Cena a domicilio con sorpresa

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Riusciamo a finire la versione prima di cena e, mentre sto scendendo le scale per raggiungere il piano inferiore, sento il campanello suonare. Apro il portone e, con enorme sorpresa, mi ritrovo Manuel davanti. 

"E tu che ci fai qui?" porta una pila di scatole di pizza in mano.

"Mi improvviso fattorino a domicilio" dice baciandomi sulla guancia, regalandomi una scia di profumo che mi accarezza e mi avvolge, facendomi tentennare.

"Ho chiesto a tua madre di portare la cena a casa e mi ha detto di sì" spiega.

"Che c'è?! Adesso vi alleate contro di me?" forse mi lascio scappare una leggerissima disapprovazione nel tono di voce, perché entrambi si rivolgono verso di me accigliati.

"Porto i piatti in tavola, altrimenti si freddano le pizze" mi sbrigo ad aggiungere per smorzare la tensione che si è creata. Mio fratello scende le scale per correre verso Manuel e commentare con lui le partite che ci saranno nel weekend.

"Bene, mettiamoci a tavola" ci invita mia madre.

Non impiego molto a capire che Manuel si è proposto di portare la cena per parlare con me, così gli propongo di fare due passi nel giardino sul retro. La notte è fredda e ci spinge a stringerci l'uno all'altra, per contenerci in un accogliente calore, con tanto di coperta e cioccolata calda. Evito di guardare i suoi occhi, ma non ci riesco a lungo quando le sue dita scostano i capelli dal mio volto. Allora incontro il suo sguardo, sicuro, caldo, accogliente.

"Cosa c'è Bren?" i pensieri si raccolgono, si mischiano, si confondono. Scuoto la testa, nella speranza di scansare quella domanda, ma non ci riesco, il suo sguardo è abbastanza chiaro da voler sapere cosa mi abbia turbata.

"Prima...nello spogliatoio..." non riesco ad afferrare le parole che, spaiate, fluttuano nella mia mente.

"Sì..." mi incalza.

"Non ricordavo bene quale fosse il tuo armadietto... se il primo o il secondo..." increspa un sopracciglio.

"E..." distolgo lo sguardo, ma la sua mano riporta il mio volto all'altezza del suo perché non mi fermi e continui a parlare "ho visto una bustina di..." mi copro il volto con le mani. Non riesco a dirlo, sento di aver invaso la sua privacy 

"Di cocaina?" annuisco. Ancora con il volto nascosto "nell'armadietto accanto al mio?" si assicura, ma il tono non è sorpreso.

"Bren, è di Cristian. Ne fa uso e non è il solo..." spiega.

"Ma..." il suo sorriso si fa amaro.

"Tu..." la sua espressione si fa improvvisamente seria, la fronte si aggrotta e mi sbrigo a chiarire "cioè tu non..." sospiro.

"No, Bren. Se hai paura che io ne faccia uso, non è così. So cosa voglio e so quanto sia fortunato, non mi interessa quella roba" anche se avrei dovuto esserne sicura dal primo momento e non avrei dovuto dubitare di lui, mi sento inevitabilmente sollevata. Lo abbraccio e lui, comprensivo, senza alcun accenno di rabbia o sfiducia nei miei confronti, fa lo stesso. Ho bisogno di baciarlo.

"Scusa per come mi sono comportata. Ho avuto paura che... potessero costringerti a..." la sua mano aderisce alla mia guancia "mi sono ricordata del diverbio che c'è stato tra te e Cristian al Wild..."

"Non siamo a questo punto... mi chiede di portargli il borsone qualche volta, di mettergli in ordine l'armadietto, ma non di fare uso di sostanze. Tranquilla ..." spiega.

"Portare il borsone? Mettere in ordine l'armadietto? No, che non sto tranquilla! Ma come puoi sopportarlo?" sorride divertito alla mia reazione.

"Bren, è una gerarchia e questa sottomissione esiste da generazioni. Accade sempre all'ultimo arrivato... succede anche in America... anzi lì è peggio" scuoto la testa in totale disapprovazione. 

"Sinceramente... pensavo che fosse stato qualcos'altro a turbarti..." aggiunge in un sussurro sul mio collo che mi fa rabbrividire di piacere. Chiudo gli occhi. Quando inizia a parlare in questo modo, mentre il suo corpo si fa presente all'attrazione e a qualsiasi sentimento provi per me, cado in uno stato di trance.

" Cosa?" riesco a sillabare, mentre i nostri volti si cercano.

"Precauzioni..." porto una mano sul suo volto. Lui si guarda intorno, assicurandosi che non ci sia nessuno.

"In che senso?" chiedo.

"Profilattici" aggiunge ridendo, mordendomi il labbro inferiore. Scoppio a ridere.

"C'era da preoccuparsi se a turbarmi fossero stati dei preservativi, non credi?"

"Non so mai come prenderti, Brenda Levi" dice insinuando la sua mano sulla mia nuca, fino ad avere la mia testa in pugno. Mi lascio andare alla sua presa, da cui mi sento cullata.

"Ti voglio Bren" sussurra al mio orecchio. La sua voce è narcotica, il suo profumo è narcotico, i nostri corpi incastrati sono narcotici "ma ti aspetterò all'infinito, fino a quando non sarai pronta" conclude con un bacio sulla fronte che mi fa riaprire gli occhi, come scossa da un sonno ipnotico.

"Dobbiamo andare a dormire" decide. Sorrido.

"Stai prendendo troppe iniziative, Medina" dichiaro tirandolo dal colletto della camicia verso di me per baciarlo, affondando le mie labbra bramose della sua carne.

"E tu, se continui così, non mi farai filare dritto a casa, ma potrei convincerti a farmi restare..." quel tono di sfida risveglia il calore nel basso ventre che solo lui sa scatenare, fino a possedere ogni mio muscolo, ogni mia fibra, ogni mia cellula.

"Potremmo continuare a giocare a farci perdere la testa, Manuel" sussurro al suo orecchio "ma domani abbiamo una giornata impegnativa" gli ricordo. Mi guarda con un sopracciglio inarcato.

"Hai ragione" ammette duramente. Torniamo in casa, dove Manuel riprende il giaccone, effettua i saluti e lo accompagno alla porta. Lancia uno sguardo al salone, dove dominano i fiori che mi ha regalato e il profumo che sprigionano.

"Sono bellissimi" aggiungo e, prima che se ne vada, sfilo dal mazzo una rosa e gliela porgo "è per te" mi alzo in punta di piedi e lo bacio. Lui ricambia intensamente, tanto da farmi sentire l'esigenza di stringermi al suo giaccone, di prolungare ancora quell'attimo che sta scorrendo via, come granelli di sabbia al vento. Mi spinge contro il muro, incurante e possano guardarci.

"Buonanotte" è costretto a dire, visibilmente in imbarazzo per non essersi contenuto. Non l'ho fatto neanch'io. Ci stiamo ancora scoprendo ed io, soprattutto, sono del tutto inesperta alla profondità, all'intensità che provo quando sono con lui. Sto cercando di capire fin dove posso consegnarmi a lui, fin dove voglio consegnarmi a lui, fin dove posso smettere di contare solo su me stessa, fin dove posso finire io perché inizi lui, fin dove inizi un noi.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora