Libertà

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"Ci siamo scontrati perché abbiamo vedute diverse" dice riprendendo il discorso che aveva interrotto, sistemando gli avambracci sul tavolo e fissando i suoi occhi nei miei.

"C..che vedute?" balbetto per l'ardore del suo sguardo che ancora governa le mie palpitazioni. Lui sorride. Si alza per sedersi sulla sedia accanto a me. Lo guardo con aria interrogativa. Scuote lievemente la testa, forse per indurmi a dissolvere le mie vane preoccupazioni, insinua la sua mano tra i miei capelli fino a farsi strada sul mio collo, in cui la sento con tutto il suo avvolgente vigore.

Inclino il capo affinché possa sentirla appieno, quel tanto che basta per spingerlo ad avvicinare il suo volto al mio, ad un punto in cui le nostre labbra, vogliose, non possono far altro che tornare ad unirsi. E lo fanno. Senza remore, senza incertezze, anelanti e disperatamente bramose di umidirsi insieme. L'una nell'altra.

È quando la sua lingua possiede con inebriante sintonia la mia che sento un gemito farsi strada, a partire dal basso ventre, attraverso il petto, fino a trattenerlo in gola. Manuel si stacca improvvisamente da me, la sua mano ancora decisa sul mio collo, la fronte sulla mia e il respiro profondo e affannato.

Non riesco a capire se sia una mia sensazione o è reale, ma mi sembra di percepire l'accelerazione dei suoi battiti. Mi sento troppo vestita per gestire l'emozione che sto provando e non ho mai avvertito i miei indumenti così ingombranti come ora.

I nostri occhi si incontrano, nel pieno di una tempesta emozionale – e ormonale. Vorrei che non si fosse staccato, vorrei tornare a baciarlo con la stessa passione che ci stava possedendo ma comprendo, anche, che eravamo a un passo dal valicare il confine tra ciò che è consentito in pubblico e ciò che sarebbe successo se avessimo continuato a esplorare la nostra attrazione - di certo non possibile in pubblico. Manuel si alza, lasciandomi ancora preda dello stordimento che ha suscitato in me. Si dirige in cassa per pagare e poi torna da me. Prende lo zaino e mi tende la mano. Prima di afferrarla lo guardo. Che cosa mi sta combinando? Qualunque cosa sia, ne voglio misteriosamente di più.

"La prossima volta offro io" dico affondando una spalla nel suo braccio. Ci dirigiamo verso il molo, che attraversiamo mentre ammiriamo i vari tipi di imbarcazione ormeggiate mentre ci divertiamo, come due bambini, a osservare un gioco di danze dei gabbiani che si librano in volo e che sembrano esibirsi per noi. Mi sento talmente libera da voler improvvisare una corsa.

"Bren! Hai ancora la fasciatura!" mentre Manuel cerca di dissuadermi, ignoro il suo buon senso, per sfogare tutta la voglia trattenuta nei giorni precedenti. Corro lungo il molo, fino a raggiungere il faro. Lascio cadere lo zaino, mi sento in forma, probabilmente la caviglia è già guarita, o se ancora non lo è, non ci faccio caso. Allargo le braccia e giro su me stessa, mi sento padrona del mondo.

"Hai finito di fare l'incosciente?" mi ammonisce con un tono che non riesce a mantenersi severo a lungo, esplodendo in una risata al vedermi su di giri.

"E tu hai finito di fare l'adulto pedante?" lascia cadere lo zaino anche lui e torna a sollevarmi, questa volta però mi oppongo e inizio ad agitarmi tra le sue braccia.

"Mettimi giù!" protesto battendo inutili pugni sulla sua schiena. Ma lui è incurante delle mie proteste e si diverte e farmi girare e girare e girare... finché non esageriamo e ci lasciamo cadere a terra, scoppiando a ridere come due cretini. Non passiamo inosservati ai passanti che ci guardano divertiti. Riusciamo perfino a captare qualche commento come Ah la gioventù!.

Mi tiro su e mi scrollo dal cappotto la sabbia che, come un velo sottile, ammanta le vie marine e si deposita su di noi. Sento il telefono vibrare, lo prendo. Prima di capire di chi possa essere il messaggio, mi soffermo sull'ora. È mezzogiorno inoltrato.

"Dobbiamo tornare Manuel!" esclamo prendendo a camminare a testa bassa. È un messaggio di Chiara, si scusa per il suo atteggiamento. Ma ce n'è anche uno di Stefano, mi chiede se sa cos'ha fatto Chiara e anche uno di mio fratello che ha scoperto che non sono entrata e dice di avermi cercata a ricreazione.

"Cavolo! Mi sono dimenticata di avvisare a casa..." sbotto mentre mi allaccio il casco.

"Perché ti hanno scoperta?" chiede mentre accende il motore.

"Non è quello... non è tanto il problema che non sono entrata, è che non l'ho detto. Così sembra che lo abbia voluto nascondere di proposito..." spiego. Manuel, per quel che può, si gira verso di me. Riesco a vedere metà della sua guancia liscia su cui non affiora neanche un ciuffo di barba.

" Tua madre non mi sembra una che ti proibirà di uscire per il resto della vita, di che ti preoccupi?"

" È proprio questo il punto. A lei non interessa se un giorno o due saltiamo scuola, tutte le volte che glielo abbiamo chiesto ci ha sempre assecondati, a patto che non fosse per saltare compiti o interrogazioni, ma il fatto di non dirlo è come se avesse creato un precedente..." ammetto attorcigliando le braccia intorno al suo busto.

Prima di partire, noto che si sofferma a guardare le mie mani intrecciate sul suo bacino. Dallo specchietto vedo riflesso il suo volto e la sua reazione nient'affatto dispiaciuta, semmai compiaciuta e soddisfatta. I nostri occhi si incontrano proprio lì, attraverso lo specchio, in cui mi rifila un occhiolino. A quel punto decreta la fine della nostra mattina fuori porta.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora