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IVY



Ci infilammo insieme sotto il getto caldo dell'acqua e nel mentre insaponai il torace di Hunter, lui riprese a baciarmi senza concedermi un attimo di tregua. Gettò sul palmo della mano una noce di shampoo e dopo avermi chiesto di voltarmi e dargli le spalle, infilò le sue dita tra i miei capelli schiumandoli per bene.

«Posso sapere dove hai intenzione di portarmi a quest'ora? Io ho sonno, Hunter.» Mormorai rilassandomi al tocco delle sue mani che massaggiarono le mie spalle facendomi provare un benessere istantaneo. Insomma, me lo meritavo quel trattamento poiché ero terribilmente esausta dalle sue lusinghe a letto. Morsi le labbra a sangue ripensando a quanta forza o smisurabile energia avesse in serbo per me. La mia pelle ardeva, i muscoli delle cosce tremavano e le mie gambe parvero essersi ormai ridotte alla consistenza di una medusa.Faticavo perfino a stare diritta e compiere tre passi di fila sembrava uno sforzo incommensurabile.
Mi aveva distrutta.

«Dormirai più tardi in macchina...» mormorò lentamente, come se stesse fissando altro «...quando rientreremo a Istanbul.»
Iniziò a lasciarmi una scia di lievi baci su varie zone della schiena sparse qua e là, sfiorando la mia pelle con le dita in modo leggiadro, mentre non capii. Sbuffai voltandomi a guardarlo, appoggiando il mento al centro del suo petto e bramando commiserazione, ma non si lasciò impietosire affatto, anzi, se la rise insaponandosi i suoi capelli per poi risciacquare con abbondante acqua entrambi.

Quando uscii per prima, ancora indolenzita, mi arrotolai attorno al corpo l'asciugamano bianco afferrandone uno anche per i capelli, mentre il ragazzo si piazzò alle mie spalle.

«Ti fa male?»

Aggrottai la fronte non capendo il senso di quella domanda. «Che cosa?»

Non fiatò per un po', infine, mi voltò scoprendomi di poco la schiena cosicché potessi dare un'occhiata allo specchio a quei segni dell'irrefrenabile amore che nutriva per me. Il fuoco che gli ardeva dentro e che non riusciva a placare. Morsi feroci e graffi passionali che si sarebbero tramutati in piccoli lividi, ma che poco importava perché mi ero goduta ogni istante di essi. Dopodiché, sollevò l'orlo del mio asciugamano scoprendomi una delle natiche e mostrandomi il rossore dovuto ai suoi schiaffi. Abbassai nuovamente l'asciugamano ed allacciai le mie braccia attorno alla sua schiena.

«Dammi un bacio.» Gli ordinai ricevendone uno quasi solo ad assecondarmi. «No, no, no Hunter Cail Black...» lo ripresi scherzosa vedendolo fare una smorfia «...voglio un bacio vero.»
Scoppiò a ridere contro la mia bocca dandomene finalmente uno che mi tolse il fiato. «Bene, grazie, così va meglio.» Gli rivolsi le spalle accontentata ed afferrai in mano l'asciugacapelli.

«Chi diavolo è Cail?» Chiese gettandomi uno sguardo tramite lo specchio, aiutandomi a pettinarmi.

«Non è il tuo secondo nome? ...Cail, giusto?»

Arricciò il naso regalandomi quell'immagine così tenera di lui che mi affrettai a memorizzare, infine scosse la testa. «No, piccola, affatto. Direi che mi confondi con qualcun altro.» Rise mostrandomi le sue adorabili fossette, strappando un sorriso perfino a me.

«No, ricordo che me lo ha detto una volta Ares.»

«Ares?» La sua risata echeggiò nell'intero bagno stavolta. «Che figlio di pu-...» sbuffò scuotendo la testa «...piccola, io non ho un secondo nome. Ares ti ha mai detto il suo?»

«Ehm...no.»

«Beh, è finocchio.»

Trattenni a stento una risata e lo colpii sul braccio. «E dai Hunter, smettila di prenderlo in giro.» Parlai spruzzando del prodotto districante sui capelli mentre lui si affrettò a massaggiarmeli non riuscendo a smettere di toccarmi o coccolarmi. «Tuo fratello ti vuole bene.»

HUNTER  2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora