Cocktail elettrico

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Quando protendo le dita per afferrare il tumbler, sfioro le sue e una scarica elettrica - può essere? - mi costringe ad alzare lo sguardo verso di lui, le cui orbite oculari sono già proiettate su di me. Deglutisco. Di nuovo quell'aridità in gola, le labbra che devo necessariamente umidire e quel calore che mi costringe a mordermi il labbro inferiore. Che mi sta succedendo? Ritrae la mano, lasciandomi via libera per appropriarmi del mio drink che non esito a portarmi alle labbra. Lo scolo quasi di getto e, se prima Stefano non ha avuto occhi che per Irene, quello che ho fatto deve essere abbastanza allarmante per lui.

"Bren, vacci piano" mi raccomanda. Per la prima volta Manuel non aggiunge nulla, ma si volta dalla parte opposta a Stefano e ingolla qualche sorso.

"Ma che vi prende? Domani c'è il compito di inglese" ci ammonisce, guardando prima me e poi lui. Potevi ricordartelo prima, vorrei dirgli mentre dentro sento che il Daiquiri sta già compiendo il suo effetto. Mi scosto i capelli che contribuiscono ad accalorarmi ancora di più il collo.

Avverto una strana sensazione, come di essere osservata. Mi fingo concentrata a tagliare la pizza, sollevo lo sguardo a metà strada tra il mio e il suo bicchiere, e scopro i suoi occhi ancora orientati su di me.

Come se ne avessi avuto sin da subito il presentimento. Come se avessi riconosciuto la sua frequenza magnetica a cui non sono riuscita a resistere. Decido di affrontarlo, sostenerlo, cos'ha da guardare? E trovo le sue iridi focalizzate sul mio collo. Come prima al campo, mi sento nuovamente spoglia dei miei abiti. Sospiro. C'è qualcosa di ipnotico, urgente e necessario nel contatto  tra i nostri sguardi, come se mi facesse prevedere e indovinare il momento in cui so di essere nelle sue orbite, di essere guardata da lui.

"L'avevo dimenticato" dice Manuel "devo andare" d'un tratto l'espressione beata di Stefano si contrae come se avesse visto un fantasma.

"Ehi amico" dice con tono di voce quasi tremante "posso parlarti un attimo, proprio del compito di inglese" Stefano si schiarisce la voce. Manuel lo fissa e deve aver capito che è una scusa. Si appartano mentre Irene approfitta per parlarmi.

"Brenda, tu lo conosci molto bene, per caso sai se posso piacergli almeno un po'?" la domanda mi spiazza.

"Piacere a chi?" chiedo inebetita, credendo per un attimo che possa anche riferirsi a Manuel.

"A Stefano!" risponde come fosse ovvio, mentre lo guarda come dovesse mangiarselo.

"Oh..." ma davvero? Non si è resa conto che Stefano ci ha portati tutti qui per lei?

"Perché non dovresti? Sembra che andiate d'accordo e che abbiate molti argomenti di cui parlare..." dico come se fosse ovvio.

"Ok, taglio corto. C'è qualcosa tra di voi?" la sua feroce e morbosa curiosità  mi fa andare di traverso l'ultimo goccio di cocktail che sto bevendo.

"Che?!" mi accorgo di aver risposto con un tono così acuto da aver riscosso l'attenzione non solo di Manuel e Stefano, che si sono allontanati in direzione del bancone all'ingresso del locale, ma anche delle persone ai tavoli accanto.

"Sì, insomma, voi state sempre insieme, quando è con te ride sempre..." e non è normale che due amici ridano insieme? Dovremmo deprimerci a vicenda? "e siete anche compagni di banco" conclude con aria sconsolata.

"Ok, ascolta Irene. Io credo che tu piaccia a Stefano" non voglio dirle che è cotto di lei perché potrebbe perdere del tutto interesse verso di lui, come accade a gran parte delle ragazze, dopo che hanno raggiunto il loro scopo, ovvero la conquista "ma comunque vadano le cose tra voi, di me non devi assolutamente preoccuparti. Io e Stefano abbiamo legato subito dal primo anno di liceo e sono davvero fortunata ad averlo come amico, ma, credimi se ti dico che c'è solo una sincera e disinteressata amicizia e... se lui è felice lo sono anch'io" cerco di essere convincente davanti a due occhi pieni di insicurezza che subito demoliscono l'idea che ho di lei. Fino a poco prima, mi sembrava così sicura di sé, ora provo quasi tenerezza.

È incredibile come l'insicurezza ci faccia costruire mura davanti agli occhi che ci impediscono di vedere la realtà. Nel suo caso, non si è minimamente resa conto di come Stefano le sbavi dietro. E io che credevo che lei cercasse di evitarlo per farlo cuocere nel suo brodo. Altroché, Irene ha paura che perda tutto il suo interesse qualora gli dimostri che piace anche a lei. E come biasimarla, se Stefano si spreca in complimenti a ragazze a destra e a sinistra?

"E di Chiara?"

"Di Chiara cosa?"

"Devo preoccuparmi?" lascio forchetta e coltello e mi volto completamente verso di lei. Non ho fatto altro che assistere a crisi come queste, per la mancanza di sicurezza che gli uomini ci inculcano, ed è uno dei motivi per cui non mi sono mai lasciata ammaliare da qualche parolina dolce buttata lì o da apprezzamenti e robe del genere non seguite da fatti concreti.

"Irene, credo che se perdi tempo a pensare a chi possa catturare l'attenzione di Stefano, senza concentrarti su te stessa, su quello che vuoi e chi vuoi, be' allora sei sulla strada sbagliata. Se ti piace davvero e riscontri che si comporta con te come con nessun'altra, non vedo quale sia il problema di andare a scavare nella sua vita per indagare in che rapporti sia con me o con Chiara. Potrei dirti che tra noi non c'è nulla, ma credo che non servirà a niente se continuerai a convincerti e dubitare il contrario" dico facendo spallucce.

Si è fatto tardi. Noto che Stefano e Manuel si stanno scambiando un'amichevole stretta di mano, spalla contro spalla, per poi ritornare da noi. Mi alzo per andare a pagare la mia parte.

"Dove stai andando?" mi chiede ostruendomi il passaggio.

"A pagare il conto, è tardi e devo tornare a casa" spiego senza guardarlo - volutamente - negli occhi.

"L'ho già fatto io" sgrano gli occhi. Ha pagato per me?

"Sì, è stata una fortuna incontrarlo perché ha offerto a tutti" scherza Stefano e avverto quasi un senso di delusione, mi è piaciuta, per un attimo, l'idea che abbia pagato solo per me? Forse. Ma scaccio immediatamente quel pensiero - fingendo che non sia mai esistito.

"Bren, anche Manuel sta tornando a casa" i due si scambiano uno sguardo complice "sarei più tranquillo se accettassi di farti accompagnare. Garantisco io e non farei mai tornare la mia migliore amica a casa da sola o con uno psicopatico" non riesco a fare a meno di sorridere. Stefano è proprio scemo. Annuisco, contenta per lui - ha occasione di restare da solo con Irene e ora so che neanche a lei non dispiace. Quando ci troviamo davanti alla porta del locale, galantemente mi fa segno di precederlo. Ricambio, sorpresa dal cortese gesto, con un sorriso.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora