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IVY


«Ciao.» Lo salutai con un sorriso quando mi aprì la porta di casa. Non rispose, limitandosi a farmi un cenno di mano affinché mi addentrassi. «Non ti ruberò molto tempo...» aggiunsi compiendo qualche passo all'interno del suo appartamento finché lui serrò la porta alle mie spalle «...sono qui solo per parlare con te.» Il petto tamburellò forte all'idea che lo avessi ingiustamente illuso e di conseguenza potessi ferirlo .

«Accomodati.» Parlò pacato, ma freddo e ferito. Feci come chiese mentre si accinse a riempire un paio di tazze con del caffè appena preparato .

«Come stai?» Esordii attendendo che anche lui prendesse posto al tavolo.

«Bene. E vedo che anche tu stai bene...» biascicò «...avresti potuto mandarmi un messaggio, però. Io e mia sorella eravamo in pensiero per te.»

Restai per un po' in silenzio a guardarlo negli occhi, non sapendo esattamente da dove incominciare. «Lo so e mi dispiace tanto, Ayron.»

Annuì lentamente mantenendo lo sguardo basso sulla sua tazza di caffè. Ne sorseggiò un po', quasi ignorandomi del tutto, facendo sì che calasse un'atmosfera gelata nella stanza.
Non seppi più come venirne fuori.
Una parte di me volle semplicemente dirglielo senza prender fiato, l'altra però, si rammaricò per come avrebbe reagito.
E come avrebbe potuto reagire?

Si sentirà preso in giro, pensai.
Tuttavia, c'era anche il problema Hunter. Non dovevo in alcun modo menzionarlo. Già, ma quanto sarei stata capace di tenere all'oscuro la cosa? Maledizione!

«Ascolta...» incalzai «...Ayron-....io-...»

«Che cosa c'è esattamente tra te e quel tizio-...» parlò interrompendomi «...Hunter?»

Deglutii colta alla sprovvista.

«Perché sei corsa da lui a Cappadocia, non è così?»

Sospirai ed infine annuii, non volendo più mentirgli. Dopotutto, in cuor mio sapevo che di Ayron mi potevo fidare.

«Quando sei fuggita così dall'aeroporto, io e Serin siamo saliti sul primo taxi e siamo tornati indietro a cercarti.» Spiegò pacato. «Giù in paese c'era traffico e poco prima di percorrere il tragitto della salita conducente all'hotel dove abbiamo alloggiato, ho assistito ad una scena che non avrei mai voluto vedere.»

Si riferì palesemente a me e a Hunter.

«Mi domando solo chi tu stia prendendo in giro tra i due?» Aggiunse, e quelle parole arrivarono a me come una coltellata al petto.

«Nessuno.»

Ghignò, ma fu un gesto dettato dalla tristezza di aver realizzato che lui fosse quello preso in giro.

«Io e Hunter ci conosciamo da molto tempo, Ayron...» esordii prendendo nuovamente parola «...ci siamo incontrati in circostanze che tu non potresti neanche immaginare, e se ti sto raccontando tutto ciò è perché so che posso fidarmi di te e che non ne farai parola con nessuno.»

Ero nella merda, poiché sarei risultata anche una bugiarda dopo avergli raccontato il mio passato.

«Ti ascolto.» Mormorò.

«C'era una faida in corso tra le nostre famiglie, a Sacramento.»

«Sacramento?» Sgranò gli occhi confuso. «In California?»

«Esatto.»

«E la storia dell'Inghilterra?»

Mi passai la lingua tra le labbra, inumidendole. Come avrei fatto a raccontargli del perché Hunter si trovasse lì? E Travis? I federali? E se Ayron avesse raccontato tutto a Serkan? Ora sì che ero nella merda. «Non ho mai vissuto lì. Io sono di Sacramento, e pure Hunter.» Gli spiegai senza accennare troppi dettagli. «Il problema è che io e lui ci siamo innamorati prima ancora di scoprire che appartenessimo a due famiglie rivali. Due famiglie che nel corso degli anni si sono fatte male a vicenda.»

HUNTER  2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora