IVYAcqua cristallina scendeva dal rubinetto per raggiungere la vasca che poco a poco non si colmò mentre mi assicurai con la mano che fosse tiepida e non troppo calda, finché lui si accomodò sul bordo di marmo bianco in attesa che lo aiutassi a levarsi la t-shirt. Percepii il suo sguardo addosso ma continuai a sfiorare la superficie dell'acqua, non osando voltarmi a guardarlo.
«Hai un terribile aspetto.» Mormorò mentre udii il suono che fece il suo accendino quando si accese quella che capii fosse una sigaretta. Ritornai in posizione eretta e mi raccolsi i capelli in una coda alta prima di spogliarmi della felpa bagnata e sporca di fango e sangue, rimanendo solamente con il reggiseno addosso. Gli gettai uno sguardo severo vedendolo con solo addosso i boxer e la maglietta, anch'essa impregnata di sangue. Per qualche strano motivo ripensai ad un anno prima quando reggendolo nelle mie mani, moribondo, credevo di averlo perso per sempre. Invece era lì, in tutta la sua stronzaggine, ed io non avevo ancora metabolizzato il tutto.
«Non si fuma in casa mia!» Lo ripresi duramente levandogli via di bocca la sigaretta che gettai nel water vedendolo tendere la mascella visibilmente irritato.
«Quanto mi stai sul cazzo.» Disse sottovoce e a denti stretti anche se giurerei si fosse accertato affinché lo sentissi. «Almeno hai qualcosa da bere?»
«Certo.» Mi allontanai a prendergli una bottiglietta d'acqua nonostante sapessi bene si riferisse all'alcool. Difatti, quando gliela portai, mi rivolse un'occhiataccia di sbieco credendo che fossi in vena di scherzi. «E non ci sono alcolici in casa mia.» Misi le cose in chiaro appoggiando la bottiglia sopra la lavatrice. «Avanti, ti aiuto a togliere la t-shirt.» Afferrai l'orlo del tessuto sollevandogliela delicatamente mentre lui mi fissò e basta. Non ci fu neppure un punto dove i suoi occhi ambrati non si posarono, bruciando e pizzicando la mia pelle con estremo ardore. Notai dei nuovi tatuaggi ed oltre a quelli sul suo addome erano comparsi dei lividi violaci dovuti probabilmente al combattimento con i quattro scagnozzi di Andrei e dei quali non si era ancora lamentato. Per mia sorpresa, però, e prima ancora che gli chiedessi se sentisse dolore, la sua mano si posò sul mio costato, poco sotto il cuore dove il suo pollice sfiorò la mia pelle marchiata d'inchiostro. Trasalii irrigidendomi ed incrociai istintivamente i suoi occhi. Si addolcirono , poiché la ruga verticale che spesso compariva tra le sue sopracciglia quando aveva quella solita aria da duro, scomparve.
«Mai avrei pensato che ti saresti fatta un tatuaggio.» Sussurrò studiando attentamente le mie reazioni.
«Ed io mai avrei pensato di vederti con i capelli così lunghi ed ondulati.»
Trattenne a stento un ghigno. «Credevi fossi pelato?» Il tocco caldo della sua mano incenerì la mia pelle mandandomi in incandescenza, eppure, continuò a sfiorarmi senza mai staccare il contatto tra noi fino a che non feci passare il suo braccio tramite la manica della sua maglietta. Gettai gli occhi sulla cicatrice poco sotto il suo pettorale, esattamente dove mi ero tatuata. «Che significa?» Domandò curioso, osservando quei quattro puntini in linea retta.
Era la sua iniziale nell'alfabeto morse. H . Ovviamente non glielo rivelai, certa che per uno come lui quelle cose fossero pane quotidiano. Amava solo sentirselo dire ad alta voce ed io lo conoscevo troppo bene per dargli un'ennesima soddisfazione. Soddisfazione che a tratti non meritava di sentirsi dire.
«Niente di che.» Sfilai la maglietta tramite la sua testa scompigliandogli i capelli che caddero sui suoi occhi. L'istinto di scostarglieli non volle sentire ragioni, ma lui mi anticipò spostandoseli di lato. Sospirai ringraziandolo mentalmente. «Cerca di non bagnare troppo le bende. Hai perso molto sangue.»
Vidi il suo enorme corpo farmi ombra non appena si alzò in piedi per poi abbassarsi i boxer come se nulla fosse. Vittima di un soffocante imbarazzo e colta alla sprovvista dal suo gesto fatto con tale nonchalance, mi schiarii la gola e mi allontanai pronta a raccogliere i suoi abiti per poi riporli all'interno del cestello della lavatrice . Lo udii entrare in acqua dopo un lamento doloroso che mi raccapricciò l'anima e a volte dimenticavo che Hunter era solo che un uomo. Lo vedevo sempre come qualcosa di indistruttibile eppure, anche lui come tutti noi soffriva ed era fragile.