio, in segno di conforto e anche di richiamo, perché torni ovunque la mente lo abbia portato, che non è lì, con me.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora