05.

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Venerdì. Ultimo giorno di lavoro della settimana.

La stanchezza inizia a farsi sentire, ma il week-end è alle porte e non mi resta che far passare le ultime sei ore di lavoro. 

Ovviamente, come da rito, non si può iniziare la giornata senza una meravigliosa tazza di caffè caldo. 

Il bar all'angolo della scuola è strapieno di gente tra studenti e lavoratori. 

«Due caffè. Uno con panna, per favore», richiedo al cameriere al bancone. 

Lui annuisce cordiale e dopo un lieve ammiccamento si affretta a preparare ciò che gli ho chiesto. Nel frattempo che aspetto invio un messaggio ad Eve dicendole che la raggiungerò tra poco. 

«Panna, eh?». Una voce alle mie spalle richiama la mia attenzione e sussulto impercettibilmente. 

Alzo lo sguardo e arrossisco appena mi ritrovo gli occhi nocciola di Nick. È in forma smagliante con quella sua tuta scura che gli fascia le spalle in maniera idilliaca. 

«In realtà la panna è per Eve. Io il caffè lo prendo amaro», spiego con un sorriso. 

«Ottima scelta, Benson. Siamo in due», mi rivela ridacchiando. 

«Eve mi prende per pazza, ma in realtà mi piace assaporare il gusto del caffè».

In parte è anche verità. Ma dirgli che io non sono la miglior alleata delle troppe calorie sarebbe eccessivo. 

Il bel cameriere torna con i due bicchieri e dopo avergli porto i soldi e ringraziato, torna a lavoro. 

«Lezione presto oggi», asserisce visto l'orario. Io annuisco sconfortata. 

«Oggi sì. Ho due ore in prima G. Per fortuna sono una classe calma. Tu invece?», gli chiedo. 

Si passa una mano sotto il mento prima di riportarla nella tasca della tuta. 

Ho sempre affermato di non volere più una relazione, ma Nick Coleman sa essere affascinante con poco. Un tuta e un bel sorriso sono già troppo su di lui. 

«Ho la prima ora in quinta F e poi riprendo alla terza ora in seconda. Non va male oggi», dice. 

Lo osservo con dolcezza, perché è quello che trasmette. È sempre stato un tipo composto. Mai una parola in più, un gesto fuori posto, un ammiccamento sgarbato. Nick Coleman è uno di quegli uomini con al "U" maiuscola. 

Tutto l'opposto di quell'arrogante Stevens. 

Nel momento stesso in cui sto per aprire bocca, il cameriere ritorna con il caffè di Nick. Senza rifletterci su, allungo la banconota al cameriere. «Prendi questi», insisto. 

«No, Clare. Non scherzare», mi blocca afferrandomi il polso. 

«Ma va, per così poco. Sono in debito per il passaggio dell'altro giorno», gli ricordo sperando che si convinca. 

Nick mi osserva e scuote la testa afferrando la mia mano allungata verso il cameriere e riponendola giù. Con cordialità, poi, porge la sua banconota, paga e mi osserva. 

Be', la sua vicinanza è asfissiante. Mi rendo conto solo adesso che ho il naso all'altezza del suo petto e la sua mandibola scolpita rivestita da un lieve strato di barba sopra i miei occhi. 

I suoi occhi puntano i miei con intensità e le mie labbra si schiudono inconsapevolmente, incantate dalla sua maestosità. 

«Se vuoi riscuotere il tuo debito non c'è bisogno di un caffè», parla piano e con un mezzo sorriso in faccia. Mi ritrovo ad inghiottire a vuoto e alzo poi un sopracciglio curiosa. 

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