Il nuovo arrivato (2)

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"Che c'è?" Stefano e Chiara mi guardano con fare indagatore. Si scambiano battute, sussurrate, dal suono della campanella e ora, l'uno con i suoi grandi occhi verdi, l'altra con i piccoli occhi azzurri, come due gocce d'oceano, mi scrutano senza dire niente.

"D'accordo se non volete parlare me ne vado" dico stizzita e nervosa.

"Rivoluzione callimachea. Posso mettere sul curriculum che io, Stefano Balestri, ho suggerito alla migliore della classe l'argomento che improvvisamente si è dimenticata di ripetere" mi sfotte Stefano.

"E io posso affermare che il momento di panico sia dovuto allo sguardo che vi siete rivolti tu e il nuovo arrivato... com'è che si chiama... Manuel?" lo spalleggia Chiara scoppiando a ridere. Ok, hanno coinvolto anche me. Mi raggiungono abbracciandomi. Stefano prende a farmi il solletico davanti la scuola.

"Smettila" e più sono recalcitrante più fomento anche la spiritosaggine di Chiara.

"Voi due finitela subito!"

"Oh, ci scusi professoressa" dice Chiara simulando una voce grossa. Ma, proprio mentre sto per replicare, li vedo presi da qualcosa. Qualcosa - o qualcuno - che si trova più in alto di me, visto che i loro volti e i loro sguardi sono orientati al di sopra della mia altezza. Mi volto e dietro di me c'è Manuel. Non so come comportarmi. E se si è reso conto del mio imbarazzo? E se pensa che mi piace? E se...

"Ciao, Brenda, giusto? Complimenti per l'esposizione, sei stata molto chiara" di nuovo la gola che si prosciuga. E da quando mi succede così spesso? Neanche quando passo i pomeriggi a ripetere i paragrafi di storia per memorizzare gli avvenimenti in ordine cronologico. Mi limito ad annuire. Non so neanche per quale motivo, mi sembra l'unica cosa giusta da fare in un momento in cui la mia attenzione è focalizzata solo sulle sue labbra carnose e le sue iridi scure, come cioccolato fondente.

"Io sono Stefano e lei è Chiara" con naturalezza e garbo stringe le loro mani.

"Come ti è sembrata la Del Fuoco? Abituati, è una che abbaia ma non morde e poi, qualsiasi problema tu abbia in greco, puoi chiedere a lei, è la migliore" mi adula il mio compagno di banco, aggiungendo un occhiolino che sembra tutt'altro che innocente, come se mi avesse appena fatto un favore a farmi i complimenti.

"Ci credo. È stata molto brava" ammette rivolto a me senza alcun pudore, guardandomi con confidenza, come se ci conoscessimo già, e questo mi indispone un po' "in effetti non eccello in greco, anzi... se non recupero l'insufficienza non so come mi ammetteranno all'esame" prima che Stefano apra la bocca, annuncio che per me è tardi e che devo tornare a casa.

"Aspetta" sento Chiara dietro di me, ma non riesco a rallentare, le gambe vanno da sole, a grandi falcate, e i pensieri anche.

"Ehi!" Chiara mi tira per una spalla.

"Devo tornare a casa, non voglio prendere il bus e devo mettermi a studiare prima oggi, domani abbiamo il compito di inglese e ho anche gli allenamenti..."

"Frena un attimo. Perché ti comporti in questo modo? Tu non sei così, sei la prima che cerca di far sentire tutti a proprio agio e lasciatelo dire... non sei stata carina con Manuel, non sei stata la Brenda che conosco" puntualizza.

Ha ragione. C'è qualcosa in lui che mi rende vulnerabile. Sono una che preferisce mantenere il controllo, organizzarsi, muoversi sugli schemi - anche se spesso saltano - e lui ha tutta l'aria di essere un imprevisto che non ho messo in conto.

Mi sento come spogliata, depauperata della mia sicurezza e disinvoltura davanti alla sua innegabile empatia. Non voglio che la mia classe cambi ora, non voglio preoccuparmi di conoscere nuove persone e soprattutto non voglio provare quella sensazione di insicurezza, debolezza, imbarazzo e vulnerabilità che credevo di aver messo da parte ormai.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora