-IL COLLEGE DI MALINCONLY-

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Indossavo un golf nero che quasi mi soffocava, la gonna di stoffa scozzese a vita alta e le calze di mia madre lunghe fino al ginocchio, nere anch'esse.
Non riuscivo a capire come,con tutto il gelo che incombeva fuori dal college, dentro facesse un tale caldo.
Era seduta vicino alla finestra di legno scuro e fuori, nonostante la piena mattinata, sembrava fosse appena calata la notte.
" Mi verrà la depressione così"pensai, appoggiandomi con i gomiti al banco di mogano " Se non mi è venuta fino ad ora, con tutto ciò che ho passato, ci penserà questo clima infernale a farmela venire.."

Ciò era la pura realtà, poiché da quando mi ero trasferita, nel weekend, in quel maledetto castello che ci fungeva anche da scuola per qualche inspiegabile motivo, non aveva fatto altro che piovere. Le albe non sorgevano mai e i tramonti non esistevano; il sole era una debole palla annacquata sempre coperta da nubi dense e cariche d'acqua.

Anche l'aula di greco aveva un che di sinistro, tutta color legno a causa dei pannelli di quercia alle pareti, dei banchi di mogano e del candelabro dorato a 5 bracci posto accanto allo scheletro di decorazione vicino alla lavagna nera.
Il soffitto era a capriate e dal centro pendeva un lampadario in finto cristallo emanante una tenue luce giallognola.

Ero mezza assopita dal calore della stanza e molto concentrata ad osservare la pioggia scendere giù, violenta e nera, schizzando tutto il terreno sottostante con potenza, per rendermi conto che l'insegnante di greco stava cercando di attirare la mia attenzione.
Il mio compagno di banco provvisorio, o perlomeno così speravo, un tipo basso dall'aria malaticcia e che tirava su con il naso ogni secondo mi batté un dito sul banco.
"Si, mi dica" dissi all'improvviso, senza troppo entusiasmo.
" Solitamente queste cose non spettano agli insegnanti cara, quindi vuoi presentarti oppure non ne siamo degni, signorina Armstrong?" mi chiese poi lui,con un pessimo sarcasmo.
Io lo guardai impassibile, con i miei grandi occhi neri da volpe, cercando di infondergli un po' di disagio, ma lui non si scompose comunque di una virgola e così fui costretta ad alzarmi e presentarmi sotto lo sguardo vigile e curioso di una ventina di antipatici ragazzini snob.

" Salve a tutti,mi chiamo Lillian e mi sono trasferita qui nel weekend, il mio dormitorio è in cima alla torre perché non sapevano dove altro collocarmi. Non ho molto altro da dire, onestamente" Conclusi io, dopo essermi sciolta un po'. Il silenzio che seguì mi irritò a dir poco.

"Bene allora, Lillian che non ha molto altro da dire, veniamo al dunque.
Hai già studiato il greco ed il latino per caso? ". La luce tremolante del fuoco sul candelabro colorava la sua gran testa pelata di una sgradevole tonalità di arancione/ocra.

" Si, certo, signore. Ho fatto qualcosa ma eravamo comunque molto indietro. Non abbiamo mai finito la grammatica, anche se sono in quarta..."

" Hai letto qualcosa? Tragedie, commedie,Iliade ed Odissea per intero, mia cara?"
Io feci cenno di no con la testa perché non mi andava di parlare. Ma che ci facevo io, in quel luogo?
"Santo cielo" esclamò invece l'insegnante ,interrompendo i miei pensieri in modo brusco.
" Farai fatica a metterti in pari Liliana, io ti avverto" continuò poi.
Io mi limitai a sorridere di rimando e rispondere :"Il mio nome è Lillian, prego."

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