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IVY

Seguii il segnale del mio smart Watch guidando per circa un'ora fuori città nella direzione di Akalan, nella parte europea del paese. Ero stanca ma la curiosità di scoprire dove fosse finito il mio orologio non mi impedì di recarmi lì a quell'ora tarda. Guidai lungo una strada circondata da un bosco fitto di abeti . Il paesaggio , inghiottito dalla natura, parve terrificante poiché privo di qualsiasi luce e la strada non era delle migliori, anche a causa della pioggia incessante che non mi diede tregua. A circa trecento metri dal punto esatto parcheggiai la macchina onde evitare di essere beccata e dopo aver afferrato la mia pistola decisi di arrampicarmi su un tratto ripido aiutandomi con la torcia del cellulare. Con estrema vigilanza mi affacciai di poco nascondendomi dietro un albero notando in lontananza una piccola baita. Era abbastanza vecchia e parve anche inabitata se non fosse per il camino acceso. Quello che però mi confermò che mi trovassi nel posto giusto fu il veicolo parcheggiato fuori dalla casa, lo stesso di prima. Il lunotto era frantumato ed il proprietario non si era neppure degnato di ricoprirla con qualcosa, o nasconderla. L'aveva semplicemente lasciata lì in bella vista. Chi diavolo era quello che aveva attaccato Andrei ed il suo uomo e soprattutto, perché non aveva ammazzato anche Serkan? Molti dubbi rimbombarono nella mia testa. Con tale precisione avrebbe potuto far fuori anche il turco, ed invece l'aveva risparmiato. E se invece fosse proprio un uomo ingaggiato da Serkan?
No, impossibile!
A quale scopo?
Indossai il cappuccio del giubbotto, scesi con cautela lungo la parete ripida ricoperta di foglie secche e fango non optando per il piccolo sentiero accanto e a passo felpato raggiunsi l'esterno della baita. Mi avvicinai ad una delle finestre cercando di non appoggiare pesantemente i piedi sulle legna scricchiolanti che ricoprivano il pavimento del portico e dopo aver sbirciato tramite una delle due finestre sporche, mi resi conto che al suo interno non ci fosse nessuno. Ressi bene l'arma in mano pronta ad ogni eventuale o imminente agguato e camminai lentamente e silenziosamente verso la porta d'entrata per constatare se fosse aperta o meno ma non appena appoggiai la mano sulla maniglia un braccio si attorcigliò attorno al mio collo non dandomi modo di reagire. In un millesimo di secondo la canna gelida di un'arma da fuoco premette voracemente contro la mia nuca. Ansimai addolorata quando la mia schiena si scontrò addosso al torace di qualcuno, un uomo supposi poiché fosse forte e grosso.
Molto grosso.
Aveva una postura decisa e carica di tensione e lo constatai quando m'incitò a camminare in avanti. Ogni movimento o passo mi richiese uno sforzo sovrumano poiché quasi non mi sollevò da terra reggendomi per il collo ; i secondi, invece, parvero interminabili. Riuscii comunque a prendere una boccata d'aria, giusto per non svenire per via di quella terribile e possente morsa. Una parte lucida della mia testa analizzò il pericolo e tutte le plausibili complicanze che ne sarebbero derivate, eppure, nessuna soluzione mi sembrò quella più giusta se non quella di combattere.

Ma contro chi?

Percepii il suo fiato caldo addosso, seppur parve pacato. Quasi per nulla intimorito dalla mia presenza. Ciononostante non demorsi, caricai l'arma ancora stretta nella mano e la sollevai velocemente appoggiandola sotto il suo mento, scontrando la canna contro la sua mandibola poiché ne riconobbi il rumore. Ma quanto era alto? Dovevo decidermi a sparare prima che lo facesse lui poiché di sicuro uno dei due sarebbe  morto. Quello che mi stupì, però, fu il suo atteggiamento indifferente, anzi, quasi se la rise. Il suo braccio , invece, allentò la presa sulla mia gola indolenzita e con un colpo sulla schiena mi spinse bruscamente in avanti di qualche passo. Ecco, pensai tra me e me, ora mi spara! È la fine. No, dovevo assolutamente trovare una soluzione. Non potevo morire così! Barcollai scivolando sul fango ma non mi arresi ed in un misero istante mi voltai a puntargli la pistola trovando la sagoma di quell'uomo già pronto a prendere la mira su di me. Respirai sofferente ordinandogli di arrendersi con un ....DUR! Le luci soffuse provenienti dall'abitazione miste alla terribile pioggia oscuravano la sua immagine non dandomi modo di poterlo guardare bene in faccia, finché per mia sorpresa, ripose via la pistola.

HUNTER  2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora