Mi ero trasferita là da qualche settimana ormai e, in assenza di cose migliori da fare ,passavo le giornate girando per la scuola e passando il resto del tempo nelle radure e nel bosco sempre infestati da nebbia intorno al collegio.
Era dal giorno del test che avevo cominciato a notare comportamenti abbastanza singolari e andando a giro per il castello ne avevo avuto conferma.
Non mi ero più informata sulla A ma non ce ne fu un gran bisogno considerando che a ogni ora del giorno compariva un gruppetto di ragazzi che per qualunque occasione erano pronti a dirti cosa fare o non fare,dove potevi o non potevi passare; tenevano conferenze in mezzo alla scuola a cui ogni alunno partecipava attivamente, organizzavano fondi ,gite, e, attenzione,l'unica cosa che aveva catturato la mia sincera attenzione:le settimane classiche.A quanto pareva ogni anno il Melanconly organizzava un evento, svolto a volte anche nell'arco di due settimane, dove veniva scelto un tema inerente all'antica Grecia e poi, sopra a questo tema, venivano organizzate delle attività.
Si dividevano in arte, guide, e teatro.
Le guide avevano il compito di vestirsi, truccarsi a tema e accompagnare, a turni di gruppi, gli ospiti( come genitori ed esterni) a visitare il castello, decorato per l'occasione dal gruppo di arte e dove assistevano a fine giornata ad uno spettacolo messo in scena dai teatranti nel teatro della scuola.
Queste settimane erano interamente finanziate dal collegio e gestite da noi studenti. Ogni gruppo aveva un referente della classe A e il rappresentante, Julian, doveva accertarsi che tutto fosse svolto correttamente e gestire anche i soldi.
Inizialmente non mi interessò molto ma vedendo e ascoltando capì la frenesia che tutta la scuola aveva per quell'evento così singolare e così decisi che dovevo muovermi in fretta e segnarmi al gruppo di arte prima che si chiudessero le iscrizioni."Devo assolutamente fare sapere che so disegnare," pensai ad alta voce, mentre mi perdevo nei miei pensieri. "Mi prenderanno sicuramente, e saranno felici di avermi. E mi farò degli amici..."
In realtà, sotto sotto, speravo anche di attirare l'attenzione di quella cerchia di ragazzi carismatici che avevo incontrato troppo brevemente ma che già avevano invaso i miei pensieri. Chi erano? Perché sembravano così rilevanti? La loro presenza occupava un angolo inquietante della mia mente, una domanda senza risposta che mi tormentava.
"Non sprecare il tuo tempo, tanto è inutile."
Mi fermai di colpo, stupita dalla voce che mi aveva interrotta. Una ragazzina dai capelli neri e occhi verdi a palla mi fissava con un'espressione che non prometteva nulla di buono.
"Che intendi dire, scusa?" risposi di impulso, senza mascherare la mia irritazione. Il tono poco cordiale era venuto fuori da solo.
"Ma tu sei nuova qui, eh?" disse lei, lanciandomi uno sguardo che non lasciava spazio a equivoci. "Si nota. Vedi, potresti fare tutte le sculture di questa terra e ricostruire il nostro prezioso atrio da capo, ma non ti verrebbe comunque riconosciuto niente. Se non sei della A, non vali nulla. Prima regola, implicita, ma c'è."
Il suo tono gelido mi fece rimanere in silenzio. Mentre camminavamo insieme verso la segreteria, cercai di digerire quelle parole. Mi sentivo come se una verità inaspettata e scomoda mi fosse stata sbattuta in faccia, e non sapevo come reagire.
"Ma gli insegnanti, loro non fanno nulla a riguardo?" chiesi, cercando di capire dove stesse andando a parare la conversazione.
A quella domanda, lei scoppiò a ridere, come se avessi appena detto qualcosa di estremamente ridicolo. Mi sentii un po' sciocca, eppure non potevo fare a meno di essere incuriosita.
"Ti infastisisco, eh?" continuò lei, il sorriso scomparso dal viso, mentre il suo tono diventava più serio. "I professori sono i primi sostenitori di quest'élite, mia cara. Gli alunni della A sono più ricchi, più belli, più intelligenti. Non come noi altri plebei."
Ci fermammo davanti alla porta della segreteria, e ci scambiammo uno sguardo. Lei non sembrava avere molta pietà per me, ma non era nemmeno una persona che avrei voluto continuare a ignorare.
Indossava una camicia bianca semplice, con un cardigan sopra e jeans scuri.Avevo ancora mille domande, ma la fretta di sistemare le pratiche mi costrinse a concludere rapidamente quella conversazione. "Beh, grazie, ci vediamo," dissi, cercando di mantenere un tono civile.
Proprio quando stavo per girarmi, lei mi afferrò per il gomito con una forza inaspettata.
"Ma che...?" esclamai, confusa e irritata.
"Ascoltami bene," sibilò, stringendomi il gomito in modo che dovetti fermarmi, "sta' attenta ai ragazzi della classe A e gira alla larga da Julian Jacobs. Pure le insegnanti ne sono rimaste fregate. Se finisci nei guai con loro, nessuno ti potrà aiutare."
Le sue parole mi colpirono come un pugno. Non riuscivo a credere a ciò che stavo ascoltando, eppure il suo tono gelido e determinato mi fece rabbrividire. "Ma è uno scherzo?" ribattei, cercando di mantenere la calma, anche se il mio spirito stava cedendo. "Se sì, ne ho abbastanza di farmi intasare la vena da queste sciocchezze!"
Il mio corpo tremava un po', e sapevo che non era solo per la rabbia. In quelle settimane, i miei nervi erano stati messi a dura prova, e mi sentivo febbrile, instabile. L'aria sembrava opprimente, e quella conversazione stava spingendo i miei limiti.
Lei si riprese in fretta, sistemandosi i capelli dietro l'orecchio con una calma inquietante. "Nessuno scherza mai qui dentro, ma comunque sta a te decidere cosa fare. Qualcuno doveva avvisarti, lo stesso. Non credo che ci rivedremo più, io lascio la scuola oggi, grazie al cielo. Beh, addio."
Rimasi per un momento immobile, stordita da quanto appena sentito. Lei, nel frattempo, si allontanava con passi rapidi, come se il nostro incontro non fosse altro che una formalità.
"MA ASPETTA!" urlai, il mio cuore che batteva forte, mentre mi risvegliai dal torpore. "DIMMI ALMENO IL TUO NOME!"
Ma lei non si voltò nemmeno, alzando solo una mano in un gesto di saluto, senza nemmeno una parola in risposta.
Un vento improvviso sbatté violentemente contro le finestre decorate della segreteria, e fuori, il cielo sembrava aver preso una tinta spettrale di nero e argento. L'atmosfera era così cupa che mi sentii davvero sconsolata, come se tutto intorno a me stesse crollando. Mi chiesi se avessi fatto la scelta giusta venendo qui, ma la risposta mi sfuggiva, avvolta nel mistero e nella solitudine di quel luogo.
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I Carismatici
Mystery / ThrillerDopo la tragica morte dei loro genitori, Lillian e suo fratello minore ,Laurie, sono costretti a separarsi e vengono mandati in due college diversi per volere del nonno, un'egocentrico ricco e amante del classicismo(in special modo del greco e del l...