IVY«Ciao.»
Mi voltai di scatto udendo la voce di Ayron giungere dai pressi della porta di entrata. Mi donò un sorriso ; aveva portato la colazione ed un mazzo di fiori bellissimo.
«Ciao.» Lo raggiunsi a passo lento. Desiderai sorridergli con la stessa intensità con cui lui fece con me , ma Hunter mi aveva letteralmente scossa.
«Tieni, questo è per te.» Avanzò verso me porgendomi il mazzo, ma prima ancora che lo ringraziassi, mi colse alla sprovvista e mi diede un bacio a stampo sulle labbra. Non che non volessi o il gesto mi infastidì, ma dentro me, qualcosa mi disse che fu sbagliato.
Nei suoi confronti, chiaramente.
Tuttavia, ero anche spaventata a raccontargli del mio passato con Hunter, temendo che potesse scoprire quante più cose sul mio conto. Insomma, se l'avesse accidentalmente riferito a qualcuno, o peggio ancora, a Serkan, potevo considerarmi spacciata.«Ti ringrazio...» ne annusai il buonissimo profumo «...sono bellissimi.»
«Non più di te.»
Accennai un misero sorriso considerando le mie pietose condizioni. Ciononostante, lo invitai a seguirmi e a prendere posto su una delle sedie in cucina.
«No, lascia, faccio tutto io!» Mi fermò prima che potessi raggiungere la macchinetta del caffè. «Tu siediti e basta. Non ti devi affaticare!»
Lo ringraziai un'ennesima volta lasciandolo fare come se fosse a casa sua mentre scartai le brioches calde ed i burek deliziosi. «Wow, ma non dovevi scomodarti tanto.»
«Sei seria? Per così poco?» Ridacchiò dandomi le spalle mentre lo guardai addentando un pezzo di burek al formaggio, chiedendomi se per caso si fosse imbattuto in Hunter. Ecco, la sola idea mi serrò di colpo la bocca dello stomaco facendomi passare la fame, anche se fino a quel momento il ragazzo non lo nominò. Stai calma Ivy, ripetei a me stessa, probabilmente non si sono neppure incontrati. Di che ti preoccupi? Lasciai perdere la pasta fillo e sospirai sonoramente, cercando di estirpare fuori dal petto l'ansia che mi sovrastò. «Comunque, mia sorella ti manda i suoi saluti, aspetta...» afferrò dalla tasca posteriore dei jeans un biglietto piegato su se stesso e me lo passò «...tieni, questo l'ha disegnato lei per te.»
Lo aprii pensando a quanto fosse stata dolce, fino a che una morsa atroce mi spappolò il cuore quando vidi il disegno che la bambina avesse fatto con tanto amore. «Questa sono io?»
«Già, siamo io, te e lei...» rise divertito raggiungendomi nuovamente al tavolo con due tazze di caffè «...lo so, sembriamo dei spaventapasseri, ma ci teneva a fartelo avere. Voleva venire ma le ho impedito di saltare scuola e come minimo mi terrà il broncio per una settimana!»
«Grazie.» Mormorai sollevandomi, affine di attaccarlo con un magnete sulla porta del frigorifero. «Lo costudirò per sempre, e detto in tutta franchezza...» aggiunsi ritornando da lui a prendere posto «...non vedo l'ora di avervi qui per Natale. Fino ad allora sarò guarita e voi sarete i miei ospiti speciali. Che ne dici?» Chiesi euforica mentre il ragazzo ci pensò per un po' e non capii il perché.