Dobby;

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22 Aprile 1998;

Vi è mai capitato di svegliarvi con davvero una brutta sensazione? Come se aveste un macigno sullo stomaco che non vi fa alzare dal letto.
Quella mattina, nelle coperte calde di Draco che ancora doveva rientrare dalle vacanze di Pasqua, mi stava attanagliando la testa.
Essendo una Seer, anche se mi faceva ancora uno strano effetto pensarlo, pensavo che tutto quel malessere poteva essere collegato ad un evento che sarebbe accaduto durante la giornata.
Non che normalmente le mie giornate fossero speciali, ma oggi, era particolare.

Mi alzo e quando metto i piedi sul pavimento freddo un brivido mi scuote. Spingo le braccia sul letto e mi dirigo con un piccolo balzo verso il bagno, avevo deciso di dormire qui sta notte, Draco aveva intelligentemente fissato una serratura incantata, che si apriva solo ed unicamente con una frase che solo io e lui conoscevamo. Io ero arrivata a scrivermela e a conservare il biglietto nella borsa che mi portavo dietro, ma dopo che i Carrow l'avevano quasi scoperta mentre mi controllavano lo zaino, avevo deciso di distruggerlo.

Tutus es mecum.

«Con me sei al sicuro.» disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Lo guardai senza parlare. «Questa sarà la frase per entrare.» continuò senza staccare gli occhi da me. «Potrai venire qui tutte le volte che vuoi.» le lenzuola in seta circondavano i nostri corpi uniti al di sotto di esse.

Il suo braccio destro mi cingeva al suo petto, mentre le mie narici si dilatavano per permettere al profumo di vaniglia della sua pelle di invaderle. Struscio la punta del naso sul suo collo e gli lascio un bacio umido. «Mi piace.» dissi restando in quella posizione. «Potrei dimenticarlo.»

Ride. «Sono tre parole in croce, come fai a dimenticarle?»

«Forse voglio solo un pezzo di pergamena scritto da te?»

«Va bene.» mi bacia. «Allora venti fogli di pergamena solo per te.»

Lo guardo malinconica. «Quando torni?»

Lui sorride. «Solo due settimane Eve. Torno da te il prima possibile, non ti accorgerai nemmeno che sono via.»

E invece me ne ero accorta.
Quei lunghissimi ed estenuanti quattordici giorni erano passati inesorabili. Sentivi il fiato spezzarsi ogni mattina, con la paura incontrollata che leggendo il giornale o ascoltando la radio avrei sentito il suo nome, breve e affilato, fuoriuscire.
E lí cominciavo ad immaginare cosa avrebbero detto, probabilmente poco, qualche parola sprezzante, un rigo pietoso, condannandolo ad una fine ancora più atroce di quella che aveva avuto. Poi arriva il giorno dopo e mi dicevo che sarebbe stato come il precedente, silenzioso. Mi giuravo di non accendere la radio, ma ormai era il suono con il quale mi addormentavo.

Qualche volta avevo bussato nella camera delle ragazze, ma Daphne non veniva mai ad aprire. Io entravo lo stesso e la vedevo rannicchiata nelle coperte, cosí mi avvicinavo e mi stendevo al suo lato, le stringevo le braccia sul petto e lasciavo che piangesse.
Dopo giorni avevo scoperto perché stava in quel modo, me l'aveva confessato Theo.
Il padre di Daph li aveva costretti a stipulare un accordo per il matrimonio, che si sarebbe tenuto in estate, con Miles. Blaise non era uno dei favoriti perché sua madre non si era schierata con il signore Oscuro, quindi non potevano stare insieme. Quando Daph si era opposta l'avevano punita con la maledizione cruciatus. Quindi restavamo lí, in silenzio per le qualche minuto finché non si calmava, si voltava, mi abbracciava e finiva cosí.
Conoscevo il dolore che stava passando.

Ammetto che il getto caldo stava facendo sciogliere tutti i miei muscoli. Rubo un altro po' di sapone alla vaniglia di Draco e mi insapono velocemente, oggi sarebbe tornato.Uscita dalla doccia mi copro con un accappatoio azzurro che Draco aveva comprato poco tempo prima. Con la bacchetta mi asciugo al volo i capelli e infilo qualcosa di comodo, appena apro la porta del bagno in contemporanea quella della camera fa lo stesso.
È tornato.

𝒟𝒾𝒶𝓂𝑜𝓃𝒹 𝐸𝓎𝑒𝓈 //𝒟𝓇𝒶𝒸𝑜 𝑀𝒶𝓁𝒻𝑜𝓎\\Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora