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HUNTER


Quando ero giunto mesi fa in quella lurida pensione da quattro spicci e così neutrale, non c'era niente di lei che potesse inquinare la mia testa. Ero lontano da casa, molto. Lontano dai ricordi e da chiunque pur di scappare via da quell'ossessione corrosiva che portava carenza d'aria nei miei polmoni, opprimendomi e devastandomi . Scavandomi il petto sotto forma di voragine insaziabile.
Troppi ricordi e troppi sensi di colpa .
Tutto ciò che sapevo era che Tristan si era rifatto una vita con Luna mentre  Ares e mia madre non li avevo mai più sentiti dall'ultima volta. Tirai un sospiro disconnettendomi dalla realtà prima di sfiorarmi inconsciamente la ferita sul costato, poco sotto il cuore, domandandomi perché diavolo fossi ancora vivo finché la mia puttana di turno non mi passò un bicchiere di Cognac per poi inginocchiarsi nuovamente ai miei piedi , sfilandomi il cazzo dai boxer, non avendone probabilmente avuto abbastanza.

Non ero vivo, sopravvivevo e basta.

«Quieres mas, mi amor?» Massaggiò il mio arnese con le mani pronta a prenderlo il bocca per l'ennesima volta. Annuii distaccato, anche perché non c'ero proprio con la testa. Ogni sera, in quel posto dimenticato da Dio, me ne portavo una diversa tra i miei deliri da alcool e me le fottevo brutalmente, usandole e buttandole via, come piaceva a me. Esattamente come mi compiaceva o eccitava fare ; senza provare niente.
Solo carne e sudore.
Libero sfogo.
A tratti insoddisfacente, ma a quello compensavo con l'alcool consumandone talmente tanto da dormire sperando di non risvegliarmi mai più.  La sua risata mi portò di nuovo alla realtà quando ritornò in piedi pronta a fissarmi negli occhi, sfiorando il mio corpo con le sue mani calde , prima di incominciare a baciarmi e a leccarmi la pelle. «Che cos'hai fatto qui?» Aggrottò la fronte posando le sue labbra sopra la cicatrice della mia ferita, al che ringhiai. Fu un chiaro segnale per lei! I patti erano chiari, non doveva chiedermi niente, neppure come mi chiamassi.

«Nulla.» Replicai secco.

«Hai lo stesso segno sul braccio.»

Tesi la mascella quando toccò il lembo di pelle sul punto esatto dove quel figlio di puttana mi aveva sparato.  Lei, invece, si limitò a fissarmi in silenzio in attesa di una mia risposta. «Che hai da guardare?»

«Hai lo sguardo triste. È per una ragazza, non è così? Voi uomini avete questo sguardo solo quando si tratta di una donna.» Mormorò come se non mi conoscesse solo che da un paio di ore. Non fiatai e mandai giù quel groppo in gola con un bel sorso di Cognac. «Però sappi che chiunque ti abbia recato tanto male...» sfiorò le mie cicatrici «... non merita-....»

«Quella persona ormai è morta.» La interruppi ripercorrendo nella mia testa quelle immagini come un cortometraggio, allontanandomi da lei giusto il tempo per riempirmi nuovamente il bicchiere. Stava testando un po' troppo la mia pazienza e non ero in vena di blaterare o confidarmi. 

«Non mi riferivo alle ferite d'arma da fuoco...-parlo di-....» 

Mi voltai di scatto e le gridai ferocemente contro, facendola balzare in aria per lo spavento. «Anche quella persona è ...morta. Chiaro? Morta!» Sbraitai malvagio, sgolandomi il Cognac prima di invitarla ad andarsene. Più cercavo di allontanare quella maledetta persona dalla mia testa, e più il suo volto diveniva nitido tra i miei pensieri. Era costantemente lì, da mesi, perfino quando scopavo, cazzo! Era pronta a torturarmi come un malvagio cancro, incurabile. Un'ombra che mi seguiva ovunque andassi, pronta a ricordarmi chi fossi o cosa avessi perso . Mi accomodai sul letto ed accesi una sigaretta udendo la donna rivestirsi frettolosamente gironzolando per il piccolo appartamento, pensando che fossi un pazzo mentre cacciai fuori dal petto dei respiri sonori e digrignai i denti in bocca fino a frantumarmeli tutti. Soprattutto quando vidi quel maledetto libro sul comodino. Faceva da poggia oggetti ; posacenere, chiavi della macchina ed una bottiglia di Whiskey vuota.
Lì da giorni ormai.

HUNTER  2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora