Sguardi magnetici

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"Ehm..." sono sul punto di proporgli di entrare alla seconda ora, ma, inaspettatamente, mi solleva, proprio come aveva fatto quando mi ero infortunata al campo.

"So già cosa stai per rispondermi e, visto che ho deciso di fare colazione con te, non ti permetterò di contraddirmi" dice perentorio.

"Hai un modo davvero strano di avanzare proposte... e altrettanto strano nell'attendere un parere..." ribatto passando un braccio intorno al suo collo.

"Eh no signorina, la conosco abbastanza da captare il suo pensiero dal suo stesso sguardo" gli lancio un'occhiata di sfida.

"Davvero credi di conoscermi così bene?" scoppia a ridere.

"Non ho questa pretesa, ma ti ho osservata abbastanza da intuire che, quando increspi le labbra e arricci nervosamente il naso, stai pensando di cambiare rotta: dalla felicità al banale razionale andamento delle cose" dice sicuro.

Osservo i suoi zigomi pronunciati, le labbra carnose che, ogni volta che mi catturano, mi spingono a mordere le mie per frenarmi dalla tentazione di baciarle, i suoi occhi scuri, che lasciano trasparire sicurezza, determinazione e una seducente malizia a cui è difficile resistere. Mi lascio cullare dalle sue braccia vigorose, scolpite da ore di allenamenti e, di nuovo, divento preda di un calore che mi fa agitare al pensiero del suo corpo, contro cui ora sono premuta.

"Tutto ok?" mi chiede premuroso. Vorrei dirgli che non è tutto ok e che il desiderio che non riesco a tenere a bada mi fa sentire profondamente a disagio. Mi limito ad annuire - nervosamente. Fortuna vuole che arriviamo in un bar, dove finalmente mi lascia mettere nuovamente piede a terra. I tavoli pullulano di gente, controllo lo smartphone, sono solo le nove, lo rinfilo in tasca. Manuel mi scruta pensieroso, scrollo la testa per distogliere la sua attenzione dal mio gesto.

"Buongiorno, posso accompagnarvi ad un tavolo?" una ragazza con i capelli raccolti in una coda e la divisa da cameriera ci accoglie con un sorriso radioso.

La seguiamo finché non ci porta alla destinazione da lei scelta, un tavolo al centro della fila disseminata sul fianco di una vetrata che regala la vista mare. Niente di meglio per sognare l'arrivo dell'estate e staccare per qualche ora. Ordiniamo un cappuccino per me e un succo d'arancia per lui.

"Ah, scusi... anche due cornetti al cioccolato" aggiunge Manuel rivolgendomi uno sguardo complice e allusivo che mi fa arrossire e sorridere.

"Hai risolto con quel compagno di squadra che ti ha aggredito?"

"In realtà lo vedrò questo pomeriggio per gli allenamenti e, conoscendolo, no... non credo che me la farà passare liscia, alias, non risolveremo" risponde deciso e rassegnato. Mi tornano in mente le parole di Mario, vorrei parlargliene, ma probabilmente gli riferirei qualcosa che lui sa già e che prova ogni giorno sulla sua stessa pelle.

"Come ti trovi nella nuova squadra?" cerco di circumnavigare il punto a cui voglio arrivare partendo da lontano.

"Mi stanno prendendo le misure..." risponde ironico "ci passano tutti, i miei compagni di squadra di serie A me lo avevano accennato. Essendo il nuovo arrivato, non sarei passato inosservato né tantomeno avrei evitato la tirannia dei veterani..." continua con un sorriso amaro sulle labbra.

"Be' non mi sembra che tu sia stato remissivo sabato..."

"È meglio non parlare di sabato..."

"Cosa dovresti nascondermi dopo che ho assistito in diretta alla lite tra te e lui?"

"Bren, davvero, non mi va di parlarne" arrivano le nostre ordinazioni. Decido di accontentarlo e mi gusto la mia colazione vagando con lo sguardo fuori dalla vetrata, tra le sparse dune di sabbia ancora indomite, le ali di gabbiano che planano, imperatrici del cielo, e infine la distesa cristallina del mare.

"A cosa pensi?" alla sua domanda torno a guardarlo.

"A qualsiasi cosa che non sia quello di cui non vuoi parlare..." alza gli occhi al cielo divertito.

"Tu vuoi sempre vincere?" stringo le spalle.

"È che non credo di invadere la tua privacy chiedendoti di parlarmene..." beve il suo succo mentre con sguardo dardeggiante divora i miei occhi. Nuovamente avverto la gola prosciugata, arida - mi sto abituando all'effetto del suo sguardo e alle conseguenze - e rispondo bevendo d'un sol sorso l'acqua che accompagna il cappuccino.

"E tu perché non sei entrata a scuola? " il suo tono sembra un rilancio di sfida.

"Una concatenazione di incontri che mi hanno innervosita..." dico inarcando un sopracciglio. Anche lui rientra negli incontri no di quella mattina, ma è sempre lui che mi ha restituito la giusta dose di tranquillità di cui avevo bisogno.

"E io rientro in questa concatenazione?" chiede ammiccando un sorriso sornione, dopo aver sorseggiato ancora un po' di succo.

"Dopo Raul e Chiara... sì... senza contare il fatto che è lunedì e il lunedì posso essere suscettibile."

"Suscettibile... tutti sono suscettibili il lunedì. Posso essere perdonato allora?" orienta di nuovo il suo sguardo profondo, sicuro e deciso su di me. Sembra dire è te che sto guardando e non ho intenzione di guardare nessun'altra.

"Diciamo che sei sulla buona strada" liquido cercando di concentrarmi sulla mia pasta. Lui fa lo stesso ricordandosi, ad ogni morso, di incatenarmi a lui con i suoi occhi magnetici. Mi accorgo solo in questo momento di avere ancora indosso il cappotto - cappotto che provvedo a togliermi quando le linguedi fuoco che aleggiano nella profondità delle sue scure e ardenti pupille innescano un aumento della mia temperatura corporea.

Un amore da serie ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora