{𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 1}

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Il ragazzo camminava tranquillo, teneva la testa china e lasciava che quel dolce e gentile venticello gli scomoigliasse appena quei folti capelli acerbi. Osservava con sguardo assente i petali rosei che pigramente andavano a toccare il freddo suolo e ogni tanto si scansava per evitare di calpestarli.

Alzò leggermente il capo alle grida felici dei fanciulli, che felici, si rinseguivano con fiato mancante alle prime ore del mattino.
Non potè, però, lasciare che un debole sorriso non gli solcasse quel pallido volto quando vari ricordi di lui e Katsuki gli raffiorarono impetuosi nella mente.
Ha amato quei giorni, lo ha fatto veramente. A volte gli capitava di sognare lui e l' amico da piccoli a cercare, mano nella mano, gli scarafaggi fra le increspeture dei tronchi.

Camminò per un bel po', sentiva i muscoli leggermente doloranti a causa dei lividi ancora freschi, ma non ci madò granchè e continuò finchè il freddo asfalto sotto di sè non venne sostituito da varie mattonelle.
Solo ad allora sentì come l' obbligo di guardarsi intorno e capire dove fosse arrivato anche se, in fondo, lo sapeva perfettamente.

Vari individui della sua stessa età pessaggiavano assieme chiaccherando varie cose, chi in coppia, chi in gruppo e chi, come lui, non aveva un posto in quella società.

Si rintanò in classe, costatando che a quell'ora, non ci fosse nessuno.
Come ordinato dai suoi compagni di classe si sedette in prima fila, nel posto più vicino alla finestra e, sostenendosi con il gomito sul banco, s'incantò ad osservare il paesaggio primaverile.

Amava come i petali rosacei del ciliegio si lasciavano ondeggiare insieme al vento o come, senza resustere, finivano a terra venendo poi schiacciati da chi non aveva interesse.
In qualche modo si identificava in loro; gentile e dolce con tutti e,che invece di ricevere anche lui le stesse cose, riceveva solamente botte, insulti e minacce varie.
Ne era consapevole,in fondo. Sapeva quanto fosse odiato dai suoi compagni e persino dai professori, ma c'era qualcosa che lo spingeva a continuare, a non buttarsi sotto un treno.

Lui.

Katsuki, il suo 'bullo' del quale sin da piccolo voleva diventare suo amico ma che, purtroppo, non ha mai ricevuto nient'altro che botte.
Lo ammirava, lo ammirava più di chiunque altro.
Adorava come era forte, coraggioso e come non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Lo ammirava così tanto da non averne paura.
Per questo avrebbe continuato a cercare di divebtare suo amico, sia nel bene che nel male, anche a costo di diventare il suo sacco da boxe.

Parlando del diavolo, ecco che irruppe in classe con quel suo modo arrogante e rozzo.
Subito Izuku scatta in piedi e, posizionandosi dinanzi a lui, esclamò euforicamente «Buongiorno Kacchan! Come stai?». Neanche il tempo di richiudere le labbra che, con uno spintone, si ritrova con culo per terra.

«Levati dai coglioni, Deku!» Prorupoe Katsuki, sorpassandolo subito dopo insieme ai suoi amici.

Katsuki sapeva però quanto fosse una testa calda Deku e che, con una sola spinta, non si sarebbe rassegnato facilmente. Difatti eccolo nuovente in piedi davanti a lui e i suoi amici, a porgergli un bento.

«L'ho fatto per te! Spero ti piaccia, ci ho messo tanto.» Gli sorrise, Izuku. Katsuki sbuffò e, mormorando un suo solito 'tsk' glielo rubò dalle mani.

«Lo hai fatto tu?» Domandò con tono disinteressato mentre, senza degnare nemmeno un piccolo sguardo al verdino, lo apriva.

«Sì!» Rispose subito il verdino. Katsuki lo osservò per svariati secondi poi, con una mossa veloce tale a una pantera, fece cadere il bento davanti ai suoi occhi, facendolo finire sulle sue scarpe.

«Oh, ma che sbadato!» pronunciò fintamente Katsuki, sghignazzando di nascosto insieme ai suoi amici.
Izuku non rispose, si abbassò solamente per ripulire il pavimento.

 𝑵𝒐𝒏 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒕𝒆𝒏𝒆 {𝑏𝑎𝑘𝑢𝑑𝑒𝑘𝑢}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora