Qualcosa che non vuoi fino in fondo...

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Quando rientro, siamo soli. Mia madre è al lavoro e mio fratello è andato a studiare chimica da un suo compagno di classe, rientra per cena. Io e Manuel ci sistemiamo nel salone, in cui l'ampio tavolo ci dà più libertà e spazio per metterci comodi entrambi.

"Puoi iniziare con la traduzione, io vado a prendere i miei libri..." lo avviso dopo essermi sfilata il giaccone.

"Ti aiuto... hai già una caviglia fasciata, portare libri e vocabolario non è facile e non vorrei essere la causa di una caduta dalle scale" annuncia mentre si appresta a seguirmi.

"Non capisco se tu sia serio o ironico, me la so cavare benissimo..." puntualizzo.

"Oh non ne dubito, ti accompagno giusto per essere sicuri" il suo umorismo è irritante, ma qualcosa non mi spinge a bloccarlo.

"E questa? È qui che la tieni?" cavolo! La sciarpa! Mi blocco improvvisamente al suono tronfio della sua voce, come se si fosse accertato finalmente di quella che fino a poco prima è stata solo un'ipotesi per lui.

"Oh, il tuo acume oculistico è ammirevole" decido di essere ironica e mascherare il mio imbarazzo.

Intanto mi concentro sui libri e il vocabolario che sfilo dalla mensola sulla scrivania. Ma, proprio nel momento in cui mi accingo a prenderlo, sento la sua mano sulla mia.

Mi volto verso di lui, che al posto delle pupille sembra avere due lingue di fuoco spiegate come vele. Non riesco a fare altro che protrarre quel logorante, ma al tempo stesso dominante, contatto che non mi fa desiderare altro che lui.

Forse sono quasi ad un punto di non ritorno. Se prima riuscivo a controllarmi e gestire, fino a reprimere - o credere di poterlo fare - l'attrazione che provavo verso di lui, l'attrazione che lui non smette di ricordarmi e di accendere tra noi, come fosse una naturale e inevitabile conseguenza dovuta al nostro incontro, alla nostra vicinanza, ora non posso fare a meno di assecondarla. Di scoprire dove mi porti, dove ci porti quell'adrenalina che sento scorrere nel sangue tutte le volte che mi guarda nel modo in cui fa lui, che mi rende il centro del suo mondo.

"Non negarlo più Bren" quelle parole mi sembrano lame che riducono a brandelli la mia lucidità, la mia ferma razionalità, il mio autocontrollo.

"Non negarlo" continua, questa volta in un sussurro che mi fa cadere dalle mani i libri che sto reggendo. Lui non ci fa caso e, dopo aver lasciato il vocabolario sulla scrivania, con un gesto liberatorio, si avvicina verso di me.

I nostri corpi, troppo vicini al mio letto, si ritrovano l'uno davanti all'altro. Non capisco più nulla. Potrei trovarmi a casa mia come dall'altra parte del mondo. Non riconosco nulla di mio, non concepisco più neanche un mondo mio... se non ci fosse anche lui a farne parte.

E in questo momento, non ho più remore, non ho più freni, afferro la sua felpa, lo stringo a me mentre lui sembra non aver aspettato altro. Mi afferra per le gambe e mi sdraia sul letto. Non ho mai provato nulla di simile.

Un calore ardente si impossessa di me, un formicolio lungo le braccia, il petto e la schiena mi fa venir voglia di privarmi del maglione troppo ingombrante, che mi separa da lui, dal contatto carnale con il suo corpo, a cui voglio concedermi.

Ho paura, paura della profondità di quello che sono consapevole di provare e che probabilmente non proverò mai più, non in questo modo.

Ma da che pianeta è venuto per smuovermi dal mio gelido emisfero di insensibilità all'amore? La sua mano, che intuisco essere esperta, si fa strada lungo i miei collant, per poi fermarsi, proprio mentre le nostre labbra sono impegnate in una danza coordinata e inarrestabile.

Mi ritrovo a guardarlo sorpresa, non solo per essersi fermato, ma per il mio stesso desiderio che non si fermasse. Non capisco più nulla, una nebbia si è inerpicata e affusolata intorno ai miei pensieri, di cui non interpreto più l'orientamento: lasciarsi andare, frenarsi. I nostri respiri sono troppo affannati per non andare oltre.

"Non vorrei mai che ti pentissi per qualcosa che non vuoi fino in fondo, Bren" mi sussurra all'orecchio, ponendo fine al nostro contatto facendo affiorare un bacio sul collo, che mi provoca ancora i brividi.

Le sue labbra planano sulla mia fronte, a cui destina un altro bacio lasciandomi trepidante e tremante di desiderio. Lo vedo afferrare i libri e il vocabolario. In realtà lo voglio. Lo voglio fino in fondo. Ma non ha senso, non può essere reale. Ci conosciamo da poco tempo. Ci siamo... desiderati forse da subito...

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora