16.

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«Cenerentola! È la mia preferita!».

Zoe si fionda sul divano. Sorvola appena la porta di casa mia, ma i suoi occhietti si sono illuminati subito notando il televisore acceso.

Ammetto che badare alla figlia di Drew Stevens non era affatto nei miei piani attuali ne in quelli futuri; ma quel maledetto sa bene come incastrarmi.

«Grazie, vicina», mi sussurra all'orecchio talmente vicino che il soffio mi accarezza fino alla colonna vertebrale.

Alzo gli occhi sopra la mia spalla e gli rivolgo uno sguardo omicida.

«Per che ora hai intenzione di tornare? Si addormenterà se farai tardi», lo avverto. Forse voglio mettergli un po' di fretta. O meglio: ricordargli che dovrebbe maturare un po'.

Drew guarda l'orologio sul suo polso e riflette qualche secondo. Poi sposta gli occhi intorno a lui, come se stesse cercando qualcosa.

«Non preoccuparti», risponde.

Senza comprendere ciò che le sue mani stanno tenendo fra le dita, aggrotto le sopracciglia e il tintinnio di un paio di chiavi davanti il mio viso mi avverte di una possibile decisione che sicuramente non mi starà bene.

«Prendo queste, così non dovete aspettarmi sveglio», asserisce come se fosse la cosa più normale del mondo.

«Come ti permetti?! Queste sono le mie chiavi di casa», obietto cercando di afferrare il mazzo, che però lui tira subito indietro.

«Non mi sembra ti servano stasera visto l'intenzione di guardare cartoni animati per bambini», ghigna sotto la leggera barba. L'ennesima presa in giro.

Stringo ancora di più la mandibola e sento i nervi contrarsi ancora di più.

Dio, come mi infastidisce.

«Questo non ti da il permesso di incastrarmi come babysitter per fingerti un uomo libero e spensierato, ricattarmi e impossessarti delle mie chiavi di casa!», ribatto prontamente.

Ovviamente cerco di mantenere un tono basso. Non credo sia il caso di farci notare da Zoe, la quale sta beatamente comoda sul mio divano e ha addirittura premuto play.

«Se devi farmi un favore devi farlo bene, piccola volpe», persiste con un mezzo sorriso malefico.

Sospiro pesantemente, irritata da qualsiasi cosa lui dica o faccia e ho davvero paura che se continuasse potrei perfino prenderlo a calci e buttarlo fuori di casa.

Mi passo le mani fra i capelli, stremata dalla sua presenza.

«Hai una figlia, Drew...», mormoro in un sospiro. «Dovresti essere più responsabile e non pensare ad andare ad ubriacarti per accalappiare la prima donna disponibile».

Il mio è un pensiero uscito fuori di pancia, senza essere pensato e ragionato. È semplicemente quello che penso, anche se la mia parola non ha peso per lui.

Drew, però, pare non volersi rovinare l'entusiasmo, così mi si avvicina abbastanza da guardarmi fisso negli occhi.

«Ti devo un favore», dice e subito dopo si allunga verso la mia guancia lasciandoci un bacio sopra.

Ok, ammetto che questo è del tutto inaspettato. La mia guancia pare prendere fuoco proprio dove le sue labbra si sono posate e hanno indugiato per qualche secondo.

Il suo profumo mi arriva alle narici facendomi quasi perdere il senno e finire un'altra volta con il sedere per terra.

È elegante ma altrettanto rude. Forse è questo che manda fuori di senno l'essere femminile.

Hearts EnemiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora