{𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 10}

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«Dove vai Izuku?» Domandò Uraraka, osservando i movimenti frenetici del verdino impegnato ad afferrare la sua giacca nera.

«A casa.» Disse freddamente, lasciando perplessa la ragazza.

«È successo qualcosa?» Domandò raggiungendolo e Izuku l'allontanò bruscamente «Scusa, sto bene.» disse Izuku, accorgendosi del suo modo sgarbato.
Uraraka non disse più niente e lo lasciò stare.

Izuku spalancò la porta d'ingresso, pronto ad andarsene, ma proprio nel momento in cui il corpo si stava inclinando leggermente in avanti, pronto a fare il primo passo, qualcuno lo afferrò per il polso.

«Dove vai?»
Izuku si girò, con le ciglia arcuate e abbassò il volto. Lì, a tenergli il polso, vi era Yuki, che lo guardava preoccupata.

«A casa.» Disse cercando di calmarsi, in fondo Yuki non centrava nulla.
Yuki lo guardò, o meglio, lo analizzò. Poi sospirò, lo lasciò andare per portarsi entrambe le braccia incrociate al petto.

«Forza, seguimi.» Disse e iniziò ad incamminarsi verso le scale.
Izuku la guardò interdetto ma decise comunque di assecondarla..
Entrarono in una camera in fondo al limpido corridoio; nella porta, un cartellino aveva inciso il nome "Yuki".

«Aspet- Non posso entrare nella camera di una ragazza!» Esclamò Izuku ritraendosi, ma Yuki lo afferrò per la cravatta e lo rinchiuse dentro.

La ragazza si sedette sul letto e fulminò il verdino con uno sguardo.

«Forza,» Lo spronò a parlare «parla.».
Ed Izuku abbassò lo sguardo, soppraffato da una ragazza di quattoridic'anni..umiliante.

«È una lunga storia.» Iniziò, obbligato.

«Sono tutta orecchie.» Disse Yuki, chiudendo gli occhi.

Izuku iniziò quindi a raccontargli di lui, di se stesso e della loro "amicizia", se così possiamo dire, d'infanzia. Gli parlò degli anni di bullismo, delle minacce e delle botte che prendeva.
Di come lo spronava a suicidarsi e, ormai al limite, di quando una notte, quelle parole gli rimbombarono talmente tante volte che Izuku prese una lama...
Gli disse quanto fu stato ingenuo a continuare a voler la sua amicizia, un'amicizia fasulla.. dove ad uno l'altro significava il mondo ma all'altro, di quella persona, non significava nulla.

Quando finì, solo ad all'ora si accorse delle lacrime che percorrevano le sue guance, umidendole.

«Scusa..» Disse ridendo leggermente, e portandosi i parlami agli occhi si asciugò le lacrime. Quando portò lo sguardo su Yuki però, i suoi occhi si spalancarono.

Yuki stava piangendo.

«Yuki..?» Domandò Izuku, preoccupato. Si alzò e le si avvicinò e, sedendosi al suo fianco, appoggiò dolcemente una mano sulla spalla.

E fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Yuki gli si gettò contro, afferrò i lembi della camicia in un pugno e spinse la sua testa contro il suo petto, in cerca di conforto..o di perdono.

«Mi dispiace! Non volevo..non volevo io-»

«Tranquilla.» La voce calma del verdino rimbombò nella stanza. Il fruscio dei capelli quando Izuku ci passava una mano sopra, accarezzandoli, era l'unico rumore udibile.

Yuki alzò lentamente il viso, alla ricerca di quei due occhi smeraldini.. e quando li trovò, i suoi occhi si illuminarono.

Non vi era rabbia, nei suoi occhi, e nemmeno tristezza, delusione o altro..

Vi era dolore, malinconia.. ma anche felicità.

La ragazza sospirò e si ammorbidì, ritornando a sedersi come prima.

 𝑵𝒐𝒏 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒕𝒆𝒏𝒆 {𝑏𝑎𝑘𝑢𝑑𝑒𝑘𝑢}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora