06.

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❤️‍🔥


«Nora, mi tireresti su la zip di questo maledetto vestito?», supplico la mia vicina. 

Sono le nove e mezza di sera, sono ancora in orario perché l'appuntamento con Eve è circa alle dieci, ma questo maledetto tubino nero mi sta complicando tutto. Ecco perché sono costretta a suonare al campanello della mia vicina, con indosso le mie pantofole pelucchiose e un'espressione disperata. 

«So che non è orario, ma avevo bisogno di aiuto», provo a giustificarmi con affanno, mentre la donna con i bicodini in testa ridacchia e tenta di risolvere il problema, sollevando con poca facilità la zip. 

«Dove vai così bella? Esci con il nuovo vicino? Ho intuito ci fosse qualcosa tra voi due l'altra volta», indaga impicciona lei. 

A quella sua affermazione però, alzo gli occhi al cielo seguita da un'espressione disgustata. 

«Assolutamente no! Nora, tra me e Stevens non c'è niente. Lo conosco, è vero: è proprio per questo che non ci uscirei mai», le rispondo con risolutezza. 

Nora sembra indagare col suo sguardo attento e perlustrante, ma non voglio faccia altre domande. Non ora che sono in ritardo e ad un giorno dalla cena con Nick. 

«Allora buon divertimento e mi raccomando: stendili tutti», mi butta un occhiolino e io le rivolgo una risata. 

«Grazie Nora, ci vediamo domani», la saluto ancora guardandola con benevolenza. 

Voglio un bene dell'anima a questa donna, per questo mentre richiude la porta le mando un bacio volante, prima di arretrare verso il mio appartamento.

Tutta la fretta di essere pronta in orario è stato solo uno sforzo inutile. Con Eve eravamo rimaste che sarebbe passate lei a prendermi, per cui alle dieci in punto sono scesa di fronte casa in attesa della mia migliore amica, che però sembra aver mandato in fumo il telefono. Sono già le dieci e venti, il freddo penetra le ossa e della mia amica nemmeno l'ombra. 

«Eve, dove diavolo sei?! Ti sto aspettando da venti minuti di fronte casa mia e sto letteralmente andando in ipotermia. Rispondimi, per favore», dico con voce tremolante, inviando l'ennesimo messaggio in segreteria. 

A dire la verità inizio anche a preoccuparmi. Eve  risponde piuttosto veloce ai messaggi, ma stasera pare essere finita in un tunnel nero. Dall'agitazione mordicchio le mie pellicine e mi stringo nel mio grosso cappotto nero per via del freddo. 

«Ti chiedo solo qualche altro giorno, poi vengo a prenderla».

Una voce possente alle mie spalle mi fa sussultare. Ma so bene a chi appartiene; per cui, mi volto osservando Drew Stevens avvolto in un paio di pantaloni neri aderenti e un cappotto verde scuro che fa risaltare il biondo cenere dei suoi capelli egregiamente laccati verso l'alto. 

«Sì, lo so. Grazie mille», aggiunge per poi chiudere la chiamata. 

Non si è accorto di me finché non ripone il suo telefono in tasca e alza gli occhi, incrociando i miei. 

«Guarda un po' chi si vede», esordisce cambiando l'espressione. 

Non so che tipo di telefonata abbia avuto, ma era decisamente più serio mentre adesso mi osserva con un sorriso beffardo. 

«Il mio miglior nemico», affermo io con un falso sorriso sulle labbra. 

Drew ridacchia e si infila le mani in tasca prima di fare qualche passo verso di me. 

«Cosa ci fai al buio e al gelo, Benson? Credevo che per te fosse l'orario giusto per "lavorare"», ghigna irritante. 

Io sollevo le spalle con fare casuale. «Molto divertente, Stevens. Ma indipendentemente da questo...», lascio la frase in sospeso puntando gli occhi su di lui con maggiore intensità. Poi irrigidisco la mascella. «... non sono affari tuoi».

Hearts EnemiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora