Non mi lasciare da solo

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Saluto i miei amici, manifestando a Nahoko il dispiacere per non averle fatto trascorrere una serata spensierata e divertente come promesso. 

"Sono stata benissimo" dice abbracciandomi.

"La prossima volta prometto che sarà anche meglio."

Stef mi aiuta a sistemare Manuel sul sedile accanto al posto guida. Mi raccomanda di stare attenta e, con Manuel delirante al mio fianco, raggiungo casa sua.

"Dove andiamo? Ah ho capito. Riconosco casa, mi casa es tu casa" farfuglia.

"Sì, mi casa... ora però andiamo" slaccio la cintura di sicurezza e lo aiuto ad alzarsi, facendo passare un braccio sulle mie spalle. Chiudo la portiera e l'auto e dal mazzo cerco la chiave che apra il cancelletto. Al quarto tentativo, siamo dentro ma c'è ancora un sentiero di piastrelle in pietra da attraversare fino al patio. Manuel barcolla.

"Se fai così non mi aiuti..." dico.

"Aspetta, aspetta" si stacca da me, ma non si regge in piedi e cade. Scoppia a ridere, rendendosi conto del suo stato. Mi sfilo i tacchi, noncurante dell'umidità che sento sotto le piante dei piedi, ma sono più comoda quando mi inginocchio per parlarci.

"Ehi" sta ancora ridendo, ma la sua espressione si contrae subito in preoccupazione.

"Che mi hanno fatto" dice coprendosi il volto con le mani. Serro le labbra per trattenermi.

"È tutto ok, ora entriamo, ci facciamo una doccia e ci mettiamo a letto..."

"Voglio fare la doccia con te" dice come fosse un bambino. Scorgo le gocce di sudore che iniziano a colare lungo il collo. Deve essere effetto della droga che ha assunto. Si alza da solo mentre cerca di svincolarsi dai bottoni della camicia troppo stretti.

"Ho caldo... non posso giocare... non posso giocare" dice tra sé e sé, delirante. Apro il portone, accendo la luce e lo prendo per mano. Questa volta sono io a guidarlo nella sua stanza, non lui come fa di solito. Lo libero dalla giacca di pelle, poi prendo a sbottonargli la camicia, finché la sua pelle lucida non si manifesta in tutta la sua perfezione. Deglutisco... non è il momento di deconcentrarmi.

"Bren" dice con respiro affannato "Bren" ha gli occhi chiusi. Mi prende per i fianchi mentre china la testa sul mio bacino.

"Sono qui Manuel" porto la mia mano alla sua guancia per rassicurarlo.

"Non mi lasciare da solo, Bren" preme ancora la sua testa contro la mia pancia, come volesse rifugiarsi dentro me e stringe le mie mani con una presa forte e decisa. Non ho mai sentito la sua voce fragile, non l'ho mai visto spaventato. Trema.

"Non ti lascio, Manuel" dico inginocchiandomi per congiungere la mia fronte con la sua madida di sudore. Affondo una mano tra i suoi capelli, bagnati. Avverto l'esigenza di spogliarmi anch'io. Mi accorgo di indossare ancora la giacca di Alessandro. La lancio su una poltrona in pelle ai piedi del letto.

"Questa sera eri bellissima" dice non appena apre gli occhi "sei bellissima" aggiunge. Mi lego i capelli, un gesto che mi distrae dai brividi che scoppiano insieme ad un intenso calore che mi pervade.

"Andiamo a fare una doccia" dico sottovoce. Manuel si sbottona i pantaloni e appena li fa cadere a terra mi rendo conto che non l'ho mai visto così, seminudo, con indosso solo i boxer. È come se mi trovassi in un limbo, ho gli arti bloccati, percepisco solo irregolari battiti del cuore che vanno a ritmo con il ronzio che sento nelle orecchie. Manuel si avvicina, sembra quasi lucido, con convinzione mi bacia, percepisco il sudore che puntella il suo labbro superiore e che intinge il mio.

"Aspettami qui" dice. Io approfitto per spogliarmi e cercare qualcosa da indossare nel suo armadio. Apro le ante e il suo profumo dolce mi inebria. Tocco gli indumenti, l'uniforme calcistica, la maglia con il numero 3. Apro i cassetti, dove i capi sono sorprendentemente in ordine, poi li richiudo. Dopo alcuni istanti di indecisione, scelgo una T-shirt bianca, ma, nel momento in cui lascio cadere a terra il mio vestito, Manuel entra in camera sua. Sono solo con gli slip e mi affretto a coprirmi con la maglia. Lui si copre gli occhi, ancora rossi.

"Scusami, avrei dovuto bussare" si giustifica. Sento le gote in fiamme. Nessun ragazzo mi ha mai vista con solo l'intimo indosso.

"Tranquillo" dico cercando di tranquillizzare più me stessa e pensare che sia tutto normale. In teoria è normale, sono io che sento che non lo sia. Come vorrei essere più spensierata in questi casi! Fare senza pensare troppo.

"Ho preso una maglietta dall'armadio..." cambio argomento per rompere il silenzio che si è creato tra noi. Manuel ha il bacino circondato da un asciugamano che sfiora le ginocchia, sprigiona un aroma al cocco che mi fa salire la temperatura corporea. Avanza verso di me.

" Tu puoi prendere tutto quello che vuoi Bren" mi sussurra all'orecchio "hai già preso il mio cuore" conclude sfiorandomi il collo con le sue labbra umide.

Mi tiene le mani mentre si siede al margine del letto ed io, in un gesto che mi viene naturale, finisco a cavalcioni su di lui. Intreccio le braccia dietro la sua nuca, mentre le sue mani si spostano sui miei fianchi e le bocche si incontrano, sfamando il nostro famelico desiderio.

"Come ti senti?" sussurro, guardandolo negli occhi.

"Mi gira la testa e, a parte te, vedo doppio..."

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora