13.

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❤️‍🔥


Lui non lo sa il male che mi ha fatto.

Non sa il dolore che ho affrontato tutto da sola, senza l'aiuto di nessuno. Perché, di certo, dirlo a mio padre non era nemmeno un'opzione; soprattutto visto il fatto che il padre mi ha lasciata prima di saperlo nel peggior modo che potesse fare.

Sapevo fosse un dongiovanni all'epoca, eppure me ne innamorai quasi subito per colpa del suo dannato modo di sedurmi per poi umiliamo davanti tutti i colleghi universitari ad una festa, dopo averlo beccato in una delle stanze di quella maledetta casa con un'altra ragazza.

"Pensavi davvero che uno come me potesse stare con una come te?"

Risuonano ancora forti quelle sue parole nella mia testa, perché è esattamente da lì che la mia vita è andata in fumo. La bulimia, l'aborto, l'apatia, l'insicurezza...

Tutto per colpa di Drew Stevens. È per questo che ce l'ho a morte con lui e non gli permetterò mai più di rovinarmi la vita.

Eppure, sapere che ha una figlia... non so che nome dare alla sensazione che provo.

«Papino, sei arrabbiato?».

La bambina interrompe quello strano scambio di sguardi irrigiditi e mi sollevo subito dopo ricomponendomi mentre inizio a sentirmi fuori luogo.

Drew si schiarisce la voce, tornando poi con gli occhi sulla figlia.

«No, Zoe. Però adesso sali a casa», le dice con tono... paziente.

Sento la testa girare perché sembra tutto un sogno. Ai miei occhi tutto questo ha dell'incredibile... impossibile, più che altro. Eppure è tutto vero, anche se faccio fatica ad ammetterlo.

Quella dolce bimba ha lo stesso sangue di Drew Stevens e a giudicare dalla sua statura, avrà all'incirca cinque o sei anni. E credo che sia questo che mi irriti più di tutto.

Da quando mi ha lasciata sono passati sei anni, ciò significa che pochissimo dopo ha trovato ben altro per rimpiazzarmi.

So di non essere stata importante per lui, ma non posso ignorare la nota di fastidio che si è insinuata nel mio petto.

Zoe, la bambina, afferra i suoi fiori per poi alzare gli occhi su di me.

«Tieni. Questo te lo regalo», dice allungando un fiorellino di un rosa chiaro e delicato.

Quella bimba ha uno sguardo talmente ammaliante che d'istinto sorrido e lo afferro. Lei non ha colpe. Suo padre sì.

«Grazie, Zoe. Sei dolcissima», rispondo. «Adesso fai come dice il tuo papà. Tanto ci rivedremo, anche io abito qui».

«Allora la prossima volta scendiamo insieme a raccogliere altri fiori!», propone lei con un forte entusiasmo.

Io, invece, non riesco a provare lo stesso. Per cui annuisco semplicemente senza aggiungere altro osservando quella piccola creatura sparire all'interno dell'edificio.

La cosa più terrificante è ritrovarmi a pochi passi dall'uomo che più detesto, in un silenzio assordante e con il cuore il gola.

I miei occhi, involontariamente, si spostano sulla sua figura delusi, amareggiati e probabilmente risentiti. Ma non posso dargliela vinta. Non posso riversargli addosso proprio adesso la verità di ciò che è successo.

Anzi, direi che non merita nemmeno di saperlo.

Così, sempre in silenzio, cammino verso l'entrata del palazzo passandogli accanto e sentendo il mio cappotto sfiorare il suo braccio.

Hearts EnemiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora